ENRICO LETTA AL RAPPORTO MERLONI: ‘MARCHE BISOGNOSE DI LAVORO’
“Le Marche hanno bisogno di ciò di cui ha bisogno l’Italia, oggi più di tutto, cioè di crescita, di sviluppo e di lavoro. Questo c’è e ci può essere se l’Europa esce dalla crisi nella quale è stata in tutti questi anni e l’Italia in particolare, che è stata dentro questa crisi in modo così pesante”. Lo ha detto Enrico Letta ad Ancona a margine della presentazione del rapporto ‘Orizzonte Europa’ della Fondazione Merloni. “Per uscirne – ha aggiunto – c’è bisogno che ciò che Mario Draghi sta facendo trovi il collegamento con la dimensione territoriale e dell’innovazione nel rapporto con i territori, e c’è bisogno di politiche nazionali che si leghino a queste scelte”. Bisogna che “questa iniezione di liquidità trovi delle imprese medio piccole che siano in grado di recepirla, senza burocrazia, e trasformarla in posti di lavoro e sviluppo”.
ENRICO LETTA A URBINO
“Quando la gente perde i risparmi, tutelati costituzionalmente, la risposta non può che essere netta, ed è giusto che chi ha sbagliato paghi e che la magistratura vada fino in fondo rispetto ad errori che sono stati commessi”. Lo ha detto Enrico Letta, direttore della Scuola di affari internazionali Sciences Po, intervenendo a Urbino a un convegno organizzato da LaPolis.
Italiani visti da fuori – Nell’attuale situazione in cui “la normalità è una sequenza di crisi, si apre una grande opportunità per gli italiani, abituati alla differenziazione e quindi con capacità di adeguamento alle crisi; il nostro Paese prima era visto come caotico, mentre oggi come una finestra di opportunità. Anche le aziende prendono manager italiani usciti da una scuola di vita difficile come quella italiana”, ha detto Letta intervenendo alla conferenza organizzata da Ilvo Diamanti e Nando Pagnoncelli “Visti da fuori. Politica e società in Italia: come ci guardano gli altri”. Letta ha iniziato dicendo che la vignetta che più rappresenta la visione degli italiani all’estero è quella in cui in una riunione tutti chiedono un diverso tipo di caffè (macchiato, in tazza grande, ecc.), nel senso che “non siamo standardizzabili, siamo come una tavolozza di colori diversi, un caleidoscopio”; una miriade di differenze territoriali e una complessità che può portare a conseguenze preoccupanti come “la complessità e la difficoltà organizzativa”, se non addirittura alla disorganizzazione, con un impatto anche sulla rappresentanza politica”.
Europa – “In questi ultimi dieci anni ho visto due cambiamenti profondi, significativi, del modo di essere della nostra società, riguardanti la politica e l’Europa”. C’è stato “un rifiuto, un rigetto della politica tradizionale non paragonabile con altri paesi europei”, così come si è passati “da una situazione di entusiasmo a volte anche acritico verso tutto ciò che riguardava l’Europa, a una fase in cui si parla dell’Europa solo con critiche e ingiurie”, ha affermato Letta. Ma mentre il primo cambiamento da fuori Italia “non è stato ancora colto fino in fondo”, c’è invece la percezione del cambio di atteggiamento verso l’Europa “che porterà delle conseguenze”. “Non voglio passare per un difensore acritico dell’Europa – ha insistito Letta – ma è come un aereo che compie un volo transoceanico: o completa il volo o torna al punto di partenza con danni incalcolabili”. (Ansa)