LE SOLUZIONI D’EMERGENZA IN UNO STATO DI GUERRA – di Alessandro Moscè

Dopo il capo della Casa Bianca è stata la volta del numero uno del Pentagono, con il Dipartimento della Difesa che ha dato seguito al discorso pronunciato da Barack Obama. “La realtà è che siamo in guerra contro l’Isis”, ha detto esplicitamente il segretario Ash Carter. Sono stati contattati quaranta paesi per chiedere un maggiore contributo nella lotta allo stato islamico. Si impone, quindi, un incremento dello sforzo internazionale contro il califfato e per questo motivo gli Stati Uniti sono pronti all’invio di elicotteri Apache e di consiglieri militari in Iraq per aiutare le forze locali a riprendere il controllo di Ramadi, pur ribadendo la sua contrarietà al dispiegamento di “significative” forze di terra Usa nell’area. Durante l’audizione è stata citata anche la Russia come forza combattente. Proprio lo stesso giorno si è espresso il leader del Cremlino Vladimir Putin: “I missili Kalibr e i razzi da crociera A-101 possono essere armati sia con testate convenzionali che con testate speciali, cioè quelle nucleari. Per ora non sono mezzi necessari nella lotta ai terroristi e spero che non lo saranno mai”. Le parole di Putin hanno trovato riscontro nel ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov: “Non c’è alcuna eventualità di usare l’arma nucleare contro l’Is. Il presidente Putin ha detto che ce la possiamo fare con le armi convenzionali. Cosa che corrisponde pienamente alla nostra dottrina militare”. La tensione, però, resta altissima: solo una coalizione compatta può sconfiggere questi terroristi. L’Isis vuole la Libia e ciò rappresenta una minaccia specie per l’Italia. La Russia è ufficialmente pronta ad intervenire in nostro aiuto. Si parla della schedatura di tutti i passeggeri per una sorta di stretta sui voli internazionali. Qualcuno tira in ballo la privacy affermando che si tratterebbe di una raccolta dati indiscriminata. In Francia prende campo una soluzione d’emergenza: arrestare in via preventiva sulla base di semplici indizi senza passare mediante le normali vie giurisdizionali. Nella lista dell’intelligence ci sarebbero 10.500 persone segnalate per i loro rapporti con organizzazioni islamiste. Non c’è più spazio per la pace: il mondo trema ed è in pericolo.

Alessandro Moscè