ORIZZONTE FABRIANO, SOLO IL 28% DELLE AZIENDE HA INTRODOTTO INNOVAZIONI

Presentati ieri, all’Oratorio della Carità,  i risultati dell’indagine “Orizzonte Fabriano 2”, rapporto di ricerca relativo all’analisi delle problematiche e dei fabbisogni delle imprese del comprensorio fabrianese. Il progetto, voluto dalla Fondazione Carifac, da Confindustria Ancona, Rotary Club Fabriano e finanziato dalla Regione Marche, si svolge in collaborazione con CNA Ancona, Confartigianato Ancona e Facoltà di Economia “G. Fuà” dell’Università Politecnica delle Marche. Ad illustrarlo nel dettaglio il Docente di Marketing dell’Università Politecnica delle Marche, Gabriele Micozzi, responsabile dell’indagine.

Per la Fondazione Carifac tale progetto, incentrato sull’analisi dello scenario economico, rappresenta la seconda fase di un più ampio lavoro, inizia nel mese di Dicembre 2011 con la collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche, attraverso una convenzione con il Dipartimento di Management della Facoltà di Economia, finalizzata alla realizzazione di un  “Osservatorio socio-economico” volto ad organizzare ed implementare un sistema “non sporadico” di analisi e di valutazione delle “informazioni” e delle conoscenze relative al comprensorio di interesse della Fondazione, comprendente i comuni di Arcevia, Cerreto D’Esi, Cupramontana, Fabriano, Genga, Monte Roberto, San Paolo di Jesi, Sassoferrato, Staffolo, Serra San Quirico, Maiolati Spontini. In particolar modo Confindustria Ancona ha realizzato nel 2010 un’importante indagine dal titolo “Orizzonte Fabriano”, incentrata sul tessuto imprenditoriale fabrianese.  Ma la grande crisi economica degli ultimi anni e le difficoltà attraversate del settore dell’elettrodomestico  hanno  reso necessaria una nuova analisi, ancora più complessa.  Il nuovo studio finalizzato alla mappatura delle attività produttive, dei fabbisogni professionali e tecnologici delle aziende, dei territori d’eccellenza e della connessione con i cambiamenti sociali, fornisce una “fotografia ragionata” del territorio, al fine di comprendere le evoluzioni in atto, di cogliere le trasformazioni dei bacini d’imprenditorialità, di individuare localizzazioni, cluster produttivi e modelli d’integrazione che possano potenzialmente fungere da volano per lo sviluppo dell’economia territoriale.

Al fine di favorire la conoscenza dei comportamenti virtuosi e, conseguentemente, l’attrazione di possibili investimenti in loco, anche attraverso processi aggregativi e di rete tra imprese, l’indagine si è posta l’obiettivo di individuare le imprese del territorio che negli ultimi anni si sono differenziate, riuscendo ad ottenere ragguardevoli risultati in termini non solo di crescita delle vendite, ma anche di redditività operativa e solidità finanziaria. Aziende che hanno saputo trasformare la minaccia in opportunità e che si sono contraddistinte per i seguenti fattori:  introduzione sul mercato di prodotti innovativi; politiche di contenimento dei costi ed aumento della produttività; capacità di raggiungere dimensioni internazionali tale da competere con gli altri grandi operatori; rafforzamento delle competenze specialistiche e qualificate;  upgrading dell’offerta; potenziamento di tutte le attività ad alto valore aggiunto che tendono a premiare le elevate competenze interne;  ottimizzazione della rete vendita.

“E’ impossibile individuare un solo Orizzonte Fabriano comune a tutti –ha affermato il Prof. Micozzi – gli orizzonti emersi sono molteplici e diversi tra loro. L’indagine evidenzia dicotomie nelle scelte innovative, strategiche, logistiche e nelle posizioni delle imprese assunte nel mercato”.

101 le aziende del territorio intervistate. Dall’analisi del  modello economico territoriale sono emersi tre interessanti “macro –atteggiamenti “ dominanti. Il primo riguarda le aziende propositive (circa il  55% del totale del campione) imprese attive, consapevoli di essere in un mercato che continuamente cambia, cresce, si evolve ed amplia i propri confini. Il secondo macro atteggiamento è rappresentato dalle aziende passive (circa il 28% del totale) realtà che non considerano la propensione al miglioramento continuo una leva strategica fondamentale per la crescita. Il terzo, invece,  è costituito dalle aziende negative (circa il 17%) ancorate al passato, con la convinzione che l’innovazione sia un’attività secondaria, non indispensabile, non necessaria.

Negli ultimi cinque anni solamente il 28% delle imprese ha introdotto innovazioni radicali, anche se con un notevole incremento rispetto al 2010 (20%).

Altro dato interessante riguarda l’area vendite: la tendenza generale è quella di mantenere il mercato locale, incrementandolo e rafforzandolo e, allo stesso tempo, di allargare i propri confini commerciali anche al resto d’Italia e soprattutto all’Europa (28% nel primo caso e 30% nel secondo). Solo una piccola percentuale (22%) ha come orizzonte delle vendite il mercato extra europeo.

Infine il 57% delle aziende ha affermato di non sviluppare collaborazioni commerciali con altre imprese e quelle che hanno tentato sono andate incontro ad enormi difficoltà a causa dell’individualismo delle realtà locali. Il restante 43% invece vede le reti d’impresa come un possibile strumento per affrontare e provare a superare l’attuale crisi economica. La ricerca Orizzonte Fabriano 2 ha così evidenziato  come i fattori quali la predisposizione al cambiamento e all’innovazione, la ricerca di metodi alternativi, la tensione al progresso e al problem solving, l’organizzazione just in time, la valorizzazione del made in Italy e, in particolare, del made in Fabriano, rappresentano leve strategiche per superare l’attuale periodo di crisi.

Elisabetta Monti