DIRITTO A MANIFESTARE IL DISSENSO. DIBATTITO SUL METODO DELLA CONTESTAZIONE

Nell’ultimo periodo si sta creando un clima di tensione generale. Immagini di lotta per una egemonia ideologica oramai consumata: i vari mass-media nazionali lo stanno nominando “autunno caldo”, sempre più persone o gruppi, facendo parte di associazione o di lavoratori autonomi, ma anche tifoserie risalenti in parte a frange agitate, si uniscono per manifestare il proprio disagio o avanzando rivendicazioni della propria situazione instabile lavorativa e non. Nelle varie piazze delle città d’Italia si può osservare che la concitazione sale sempre di livello peggiorativo e lo scontro fisico diventa consuetudine. Si sta vivendo in un substrato di agitazione persistente, il manifestare è un atto per far valere le proprie ragioni purchè gli eventi non sfocino in demagogica violenza. L’azione ideologica non deve essere strumentalizzata in scopi devianti e nemmeno dovrebbe ledere con atti non giustificabili. La conflittualità reazionaria porta solamente le idee allo sbando e la voglia di cambiare quei ingranaggi logori e lenti non può attualizzarsi. Bisognerà forse ritornate alla riscoperta del metodo socratico della“maieutica”? O più semplicemente capire gli ingranaggi di quel sistema e lavorare insieme per cambiarlo? Con la perdita di punti fermi, lo sradicamento di qualsiasi valore, l’individuo dovrà attuare un capovolgimento interiore e sintonizzarlo con la sostenibilità del “gruppo”…l’unione…adeguandosi alla comprensione relazionale, riuscendo ad apprendere le proprie motivazioni cognitive. Non è solamente con la forza che si può cambiare le cose ma è con l’unione, integrando la propria conoscenza con l’altro e si formano, così, volontà forti. Ribellarsi contro un potere che viola i propri diritti è un dovere ma è anche doveroso rispettare le norme civili e legali che ne concerne l’andamento di una manifestazione corretta. L’evento di una manifestazione è la dissertazione dell’attivismo, il quale deve essere il dialogo con la cittadinanza rafforzandone lo spirito critico.

Paolo Gionchetti