AVANTI, C’È POSTO! di Luca Serafini
Se Inter, Napoli e Fiorentina sono queste, timide, con poca qualità e così alterne di conseguenza nei risultati, allora per il Milan c’è posto eccome là in alto. Così come per la Lazio e qualche altra eventuale. Rossoneri e biancocelesti sono squadra, a differenza delle altre. Senza qualità eccelsa forse, prive di fenomeni, ma con un’idea, un’idea precisa. Sono squadre che hanno grinta, non si scoraggiano, provano a fare la partita, sanno subire nei momenti difficili. A Firenze i ragazzi di Pioli hanno giocato 90’ sontuosi, a Verona quelli di Inzaghi hanno sfruttato cinicamente ogni situazione favorevole. La posizione di classifica attuale rende merito alla capacità di costruzione di un gruppo sulle ceneri di spogliatoi che nella stagione scorsa erano bolsi, mediocri nel valore e nello spessore. Opinionisti ed esperti al momento non si sono sbagliati solo sullo strapotere di Roma e Juventus, per il resto sono certamente maggiori le sorprese delle conferme. E’ presto, è ancora presto per emettere sentenze e sbilanciarsi in giudizi definitivi, ma il consistente spicchio di stagione consumata regala già qualche sapore forte.
Lo stravolgimento dei pronostici estivi nella seconda metà di ottobre parte essenzialmente dai singoli. Il caso più eclatante è quello di Honda. Di recente era successo con Gervinho subire un abbaglio destabilizzante: per i tifosi dell’Arsenal e non solo loro, era diventato un’insopportabile fischiatissima schiappa, capace di produrre fumo come una vaporiera e mangiarsi grappoli di gol già fatti solo davanti alla porta. Solo 5 mesi fa Honda era il frutto di un’ipotesi di merchandising e noi stessi non avevamo esitato a considerarlo inadeguato, forti anche del suo passato appena decente, luminoso a intermittenza solo in Nazionale. Non sono fuoriclasse e Honda in particolare faticherebbe a trovare spazio in un Milan un po’ più vicino ai valori del passato che fu. Oggi però è il capocannoniere del campionato, è continuo, è positivo mentre Gervinho è un punto fermo della Roma di Garcia, determinante anche quando non segna.
C’è una ragione: l’orgoglio. Ci sono talenti solari che si smorzano appena dopo l’alba, facendosi travolgere dalla suggestione dei traguardi raggiunti un po’ troppo presto in termini di critica e di rendimento, destinato a crollare presto più o meno miseramente. Ce ne sono altri inespressi che hanno bisogno di condizione, ambientamento, scosse mentali. Honda in particolare sta spremendo il suo orgoglio nipponico per dimostrare a tutti di essersi sbagliati. Allenandosi, raddoppiando l’impegno, adattandosi al ruolo, mettendosi al servizio della squadra e dell’allenatore. Esaltando le doti di professionista e finendo così con l’esaltare anche le doti tecniche affatto palesate fino ad oggi. Tanto meglio per il Milan, in attesa di Torres e con segni di risveglio – ecco un altro esempio ancora sospeso – di El Shaarawy.
A proposito di singoli, nell’Inter appare al tramonto Palacio e Icardi è così senza spalle all’altezza, Mario Gomez è sparito dopo l’ultima evaporazione di Giuseppe Rossi e le panchine di Borja Valero, Higuain e Hamsik sembrano due cenci. Mazzarri, Montella e Benitez non appaiono lucidi nelle scelte, nell’idea di gioco, subendo la reazione degli ambienti circostanti che li portano a ebollizione. E’ uno scenario che favorisce chi ha intrapreso invece una strada e la percorre con testardaggine, convinzione, passione, entusiasmo difendendola allo stremo. Avanti c’è posto: a parte i sedili occupati in prima fila, tutti gli altri sono in piedi ed è possibile scavalcarli.
Luca Serafini