PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DELL’ARTISTA FABRIANESE SIRIO BELLUCCI

Si commemora in questi giorni il primo anniversario della morte dell’artista fabrianese Sirio Bellucci. La Città di Fabriano, insieme agli amici che con Sirio hanno condiviso le numerosissime esposizioni ed operazioni artistiche della lunga carriera, sta lavorando all’organizzazione di un convegno che vedrà ospiti e relatori alcuni dei critici d’arte che con l’artista hanno ripetutamente lavorato. Il convegno, che oltre ad essere un momento commemorativo, sarà occasione di studio ed approfondimento della tematica e dello stile pittorico di Sirio Bellucci, si terrà nella Biblioteca multimediale comunale di Fabriano il 22 Novembre in orari che presto saranno resi pubblici. L’appuntamento è curato dalla Ciità di Fabriano, dalla Fondazione Carifac e da InArte. Tutti sono invitati a prender parte all’evento per ricordare questo grande artista contemporaneo che ha reso genio, immagine ed orgoglio alla nostra città.

Bellucci nasce a Belvedere di Fabriano nel 1924, perciò passa la sua fanciullezza tra le campagne fabrianesi ma già a quattordici anni emigra dalla sua terra passando per Roma, Cerveteri, Sicilia, Savona e Genova, dove inizia a maturare un certo interesse per l’arte. E’ infatti nel capoluogo ligure che Bellucci si avvicina a questo mondo frequentando negozi di corniciai dove entra in contatto con opere di pittori non professionisti. Ma l’arte è stata sempre nascosta nel suo animo. Egli era solito raccontare che mentre la seconda Guerra Mondiale imperversava anche nella sua terra, spesso si ritrovava a incidere graffiti sui tubi..graffiti che in seguito trasferirà sulla tela. Bellucci passa dalla pittura materica e gestuale, che non esclude la rappresentazione, al Concettuale, per poi passare alla pittura Simbolista ed Espressionista. Pur sperimentando diversi generi, Bellucci ha sempre avuto il suo inconfondibile stile primordiale e ricercato, attaccato a ciò che più gli era caro e gli ricordava la sua campagna: carri, paesaggi, vanghe, colline e tradizioni di vita e lavoro ed esperienze collegate al periodo in cui come soldato combatteva nella Seconda Guerra Mondiale; tutti eventi che ritornano in molti dei suoi quadri ma non è affatto uno stile bucolico il suo. Questi elementi sono solo una fonte d’ispirazione per l’artista che poi rielabora con grande genialità creativa riproducendoli sugli ambienti incantati e del quotidiano delle sue tele. L’uso originale che fa del colore è una delle tante peculiarità dei suoi quadri. Segni corposi, larghe spatolate unite a cromie dissonanti, pennellate compatte di gialli, rossi, azzurri, verdi, e sfondi neri rientrano nello stile che Bellucci ha maturato con grande intuizione. Altri elementi inconfondibili che ritroviamo sulle sue tele sono i corpi quasi stilizzati ma comunque molto espressivi e il suo autoritratto che, come scrive Massimo de Nardo, “può essere interpretato come firma del quadro e il suo partecipare in prima persona agli eventi rappresentati”. Quando ci si trova davanti alle opere di Bellucci, si è colpiti dalla sensazione che tutti i suoi quadri ci vogliono comunicare il desiderio di imprimere nella memoria scene di vita passata, momenti che non torneranno e momenti che ritraggono rituali perduti. Altra fonte di ispirazione per l’artista è stato il poema epico in prosa del Conte di Lautréamont “Canti di Maldoror”, dove il protagonista rappresenta l’uomo tormentato dell’ ‘800 che si ribella al suo creatore senza però trovarne giovamento. Bellucci ne riprende l’atmosfera cupa ed inquietante arricchendola però con colori che spazzano via il tormento. Affermatosi a Roma negli anni ’60, Bellucci allestisce la sua prima Personale a Milano nel 1975 nella Galleria Toselli con la mostra “Window open”, il cui tema è l’apparenza e la realtà. Durante la sua lunga carriera di artista sono state molte le città che hanno ospitato le sue opere: Macerata, Roma, Bari, Ancona, Gubbio, Tolentino, Fabriano e Matelica i luoghi in cui hanno preso vita le numerose mostre a cui Bellucci ha esposto.
Tra le principali esposizioni dell’autore ricordiamo alcune Personali tra cui “Paesaggi di fine millennio”, “Autore in tratto”, “Notturna in anima”, “RitoGrafie”, “Eterni ritorni”, “In questa notte”, “Storie senza mondo”, e “Palcoscenico”, l’ultima delle tante. Di lui hanno parlato importanti riviste del settore artistico tra cui Flash Arte che, nel 1975, gli dedicò la prima copertina a colori.