8 MARZO, LA CRISI HA PENALIZZATO LE DONNE

Sette lunghi anni di crisi hanno lasciato ferite profonde nella vita delle donne, le prime a essere espulse dal mondo del lavoro e le ultime a rientrarvi. Nel 2014, ne sono state licenziate 10.000, che hanno portato a 40.000 il numero di quelle in cerca di lavoro (più del doppio di 10 anni fa). Il tasso di disoccupazione femminile raggiunge il 12,7%, tra i più alti delle regioni del Centro-Nord, e drammaticamente alta è la disoccupazione delle giovani donne, balzata al 40,9%: dunque una ragazza su due vive il dramma e la frustrazione di cercare inutilmente lavoro. E’ l’analisi di Cgil, Cisl e Uil delle Marche.

La disparità salariale nei settori privati arriva a livelli insopportabili. Secondo gli ultimi dati dell’Inps, le 188.000 lavoratrici dipendenti percepiscono una retribuzione lorda media annua di 14.600 euro a fronte di 21.500 euro percepiti dagli uomini. Dunque, non solo le lavoratrici marchigiane hanno retribuzioni piuttosto inferiori alla media nazionale (2.100 euro annui in meno), ma soprattutto percepiscono 6.900 euro lordi annui meno degli uomini con conseguenti ripercussioni negative anche sulle loro pensioni. In altri termini, una lavoratrice dipendente riceve una retribuzione media lorda giornaliera di 64 euro, pari a 25 euro in meno rispetto ad un uomo (-39%). E allora, è l’appello dei sindacati, “questo 8 marzo raccogliamo l’appello dell’attrice americana Patricia Arquette, che nel ricevere l’Oscar, dedicandolo a tutte le donne, ha dichiarato che ‘adesso è ora di ottenere la parità di retribuzione una volta per tutte e la parità di diritti per tutte le donne'”.