QUANDO LA MEMORIA RACCONTA (O DIMENTICA), la lectio magistralis di Fabio Marcelli

Venerdì 12 dicembre si è svolta la lectio magistralis “La nascita della scuola artistica di Fabriano. Quando la memoria racconta (o dimentica)” di Fabio Marcelli, la seconda di una piccola serie che si propone di ri-scoprire e valorizzare il territorio, oltre che l’arte, la letteratura, la musica e la cultura in generale. Per l’incontro dello scorso 12 dicembre si è invitato, su suggerimento dell’artista fabrianese Gabriele Mazzara, Fabio Marcelli, professore di storia dell’arte moderna e di storia dell’arte contemporanea all’Università degli studi di Perugia e professore di sociologia dell’arte all’accademia delle belle arti di Perugia. E’ dottore di ricerca e ricercatore confermato di storia dell’arte moderna. Autore di oltre 150 pubblicazioni di storia dell’arte dal Medioevo ai nostri giorni. Gli ultimi studi sono stati pubblicati nel periodo 2012-2014 e si sono interessati di alcuni aspetti delle opere di Luca Signorelli, Botticelli, Perugino, Lorenzo Lotto e Bramante. Ha relazionato in numerosi convegni e partecipato a sette progetti di ricerca riconosciuti di rilevante interesse nazionale (PRIN). E’ vicedirettore della rivista scientifica “Predella journal of visual arts” e membro del direttivo del comitato regionale Umbria dell’International Council of Museums. Nel 1999 ha curato la mostra a Fabriano dedicata al Maestro di Campodonico e alla diffusione del linguaggio giottesco in Umbria e Marche. In altre mostre di arte nazionale è stato membro del comitato scientifico ed è stato segretario scientifico delle sei mostre dedicate al Perugino nel 2004. Ha svolto questo ruolo anche per le Mostra “Gentile da Fabriano e l’alto rinascimento” Fabriano 2006; Pinturicchio, Perugia 2008; Pasqualino Rossi, Serra San Quirico 2009; Piermatteo d’Amelia, Amelia 2009-2010 e Luca Signorelli, Perugia 2012. Un ospite d’onore, profondo conoscitore della storia fabrianese, studioso affermato in grado di attestare ogni teoria sull’importanza storica e artistica di una città che ha vissuto anni di benessere artistico ed economico. “La lezione proposta, intende essere un omaggio al valore della memoria e alla missione civile e culturale della storia dell’arte, nel preservarla e raccontarla.” Dice il presidente del Rotary Club Fabriano Maurizio Marchegiani che aggiunge: “Attraverso l’illustrazione di alcuni esempi di studio, molti di questi poco noti, se non alla letteratura specializzata, si offre una riflessione sull’identità civile, sociale e culturale di Fabriano- piccola capitale centro-italiana delle arti- con l’obiettivo di riannodare l’ordito di una storia luminosa alla trama della nostra memoria identitaria”. Marcelli ha iniziato la sua lectio magistralis sottolineando quanto sia importante condividere le attività di ricerca soprattutto se i risultati degli studi accertano che il territorio dove viviamo sia ricco di storia, arte e cultura, degno quindi di essere valorizzato al massimo e motivo di orgoglio per tutti i fabrianesi. Già Luigi Lanzi, abbate marchigiano chiamato nel 1775 alla Galleria degli Uffizi a Firenze come vicedirettore ed antiquario, parlò nel 1792 di “scuola pittorica fabrianese” come poi fece nel 1927 anche Bruno Molajoli, uno dei più importanti storici dell’arte italiani, con un saggio: “La scuola pittorica di Fabriano”. Entrambi, in epoche diverse, testimoniano il fatto che la città di Fabriano è stata culla di artisti, cresciuti in una città di un tessuto culturale, economico notevole; in una città di uno straordinario livello culturale. Nel 1999 Fabio Marcelli ha lavorato per la mostra sul Maestro di Campodonico e questo lavoro è stato preceduto da oltre due anni di indagini archivistiche che si sono fermate allo studio del ‘400 per poi continuare nel 2012, grazie ai finanziamenti Carifac, fino allo studio dell’800. Queste ricerche hanno portato risultati che meritano attenzione da parte di tutti i cittadini. In appendice di questa indagine c’è il grande Bruno Molajoli il fabrianese inserito tra i 150 funzionari più importanti che hanno fatto lo stato italiano, considerato all’estero uno dei più importanti museologi di tutti i tempi. Fabio Marcelli ha rivelato tanti aneddoti e soprese riguardanti la città e il territorio: “Nel 1449-1450 Fabriano è stata l’ombelico del mondo” dice Marcelli, per circa un anno e mezzo la città ospitò il Papa Niccolò V e la sua corte. Furono gli anni della terribile peste e Fabriano, per la sua posizione, fu un ottimo rifugio, riparata dalle montagne, il suo microclima permetteva infatti  di respirare aria salutare. Ospitare la corte papale significava essere meta di cardinali, principi e godere quindi di ricchezze in un tempo di peste e povertà. La città venne infatti risistemata, il Papa chiamò un architetto di grande fama per curare l’urbanistica, Bernardo Rosselino, il più importante continuatore di Leon Battista Alberti. Rossellino anticipò a Fabriano quello che poi fece per l’urbanistica di Pienza; è lui che progettò la piazza di Fabriano, espressione di un grande pensiero rinascimentale; il Papa chiese a Rossellino di risistemare la piazza con il sistema degli archi, l’architetto creò inoltre un cono prospettico all’inverso e formò la famosa quinta scenica che ancora oggi ammiriamo. Un’altra particolarità della nostra piazza è la chiesa di San Francesco che è un unicum in quanto è l’unica chiesa francescana costruita sulla piazza principale della città, fatto che va  a testimoniare il potere di questo ordine clericale che si poteva permettere a Fabriano di costruire una chiesa al posto della cattedrale. Di importanza e bellezza straordinaria sono gli affreschi sotto il voltone: quattordici-quindici frammenti raccontano cinque stagioni delle città, restaurati nel 1892 da Pecorelli, meritano cura ed attenzione da parte delle istituzioni. Che dire poi della intricata storia della cattedrale di San Venanzio: l’intera comunità fabrianese tra fine ‘500 e inizio ‘600 volle rinnovare la chiesa matrice della città per non dipendere più dal vescovado di Camerino. Fu proprio un’intera comunità a chiamare, per progettare una chiesa importante e maestosa, Muzio Oddi, un architetto famosissimo che stava portando avanti il cantiere della Basilica della Santa Casa di Loreto: Fabriano ottenne così, nel 1728, l’elevazione della città a diocesi. Fu un percorso travagliato che vide perfino la carcerazione di Oddi e la prosecuzione del progetto da parte dei capo mastri. Ci sono poi tanti altri episodi della lunga storia della meravigliosa cattedrale dove lavorarono artisti del calibro di Allegretto Nuzi. Il professor Marcelli ha inoltre parlato della bellissima stagione che Fabriano visse tra il 1909 e il 1929-1930. Questi furono gli anni in cui i protagonisti della scena culturale, sociale ed economica “riscoprirono” Fabriano facendo tanti restauri; proprio in questo periodo furono scoperte le cappelle gotiche. Importante protagonista, meritevole di un’enorme attenzione fu Bruno Molajoli, grande studioso di Gentile da Fabriano. In questi anni si creò un forte legame tra lo storico dell’arte Molajoli e Titta Miliani, uomo politico illuminato, industriale umanista fabrianese; i due si impegnarono per valorizzare la figura di Gentile da Fabriano e la città di Fabriano ed affermarono con orgoglio la grandezza della scuola pittorica fabrianese e della città. “Spero si arrivi ad avere una maggiore consapevolezza dell’importanza di questa città e che ci siano sempre le possibilità per valorizzare il territorio” afferma Fabio Marcelli. Ogni fabrianese si deve sentire onorato di vivere in una città di una notevole importanza, solo se si crede in Fabriano la città può emergere culturalmente e può diventare una vera meta turistica, ma se non c’è consapevolezza e volontà di accudire e sostenere la città da parte della politica locale e dei cittadini, non si riuscirà a lanciare nel turismo una città con una grande storia e con grandi potenzialità.

Francesca Agostinelli