OGGI I FUNERALI DI SIMONE, LUTTO CITTADINO A SAN SEVERINO MARCHE

Il sindaco di San Severino Marche Cesare Martini ha proclamato per oggi, 29 dicembre, il lutto cittadino, in concomitanza con i funerali del piccolo Simone Forconi, il 13enne ucciso a coltellate dalla madre psicolabile che non accettava l’affidamento esclusivo del ragazzo all’ex marito. Martini ha invitato tutti i cittadini a prendere parte alle esequie, che si terranno alle ore 10 nella chiesa di San Domenico. Il sindaco ha emesso un’ordinanza in cui “si interpreta il dolore e lo sconcerto dell’intera comunità per il drammatico avvenimento” e si esprime “turbamento per l’evento che ha suscitato sgomento e commozione”. Al fine anche di “consentire iniziative di riflessione sulla gravità dell’accaduto”, il primo cittadino ha stabilito che venga osservato un minuto di silenzio in tutti gli uffici pubblici e in tutte le scuole con sospensione di ogni attività alle 10. Nell’ordinanza è stato infine disposto lo spegnimento delle luminarie natalizie per tutta la giornata e sono stati invitati i titolari di attività commerciali, le organizzazioni politiche, sociali e produttive, a esprimere la loro partecipazione al lutto.
Simone ha tentato di difendersi, ma la madre lo ha inseguito e ucciso con una coltellata al cuore. Lo ha confermato l’autopsia condotta oggi sul corpo del tredicenne di San Severino Marche dal medico legale Adriano Tagliabracci. Nove le ferite repertate, anche alla schiena e alla braccia del ragazzino. Debora Calamai è comparsa davanti al Gip ma non è stata in grado di sostenere un interrogatorio e si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Il giudice Domenico Potetti ha convalidato l’arresto e disposto che l’indagata sia piantonata nel reparto di psichiatria di Tolentino, in attesa di essere straferita in un carcere psichiatrico. I funerali del bambino si svolgeranno lunedì 29 dicembre a San Severino.

La paura di perdere Simone, un ragazzino di 13 anni dai bellissimi occhi verdi, simili a quelli della mamma, ha armato la vigilia di Natale la mano di Debora Calamai, 38 anni, originaria di Firenze, che il 24 sera, dopo aver dato al figlio il suo regalo di Natale, una confezione di mattoncini Lego, l’ha inseguito fino alla porta di casa e l’ha pugnalato con un coltello da cucina, colpendolo 9 volte. Uno dei fendenti, al cuore, è stato mortale. La tragedia è avvenuta dopo le 21 in un condominio in via Zampa a San Severino Marche. Debora, che lavorava con un contratto a progetto in una casa di cura per anziani, era da tempo seguita dal Servizio di igiene mentale dell’Ospedale di Macerata, per problemi psichici di cui non è chiara la natura: depressione, dicono alcuni, crisi maniacali secondo altri. Sta di fatto che il padre del bambino, Enrico Forconi, 43 anni, un operaio da cui la donna era separata da 4 anni, aveva chiesto l’affidamento esclusivo del figlio. Il 30 gennaio era fissata un’udienza al tribunale di Macerata per una consulenza tecnica di parte, necessaria per verificare le condizioni della mamma e la sua capacità di tenere il bambino.

La mattina della vigilia di Natale, Debora e l’ex marito avevano avuto un diverbio proprio per la questione dell’affidamento. Poi però i genitori di lui avevano cercato di rasserenare gli animi e tutti insieme erano usciti per fare un giro. In questi giorni, Simone era a casa del papà, perché la Calamai sembrava più depressa del solito. Ma per non inasprire la situazione si era deciso che Simone stesse da lei per la cena. Cosa sia accaduto dopo è ancora poco chiaro. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, Simone avrebbe chiamato al telefono il papà, due volte, per chiedergli di andare a prenderlo e portarlo dai nonni. A quel punto Debora ha afferrato il coltello e ha inseguito il bambino, che ha cercato di fuggire ma, sulla porta di casa, è stato colpito alla schiena. Simone ha tagli anche sulle braccia, segno che ha cercato di difendersi, e poi quattro fendenti al torace, di cui uno mortale al cuore. Il padre è arrivato poco dopo, mentre i vicini, sentendo le urla, avevano già avvisato il 118 e i carabinieri.

“Un pezzo del mio cuore é volato via con te amore mio. Veglia su di me e proteggimi, meglio di quanto io abbia saputo fare x te. Mi manchi”, si sfoga sul suo profilo Facebook l’uomo. “Erano passati appena cinque minuti dalla seconda telefonata – ha raccontato agli amici -, eppure sono arrivato troppo tardi”. Dopo l’omicidio, Debora è uscita dal palazzo e si è seduta su una panchina. “Volevano portarmelo via”, le sue prime parole ai carabinieri. Poi, interrogata, ha fatto scena muta, ha chiesto solo di fumare e bere un bicchier d’acqua. Secondo gli investigatori la donna avrebbe detto anche: “Sono contenta di averlo fatto”, parole che non testimonierebbero pura crudeltà, ma totale disperazione di fronte alla prospettiva di perdere il bambino. “Un episodio grave e incomprensibile”, dicono i suoi difensori, gli avvocati Simona Tacchi e Mario Cavallaro, ma per molti a San Severino Marche questa era una tragedia annunciata, anche se la donna non aveva mai avuto comportamenti violenti verso il bimbo. Commenti amari, affidati anche al web. Uno per tutti, postato sulla bacheca del papà di Simone: “E’ l’ennesima prova del fallimento delle istituzioni. Eppure c’erano tutti gli elementi che potessero far prevedere prima o poi una tragedia”. E anche il sindaco Cesare Martini, parlando a caldo, si è espresso con una frase lapidaria ma molto significativa: “Necessita meno burocrazia e più umanità”.

Che questa morte si potesse evitare lo pensano in tanti nella cittadina del Maceratese, dove diverse persone avevano notato che Debora negli ultimi tempi appariva ‘sopra le righe’ o più depressa del solito.La difesa chiederà una perizia sulla capacità di intendere e volere della loro assistita