ORATORIO BEATI BECCHETTI, NESSUNO SI MUOVE PER SALVARLO

Una raccolta di firme per salvare e restaurare l’Oratorio dei Beati Becchetti di Fabriano ha collocato al 72° posto nazionale dei “Luoghi del cuore” questo importantissimo sito culturale della città di Fabriano, grazie all’iniziativa ideata e promossa dal FAI, Fondo Ambiente Italiano. A distanza di tempo e dopo aver raccolto quasi seimila firme, cerchiamo di capire con l’architetto Giampaolo Ballelli di “Fabriano insolita e segreta” se qualcosa si è mosso ed a che punto siamo con gli interventi di restauro, necessari e di massima urgenza.

Architetto, sinteticamente, possiamo tracciare una breve storia dell’Oratorio dei Beati Becchetti e dei capolavori in esso contenuti?
L’oratorio è inserito nel grande complesso monastico degli agostiniani, uno dei punti più belli della città. Dopo le requisizioni del 1861 fu destinato ad ospedale civico, attività che oggi una politica che privilegia il denaro alle persone sta smantellando, rendendo vano lo scempio che ne è stato fatto durante gli anni. Nel particolare quello dei Beati Becchetti più che un oratorio è una ricostruzione simbolica del Calvario, il luogo di Gerusalemme dove Gesù Cristo fu crocifisso. Realizzata dai due frati agostiniani Becchetti al ritorno dalla Terra Santa, ancora oggi il luogo esercita un fascino e una suggestione fortissimi. La costruzione risale alla fine del XIV secolo, forse modificando una realizzazione precedente. Dico questo perché le statue lignee in esso contenute – ora conservate nella pinacoteca Bruno Molajoli – sono più antiche e databili agli inizi del 1300. Sull’altare principale, al quale si accede percorrendo dodici scalini, si trovava un crocifisso ligneo posto sullo sfondo dell’albero della Vita, affresco tardo gotico del grande pittore Lorenzo Salimbeni.

Ci eravamo lasciati tempo fa con un approfondimento sulla necessità di un intervento nell’immediato riguardo l’Oratorio dei Beati Becchetti. Abbiamo aggiornamenti?
Nessuno, che io sappia.

Tra i nodi da sciogliere, per sbloccare questa situazione di stallo, c’è la questione della proprietà del sito. Si è riusciti a chiarire questo passaggio?
Problema annoso, affrontato di nuovo dopo il video sull’Oratorio dei Beati Becchetti di “Fabriano insolita e segreta”. All’incontro con l’Amministrazione non era chiaro di chi fosse la proprietà ora, dopo i necessari approfondimenti, l’assessore Pascucci mi ha detto che la proprietà non è del Comune di Fabriano. Dopo una serie di trasferimenti, seguiti alle requisizioni del 1861 – 65, oggi la proprietà è dell’ASUR. L’Azienda Sanitaria non ha alcuna cura del luogo, meno che mai interesse a spendere soldi per salvaguardarlo. Se non vogliamo essere tutti d’accordo sui principi di salvaguardia e uniti nel non fare nulla serve un atto di coraggio. Se si ha veramente a cuore il patrimonio storico artistico il consiglio comunale di Fabriano deve approvare all’unanimità una risoluzione che impegni il Sindaco e la Giunta a chiedere all’ASUR di cedere gratuitamente alla collettività fabrianese la proprietà del luogo.

Riguardo la Chiesa di Sant’Agostino, restaurata dopo il terremoto del ’97 e di nuovo danneggiata dal sisma del 2016, in quale stato si trova attualmente?
Non ho notizie recenti, quando con Fabrizio Moscè abbiamo girato il video sull’oratorio vi era il problema dei piccioni che entravano, mettendo a rischio anche gli affreschi delle cappelle gotiche. Ne abbiamo parlato con l’assessore Ilaria Venanzoni e spero che il problema sia risolto.

Quali altre chiese di Fabriano e del comprensorio sono a tutt’oggi inagibili?
Non so rispondere con precisione, di sicuro Santa Lucia nuova e Sant’Agostino che appartengono al Comune sono inagibili e chiuse. Sia detto per inciso la legge che regola la ricostruzione dopo il sisma del 2016 è la peggiore con la quale abbia mai lavorato, tuttavia la domanda è: Ci sono progetti di recupero? E se sì, a che punto sono?

Secondo lei è la burocrazia che sta rallentando questi interventi o semplice trascuratezza?
La burocrazia di sicuro, per il resto c’è stato un riassetto degli uffici e mi auguro che il nuovo apparato possa sbloccare nell’anno in corso molti lavori.

Dopo l’iniziativa lodevole del FAI, come si può intervenire per riportare l’attenzione sullo stato di emergenza in cui versano l’Oratorio dei Beati Becchetti ed altri luoghi storico-artistici della nostra città?
Paghiamo il disinteresse di chi ha amministrato questa città negli ultimi 50 anni, con priorità del tutto diverse. Anche le grandi mostre e gli eventi artistici sono frutto dell’iniziativa o di privati o della Fondazione. Recuperare oggi, in tempi di ristrettezze economiche, è assai complicato. Soldi questa città ne ha spesi, ma in modo sbagliato. Pensiamo alla nuova palazzina del Comune, dove oggi troviamo l’anagrafe, costruita nel luogo sbagliato e costata otto milioni di euro o all’inutile e dannoso “collegamento” tra la pinacoteca e il palazzo del Podestà. Non era forse meglio con quei soldi restaurare una testimonianza unica di civiltà come l’Oratorio dei Beati Becchetti e renderlo fruibile ai turisti? Ora le risorse sono limitate, amministrare oggi è molto più difficile che in passato, tuttavia bisogna adottare il metodo del buon padre di famiglia. Se veramente vogliamo salvaguardare il nostro patrimonio storico artistico, che insieme all’ambiente e alle tradizioni sono la spina dorsale di ogni progetto sul turismo, dobbiamo mettere su questo capitolo dei soldi nel bilancio. Altrimenti sono tutte chiacchiere da bar.

Gigliola Marinelli