GOETHE, VIAGGIO IN ITALIA, APOTEOSI DEL BEL PAESE

Lettere, appunti pubblicati da J. W. Goethe nel suo Viaggio In Italia, non il classico tour che i rampolli di buona famiglia d’oltralpe intraprendevano per completare la loro formazione, ma una vera e propria autografia, un romanzo di formazione, il saggio e il diario di viaggio. Emozioni e forti sensazioni, stupore, meraviglia, ammirazione, le molteplici sensazioni visive di Goethe, olfattive, uditive, visive, a Venezia sente il canto dei gondolieri, a Palermo gli odori e i profumi della flora dell’orto Botanico, a Napoli rimane letteralmente rapito dallo scenario del golfo, tanto da non capire più niente e ad essere trasportato da emozioni mai vissute. Lo scrittore tedesco vive un viaggio “dei sogni” in un’Italia sorprendente e forse inaspettata, forti le sensazioni delle descrizioni del paesaggio, delle città, dei paesaggi naturalistici, del patrimonio artistico e culturale senza fine, del forte retaggio greco-latino nella penisola.

Goethe scrive e completa il Viaggio in Italia, vent’anni dopo il suo lungo tour italico, con l’intenzione di ritornare, di rivivere Roma, senza descrivere il dolore di averla lasciata nel timore che si dilegui il delicato profumo del dolore. Goethe è un viaggiatore, non un viandante o turista, è consapevole di quello che va cercando, intraprende un viaggio di verifica di un insieme di ideali e convinzioni estetiche ed etiche già acquisite. Racconta anche episodi singolari come l’incontro con l’arpista bambina o la visita alla famiglia di Cagliostro, figura che lui considerava demoniaca, avventure e disavventure come la traversata via tirrenica da Napoli alla Sicilia.

L’arte e la natura rappresentano il leit motiv del romanzo, componenti protagoniste di questo incredibile e meraviglioso viaggio. Condivide la visione estetica di Winckelmann, esaltazione del classico, classico che rappresenta il luogo ideale, il bello che deriva dal mito della Magna Grecia, la visita al tempio di Segesta ce lo rivela. Il Viaggio al termine, si svelerà sempre più in quello che fu la dimensione sua più vera, un viaggio a ritroso, alla ricerca non soltanto di un periodo felice, ma anche di veri e propri punti fermi, voglioso di condividerle con le generazioni future, rendere partecipi anche loro di una storia millenaria, di un amore per il bello studiato all’inizio solo sui libri o immaginando e poi finalmente vissuto in pieno nel viaggio italiano. Un diario autobiografico da leggere, un punto fermo della letteratura europea, un libro che descrive un’italia, troppo spesso sottovalutata e annichilita nei giudizi, che ci appare come la vera culla della cultura e del meglio realizzato dall’uomo e dalla natura.

Francesco Fantini