MAX SALARI, “METAL PROGRESSIVE ITALIANO”

Appuntamento imperdibile per gli appassionati della musica Rock ed Heavy Metal quello in calendario per oggi, sabato 9 novembre, alle ore 17:00. Presso la Biblioteca Multimediale “Romualdo Sassi” di Fabriano, lo scrittore fabrianese Massimo Max Salari presenterà il suo nuovo libro “Metal Progressive Italiano”. Lo abbiamo incontrato per parlare di questo suo ultimo lavoro.

Max, dopo il successo del tuo libro “Rock Progressivo Italiano 1980-2013” ci delizi con un nuovo lavoro, a poco più di un anno di distanza dalla tua ultima pubblicazione. E’ un periodo per te molto fertile e ricco di soddisfazioni, che emozioni stai provando?

Prima di tutto un saluto a tutti i lettori. Si, è un periodo in cui sto tirando alcune somme. Dopo decenni che scrivo su riviste musicali e in siti web come critico musicale, ho pensato di mettere a disposizione di tutti la mia esperienza in campo. Ho ovviamente trattato argomentazioni che non sono mai state approfondite al mondo su generi poco propensi alle vendite. Amo la sperimentazione, perché la musica mi deve sempre stupire, non solo far gioire o consolare. Infatti con il mio primo libro da te citato ho vinto anche il premio “Macchina Da Scrivere 2018” nella sezione Migliore Enciclopedia dell’Anno, qualcuno si è accorto dello sforzo che c’è dietro a questo monumentale genere del Rock. In parole povere ho faticato nel mettere assieme tanto materiale, ma allo stesso tempo è stata una fatica ripagata. I generi mai trattati in editoria sono ovviamente il Progressive Rock Italiano e il Metal Progressive Italiano.

L’opera che presenterai oggi propone un viaggio nel genere musicale metal, più in particolare nella sua ramificazione metal progressive. Puoi spiegarci le particolarità di questo mondo sonoro?

Il Metal Progressive per molti (anche critici) è un genere mal riuscito, da eliminare, semplicemente perché è il connubio fra generi apparentemente agli antipodi. Metal e Progressive non sono per molti “compatibili”, perché il METAL è sinonimo di musica rozza, dura, indirizzata ad un pubblico (a loro dire) che capisce poco di musica, il secondo ossia il PROGRESSIVE ROCK è l’opposto, la musica colta e sperimentale per eccellenza, atta ad un pubblico attento e preparato. Ma, come spiego nel libro, nulla di più falso. La sperimentazione è ovunque nel genere umano. Pensa che il libro si apre con questa frase: “Non può esistere evoluzione senza la trasgressione della regola”, questo per farti capire come la penso. Ma per fortuna non sono il solo a pensarla così, il Metal Progressive è molto seguito e ha un numero altissimo di band attive anche in suolo italico, basta sfogliare il libro per perdersi fra migliaia di nomi che ho dovuto trattare e suddividere per regioni.

Cosa significa il termine “metal progressive”?

Significa sperimentazione in ambito Heavy Metal. Qui ci sono gruppi che tentano con la loro personalità di modificare le coordinate del genere, quindi di evolverlo. Possono aggiungerci partiture sinfoniche, strumenti ad arco, oppure semplicemente aggiungendo elettronica o numerosi cambi di tempo per lunghe suite, insomma non più solo chitarra distorta, basso e batteria, ma anche tastiere e molte altre idee che una volta negli anni ’80 potevano far drizzare il pelo al Metallaro puro che invece paradossalmente nel tempo si è dimostrato più aperto di mente che un Progghettaro!

Nel tuo libro proponi anche un viaggio ricco di testimonianze di gruppi italiani con una discografia metal progressive. Possiamo citare qualche gruppo che ti ha maggiormente colpito e che ritieni particolarmente rappresentativo di questo genere musicale?

Si, voglio sottolineare che nell’opera ci sono anche i migliori dischi e gruppi stranieri commentati, quelli che non devono mancare in una discografia completa del genere. Detto questo di italiani ce ne sono tanti, pescare in un calderone così immenso è difficile, comunque i Daemonia di Claudio Simonetti (Goblin), oppure i cinematografici Rhapsody On Fire, i Lacuna Coil, i Labyrinth, i Vision Divine, l’elenco sarebbe davvero troppo lungo. Però tengo a sottolineare quattro gruppi della nostra città davvero validi come i psichedelici Soundsick, Death Riders, Walls Of Babylon e Hidden Lapse. Nel libro intervisto anche i protagonisti, insomma dentro c’è davvero molta carne al fuoco per una collezione esaustiva del tutto.

Considerato il tuo notevole impegno nella promozione e valorizzazione della musica, anche in ambito cittadino, credi sia facile fare musica a Fabriano? Quali difficoltà percepisci tra gli addetti ai lavori?

Difficoltà ci sono, problema numero uno: La burocrazia. E’ sempre più ostacolante, le spese quindi sono sempre più onerose in senso generale. Siamo al paradosso che si spende di più fra tasse, burocrazia e SIAE che dare i soldi all’artista, oramai sottopagato e sminuito (salvo i grandi nomi noti). Ma è un problema annoso. Rispecchia un poco la nostra vita sociale, dove paghiamo, paghiamo e paghiamo. Anche per questo in senso generale nel mondo la musica ha, secondo il mio punto di vista, gli anni contati fra chi non compera più i dischi ma li scarica e chi lucra su eventi. I grandi nomi con questo modus operandi presto non ci saranno più. Secondo problema: La gente. Non ascolta ma sente, il che è ben diverso. Non dedica l’attenzione al suono. Oggi con i telefonini ed il computer si ha tutto e si ha niente, sempre con il ditino a “skippare” cose, poi di una qualità sonora pessima. Non si ascolta più un disco davanti ad un buon stereo, ci è venuta a mancare la cultura dell’ascolto. Terzo: Partecipiamo poco, soltanto ad eventi gratis. Fabriano poi è suddivisa in feudi, dove si partecipa all’evento in base a chi lo organizza e non per quello che è. Per spiegarmi meglio, se “Tizio” è di destra non andrà mai a vedere un evento di “Caio” se è di sinistra e viceversa! Appartenenza. Invece vedo nei giovani una speranza. Loro si adoperano di più se stimolati, ma anche in questo caso subentriamo noi che non li supportiamo a dovere. Ecco perché mi adopero per la musica nella città (ovviamente non soltanto io, ci mancherebbe), perché non voglio che accada a loro quello che è accaduto a noi negli anni passati. Non voglio che si commettano gli stessi errori. Tuttavia è sempre un’arte a rimessa.

Conoscendoti, avrai già in mente qualche nuovo progetto editoriale, anticipiamo qualcosa ai nostri lettori?

Certamente. Ho iniziato proprio un mese fa il mio terzo lavoro. Il titolo ovviamente non posso ancora mandarlo in giro, anche perché come sempre è un altro argomento mai trattato al mondo in maniera specifica e dettagliata in ambito editoriale. Mi piacciono le sfide difficili, mi stimolano di più, anche se mi servirà più di un anno per realizzarlo. Siamo sempre nel campo sperimentale, questa volta però più orecchiabile. Non posso dire altro Gigliola, ma so per certo che a te piacerà sicuramente. Prima di chiudere e salutare tutti voi, ci tengo a ringraziare la casa editrice Arcana che supporta sempre le mie opere, è bello lavorare con chi crede in persone ed idee, da speranza anche per un futuro migliore. Vi aspetto tutti sabato 9 novembre alle ore 17.00 nella Biblioteca Multimediale Romualdo Sassi, parliamo del mio libro si, ma anche della musica in generale.

Gigliola Marinelli