FABRIANO, 59 NUOVE ATTIVITA’ IN 10 MESI, 101 HANNO CHIUSO

Investire a Fabriano diventa sempre più difficile. Vie di comunicazioni difficile, criticità all’ospedale, lontananza dalla costa e guadagni sempre più contenuti spingono gli imprenditori ad andare altrove. Da gennaio ad ottobre di quest’anno, infatti, hanno aperto 59 nuove attività. A chiudere, però, sono state quasi il doppio: 101. Numeri diversi nel 2018. Le aperture erano state 118, doppio del 2019, 108 le attività che hanno detto basta. Eppure qualcosa, nel distretto della carta, si muove. Secondo la Cna a Fabriano sono diminuite le tasse. L’insieme delle tasse a carico delle imprese, dal 2012 ad oggi, è passato dal 62,4% al 57,4%. L’incidenza delle imposte comunali si assesta e conferma al 9.1% sul totale da oltre 5 anni, mentre quelle regionali sono in debole, ma costante, calo. “La completa deducibilità dell’Imu sugli immobili strumentali – dice Luca Baldini, segretario Cna Fabriano – potrebbe generare un ulteriore contrazione”. Considerando l’insieme delle tasse alle quali sono sottoposte le aziende locali, si può vedere come il giorno nel quale le aziende fabrianesi si liberano dalle tasse e hanno completato il pagamento di quanto dovuto, sia stato lo scorso 27 luglio, stesso giorno di Jesi e molto prima della maglia nera provinciale, che risulta essere, per l’ennesima volta, Falconara. “Fabriano – conclude Baldini – è un territorio con tante imprese che stanno vivendo un periodo difficile a causa della crisi ormai decennale e per questo l’applicazione delle riforme promesse dal Governo e la completa deducibilità dell’Imu porterebbe ossigeno”. Adesso si attende il periodo di Natale con la corsa ai regali. I saldi estivi, infatti, non sono andati al meglio nella città della carta. “Si sperava qualcosa in più, inutile nascondercelo” il commento amaro di Mauro Bartolozzi, Confcommercio.

Marco Antonini