LA TERZA ETA’ A FABRIANO, GIAMPAOLO BALLELLI E L’ASP

La popolazione invecchia e la vita si allunga, dati statistici alla mano. Nel nostro comprensorio, ma anche a livello nazionale, si assiste ad un progressivo aumento del numero degli anziani a fronte di una diminuzione sensibile delle nascite. La quarta stagione della vita, la più fragile e bisognosa di sostegno ed aiuto, viene spesso dimenticata, quasi che parlarne possa generare disagio e timore. Consapevoli che sarà una fase della vita che tutti noi affronteremo, ne parliamo con l’architetto Giampaolo Ballelli, dal 2013 prima Consigliere poi Presidente del CDA dell’ASP (Azienda di Servizio alla Persona) Vittorio Emanuele II di Fabriano.

Presidente, possiamo fare un bilancio della situazione a Fabriano riguardo i cittadini che si trovano ad affrontare la delicata fase della quarta età?

Mi fa piacere che si parli di “quarta età” in quanto la vita va divisa non più in tre, ma in quattro segmenti, come le stagioni dell’anno. L’esistenza si è allungata, grazie al miglioramento della qualità della vita e delle cure mediche. Abbiamo festeggiato pochi giorni fa un ospite delle nostre strutture che ha raggiunto il traguardo dei cento anni, a primavera un altro compleanno con centotre anni. Sempre più spesso individui e famiglie si trovano ad affrontare la “quarta età”, dai 75 anni in poi. Siamo impreparati a questo, sia culturalmente, sia come welfare. Le “badanti” non sono la soluzione ma una parte del problema.

La città è in grado di far fronte alle necessità di questa fascia di età così particolare? Abbiamo strutture idonee ed adeguate a svolgere questo servizio?

Per questo è stata creata l’Azienda di Servizio alla Persona, struttura pubblica senza fini di lucro. Oggigiorno un amministratore deve mediare la sfera della sostenibilità economica, quella della sostenibilità ambientale (investire sull’esistente e non consumare territorio per nuove strutture fa già la differenza) e quella del sociale. Le grandi strutture sono poco idonee a questo scopo perché mettono al primo posto il tema dell’efficienza e dell’economia. Invece dobbiamo mettere al centro del nostro operato il benessere fisico e psicologico degli ospiti. Non sono per niente d’accordo con alcuni indirizzi che si stanno prendendo nella Regione Marche che guardano a modelli di razionalismo ospedaliero e finanziario. Leggi che costringono alle “grandi strutture” apatiche e aliene per gli anziani. Nelle moderne “Case di Riposo”, gli ospiti trascorrono periodi lunghi (ci si augura i più lunghi possibile), in una condizione di fragilità dovuta all’età avanzata. Servono complessi non molto grandi (tra i 60 e i 120 posti), con un’architettura piacevole, attiva, riconoscibile (molti anziani hanno problemi di orientamento). Le nostre strutture storiche hanno tutto questo e messe in rete consentono anche una gestione economica oculata. Certo l’efficienza e la sicurezza richiedono sforzi particolari di progetto e di investimento. Ad esempio, partiranno presto lavori di adeguamento sismico da parte dell’Amministrazione Comunale di un’ala della residenza protetta, mentre alla Casa di Riposo verranno cambiati gli infissi con dei nuovi e migliori. Ma la posizione delle strutture nel centro delle città e le dimensioni “familiari” consentono di dare agli ospiti la possibilità di mantenere la sfera dei rapporti affettivi e sociali, anche extra familiari. Per questo non ci sono soldi che tengano.

Quante sono le persone sole, pertanto senza familiari che possano assisterle, che si rivolgono all’ASP?

Pur entrando a contatto con molte famiglie, il nostro è un osservatorio limitato. La ASP gestisce direttamente solo le domande in Casa di Riposo, mentre i bisogni di Residenza Protetta sono gestiti direttamente dalla ASUR. Lavoriamo proficuamente e in sinergia con l’Ambito n. 10 ad un nuovo progetto sull’estrema povertà, con la possibilità di dare a persone che hanno perso tutto un’abitazione, i pasti e le cure di cui hanno bisogno.

In base alla sua esperienza diretta, quali bisogni ed emergenze riguardanti il settore dei Servizi alla Persona dovrebbero avere una priorità di soluzione nell’immediato?

Il problema maggiore è quello di soddisfare in tempi brevi le richieste che arrivano per la Residenza Protetta, ovvero per persone anziane con problemi di Alzheimer o con autosufficienza grave. Attualmente abbiamo 58 posti in Residenza Protetta e 13 posti nel reparto Residenza Protetta Alzheimer e Demenze, oltre ai 24 posti nel centro diurno Alzheimer. Dobbiamo aumentare i nostri posti letto per diminuire eventuali tempi di attesa. Avere una persona con questi problemi in famiglia, oltre al coinvolgimento affettivo, provoca problemi enormi.

Parliamo di progetti dedicati alla quarta età. Quanto è stato fatto (o ancora in corso d’opera) e quali iniziative future avete in cantiere?

Molte veramente. Devo ringraziare Elvio Corrieri e Francesco Santini per la loro opera nel CDA dell’azienda, il personale amministrativo, i lavoratori, le suore clarisse infermiere e operatrici. Tutti mettono un impegno nel lavoro che è veramente lodevole. Vorrei citare i loro nomi, ma non voglio violare la privacy delle persone. Nel concreto sono stati completati la via del Parco ed il nuovo Centro Diurno (un vero fiore all’occhiello per l’ASP), abbiamo dotato le strutture di WiFi, filodiffusione, spazi verdi curati ed attrezzati anche con percorsi sensoriali. A Santa Caterina è stata realizzata una nuova palestra, munita di un ricambio d’aria meccanizzato con recupero di calore, per il risveglio muscolare e la ginnastica dolce (grazie alla generosità della ditta Domus), alla Casa di Riposo di San Biagio e Romualdo la nuova infermeria e due nuove sale TV, di cui una per fumatori (grazie alla donazione di Lamberto Quagliarini). Associazioni come l’Inner Wheel che, con una raccolta fondi, ci ha consentito di realizzare un percorso sensoriale. Associazioni e persone che non solo sono stati generosi, ma hanno visto e toccato con mano dove sono stati impiegati i soldi donati. Spero che il loro esempio sia seguito da altri. Potremmo fare tanto con qualche aiuto, anche piccolo. Stiamo poi realizzando un progetto di grande innovazione tecnologica chiamato “Opencare”, ovvero un nuovo modello di gestione efficiente e trasparente dei processi assistenziali, tramite l’utilizzo di una piattaforma informatica integrata. Abbiamo a che fare con persone che non sanno più esprimere il loro disagio, per questo si è realizzato un “ambiente intelligente” con sensori che controllano la qualità dell’aria, la temperatura, o quante volte un paziente si agita nel letto. Dati che confluiscono in una scheda sanitaria personalizzata dove, in tempo reale, sappiamo quali farmaci sono somministrati o quante volte ad un ospite viene fatto il bagno, insomma tutto. Questa massa di dati viene poi resa disponibile tramite tablet all’infermiere o all’operatore socio sanitario di turno. Risolviamo così ogni problema di “consegna” tra i turni degli operatori e risparmiamo tempo prezioso da dedicare alla cura degli ospiti. Infine ci sarà una App (che si potrà scaricare sul telefono gratuitamente) dove, anche se sono in viaggio per Milano, potrò avere in tempo reale le informazioni sulla salute o sulle cure che riguardano il mio congiunto.

Il Paese intero sta vivendo un progressivo e preoccupante calo demografico, con conseguente aumento della popolazione anziana, di riflesso anche nel nostro Comune. Secondo lei si sta sottovalutando il problema? Perché se ne parla così poco?

Non so perché dei problemi legati agli anziani, all’Alzheimer, alla non autosufficienza si parli poco. L’ASP di Fabriano cerca di farlo perché è un tema importante che riguarda tante famiglie. Sono quindi grato per questo spazio. Il calo demografico non è solo un problema italiano, in generale interessa tutte le economie avanzate. Dobbiamo esserne preoccupati ma non più di tanto, le risorse del Pianeta non sono infinite e la popolazione nel mondo complessivamente cresce troppo. Serve equilibrio, serve una crescita sostenibile anche in Italia. Incidono sul calo demografico delle involuzioni culturali, una perdita dei valori e certe dinamiche economiche dell’Unione Europea. La moneta unica ha favorito alcuni stati e sfavorito altri, tra questi ultimi l’Italia, non è una critica ma una constatazione. Serve un’unione di stati che abbia anche un “salario minimo comune” e livelli di pressione fiscale simili. Altrimenti dalla crisi economica non si esce e non ci sono le risorse per avere figli. Nel breve periodo è utile l’apporto di persone che vengono da altri paesi, tuttavia, anche l’immigrazione va ordinata con intelligenza e con una politica di integrazione vera, articolata, e “sostenibile”, economicamente e culturalmente.

Gigliola Marinelli