CARTIERE, 100 CONTRATTI INTERINALI NON RINNOVATI

di Marco Antonini

Cercare nuove commesse. Alle Cartiere Miliani di Fabriano continua lo stato di crisi nel settore “Carte Valori” che rischia di estendersi a tutto il  complesso industriale. La produzione, ripresa da pochi giorni dopo la chiusura estiva, è garantita fino a dicembre. 100 contratti interinali, recentemente, non sono stati rinnovati. “L’azienda – dicono, preoccupati, i sindacati – ha sottolineato che con le manovre fatte e le intese trovate nelle Marche, sopperirà al forte calo in questa area fino alla fine dell’anno”. Si naviga a vista. “Allo stato attuale – riferiscono le segreterie nazionali Cgil, Cisl e Uil – desta forte preoccupazione il carico ad oggi inesistente per il 2020. Se non si troveranno commesse con una marginalità positiva l’azienda potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di cedere alcuni asset non ritenuti strategici e cioè la divisione banconote e sicurezza”. Da alcune settimane, infatti, l’azienda ha affidato un mandato esplorativo ad una società di consulenza apposita per cercare e ricevere eventuali proposte di acquisizione.

La politica

Il Partito Comunista dei Lavoratori sollecita la presentazione di un piano industriale. “L’incontro di luglio tra sindacati e management del Fondo “Bain Capital” – si legge in una nota – ha registrato un inutile quanto dannoso dilatamento dei tempi nella presentazione di un vero e credibile piano industriale da parte della proprietà”. Il partito evidenzia come la crisi delle Cartiere di Fabriano sia da attribuire “allo sciagurato processo di privatizzazione che ha determinato una drammatica contrazione nelle vendite delle Carte Valori. Quello che potrebbe essere in atto alle Cartiere di Fabriano – spiega il Pcl –  è un terremoto sociale che farebbe aumentare, in caso di crisi prolungata, anche il numero di disoccupati. Sono poco più di 100 i contratti interinali che, negli ultimi mesi, non sono stati riconfermati a conferma della diminuzione delle commesse che fa perdere posti di lavoro anche se a tempo determinato, soprattutto d’estate quando, per garantire le ferie agli operai, si assumeva forza lavoro anche se per pochi mesi. A questo si aggiunge lo stop al ciclo continuo in un reparto con la perdita di alcune centinaia di euro su ogni busta paga”.