GENTILE E LA MADONNA DELL’UMILTÀ

Questo capolavoro di una grazia e raffinatezza unica ci rimane impresso nel momento in cui entriamo nella Pinacoteca Civica “ B.Molajoli” di Fabriano presso lo Spedale del Buon Gesù, dove ci si presenta una raffigurazione proprio del celebre dipinto esposto e conservato a Pisa presso il Museo Nazionale di San Matteo. La Madonna dell’Umiltà infatti è stata l’icona e il dipinto rappresentativo della grande mostra del “ Gentile e l’altro Rinascimento” del 2006, ed è stato esposto anche in occasione della mostra “ Da Giotto a Gentile” del 2014 sempre a Fabriano. Proveniente dalla Pia Casa della Misericordia di Pisa, questa Madonna destinata alla devozione privata, venne dipinta per la città di Pisa, il suo committente fu quasi certamente Alemanno Adimari, cardinale fiorentino e arcivescovo di Pisa. E’ il periodo florido fiorentino per il nostro Gentile, nel 1423 realizzerà infatti l’Adorazione dei Magi, il suo massimo capolavoro, su committenza della potente famiglia di banchieri, gli Strozzi. Come avvicinamento alla celeberrima Pala Strozzi, troviamo la massima lavorazione dell’oro, elemento che caratterizza l’arte sopraffina e decorativa di Gentile. La Madonna è in una posa di profilo, sinuosa, dove traspare fragilità intima e di raccolta verso il Bambino Gesù in una scena dal calore domestico e materno.

Tra i particolari, notiamo il cuscino in cui Maria siede e la tenda che chiude la scena appesa sul bordo superiore in un effetto di illusionismo lieve, oro e lacche rosse arricchiscono il dipinto dove le figure umane evidenziano carni molli e dal colorito lievemente brunito. Sull’orlo del panno dove è disteso Gesù corre un’iscrizione in caratteri arabi, da un interpretazione che sembra evidenziare un “La Illahi Ila Allah” che tradotto verrebbe fuori: “non c’è altro Dio al di fuori di Allah”, si tratta di un versetto del Corano ripreso dal Gentile, magari influenzato da mercanti arabi incrociati nel contesto del suo periodo fiorentino o veneziano nella fase precedente. Sul bordo del manto della Vergine, possiamo decifrare invece un Mater Diegna Dei.

Francesco Fantini