SOS PUNTO NASCITA, ECCO PERCHE’ LA SALA PARTO DEVE FUNZIONARE

di Marco Antonini

Il destino del punto nascita di Fabriano si saprà entro marzo: il 6 verrà convocato il collegio giudicante del Tar che dovrà esprimersi sulla richiesta di sospensiva presentata dal Comune per fermare la soppressione della sala parto, entro il 31, poi, dovrebbe poi iniziare l’iter per rivedere l’accordo Stato-Regione per quei reparti con meno di 500 nascite l’anno. Nel mirino: la strada 76 che ostacola il trasporto delle gestanti e la sicurezza di mamma e nascituro. In questo contesto si inserisce la stranezza di questa soppressione: se una donna arriva al Profili con le doglie già iniziate può partorire in emergenza al secondo piano dell’ospedale, altrimenti no. “Una contraddizione” secondo il primo cittadino, Gabriele Santarelli che spiega come “il percorso previsto in alternativa a Fabriano non è garantista per mamma e nascituro in caso di emergenza”. Una settimana fa è stata depositata, dall’avvocato Giovanni Ranci, che dal 2016 patrocina il giudizio, nuova istanza cautelare al Tar Marche per fermare, con urgenza, la comunicazione con cui l’Asur chiude il punto nascita. “Il documento firmato dal direttore generale, Alessandro Marini, è arrivato in Municipio – dichiara l’avvocato Michela Ninno dell’Ufficio legale comunale – solo il 13 febbraio, alle ore 18,55. Nella missiva si dava notizia all’autorità sanitaria locale, ovvero il sindaco della città, che dal 15 febbraio sarebbe partito il protocollo volto alla chiusura e riconversione del punto nascita”. Dopo Recanati, Osimo, San Severino e Villa Igea di Ancona è arrivato il turno della città della carta.

La riorganizzazione sanitaria, però, non convince il Comune di Fabriano. “La viabilità e lo stato pietoso è sotto gli occhi di tutti e non dà sicurezze sul funzionamento del processo di riorganizzazione del punto nascita che si trasforma in “percorso di gravidanza fisiologica fino al nono mese”,” il punto della Giunta Santarelli. Dal 15 febbraio non stanno nascendo più bambini. In primo piano i trasporti. La strada 76, sia direzione ospedale di Gubbio che Jesi, infatti, ostacolerebbe questo tragitto lungo e tortuoso per le partorienti a termine visto che anche che per tutto il 2019, come da comunicazione Anas, ci sarà una viabilità con velocità ridotta e percorsi alternativi causa cantieri aperti. Il secondo motivo per cui è impensabile chiudere il punto nascita è il funzionamento solo h12 dell’elisoccorso che non vola di notte e nemmeno di giorno in caso di maltempo, forte vento e visibilità ridotta che complica tutto. Terzo aspetto, non secondario, quello psicologico. Molte gestanti sono spaventate per questa rivoluzione sanitaria: le future mamme vicine alla 40esima settimana, infatti, sono state avvertite dal personale dell’ospedale di Fabriano di andare a partorire altrove con tutti i disagi di trasporto ed economici da tenere in considerazione.

Ultimo fattore quello del sisma. La legge prevede la sospensione dei processi di riorganizzazione per quelle città che rientrano nel cratere sismico, come Fabriano. Ciò permetterebbe di attendere la revisione dell’accordo Stato-Regioni con tranquillità. Il Tar delle Marche si pronuncerà su tutto ciò nel corso della seduta della Camera di consiglio del 6 marzo quando verranno ascoltati i legali di Comune, Asur e Regione, quest’ultimi due costituiti in giudizio contro la richiesta di palazzo Chiavelli. Il futuro, quindi, è appeso alla decisione del Tar che dovrà esprimersi sull’istanza cautelare alla luce di tutto ciò specificando se la strada cantiere 76 e l’assenza di elisoccorso h24 possono essere un problema per le gestanti del comprensorio.