NON SI NASCE PIU’ A FABRIANO, AUTO SEMPRE PRONTE PER IL VIAGGIO

di Marco Antonini

Ultimo giorno, oggi, 14 febbraio, per potersi ricoverare all’ospedale Profili e partorire nella città della carta. Le gestanti verranno accolte fino ad oggi pomeriggio e dovranno essere dimesse entro il 20 febbraio, poi si dovrà andare a partorire dopo aver percorso 40 km in direzione Jesi o 25 km a Gubbio. Intanto, dopo l’annuncio del sindaco  di Fabriano, Gabriele Santarelli che il Ministero della Salute vuole rivedere l’accordo Stato-Regioni entro il 31 marzo, l’Associazione Fabriano Progressista intende presentare richiesta di sospensiva al Tar per fermare la chiusura del punto nascita. Lunedì prossimo 18 febbraio vertice in regione, ad Ancona, tra i sindaci dell’entroterra e il governatore, Luca Ceriscioli.

Si viaggia pure per partorire

Armatevi di pazienza, imparate la strada a memoria perché il navigatore va in tilt sulla strada cantiere tra Marche e Umbria, sperate di non trovare incidenti gravi o mezzi pesanti in difficoltà nelle gallerie a doppio senso di circolazione. E’ il consiglio più utile alle gestanti che adesso dovranno percorrere tanti chilometri per andare a partorire dopo la chiusura del punto nascita di Fabriano ed evitare di nascere nelle gallerie. Un’odissea vera e propria, sulla SS 76 trasformata in percorso ad ostacoli causa lavori infiniti, che non è stata considerata da chi ha deciso che l’entroterra, già colpito dal sisma due volte in 20 anni, deve fare a meno anche della sala parto. Una decisione politica, questa, a seguito, tra le altre cose, della cronica assenza di pediatri nel reparto sito al secondo piano dell’ospedale Profili e per colpa della crisi lavorativa che fa fare meno figli. Per le mamme ci sono due strade: Jesi, in Vallesina, o Branca, in Umbria, le due strutture più vicine. Che succederà dal punto di vista pratico? Innanzitutto scompare la scritta “nato a Fabriano” sui documenti. Un segno di appartenenza in meno: potrebbe essere la strada che conduce allo spopolamento dell’entroterra. Poi c’è da pregare di avere sempre tempo e che il piccolo che sta per nascere non abbia troppa fretta perché le curve non si possono addrizzare, gli stop vanno rispettati e le deviazioni e le curve improvvise vanno percorse con velocità ridotta. E’ la SS 76 il possibile teatro della vita che nasce. Da Fabriano, per raggiungere gli altri ospedali ci sono tanti chilometri che separano la sala parto chiusa da quelle aperte. Per arrivare a Branca, in Umbria, bisogna percorrere da Fabriano città 25 chilometri. Se una mamma con le doglie parte da una delle tante frazioni in alta quota i chilometri diventano 35-40. Il tempo di percorrenza? 33 minuti dal centro, 39 da Nebbiano, 43 da Moscano solo per fare qualche esempio. Una volta preso lo svincolo Ovest sulla 76 inizia il cantiere – fermo da 7 mesi – con limite a 40 km/h, l’uscita Sassoferrato-Campodiegoli è chiusa, il navigatore in auto si perde una volta che raggiunge la lunga galleria di Fossato di Vico. I telefonini non prendono. Per arrivare all’ospedale di Jesi, invece, servono 44 minuti dal cuore di Fabriano: sono 46 i chilometri che separano la città della carta da quella della Vallesina. In mezzo, oltre al traffico locale una volta arrivati a Jesi, ci sono 11 gallerie, deviazioni obbligatorie tra una galleria e un’altra e il limite fisso a 40 km/h perché la tratta è pericolosa. I minuti diventano 50 e i chilometri 51 se partiamo da Marischio, una delle frazioni più popolose del Comune. I chilometri salgono a 60 e i minuti a 57 se la mamma in dolce attesa si mette in viaggio da Campodonico, 558 metri sul livello del mare. 43 minuti, in prevalenza percorrendo curve, se si parte da Poggio San Romualdo, alle pendici di monte San Vicino, 936 metri sul livello del mare. Meteo permettendo. Cosa altro aspettarsi? Che siano tutti parti naturali senza emergenza e corsa contro il tempo. O un parto sotto le gallerie o un altro taglio all’ospedale di Fabriano?