JUVE-ROMA NON FINISCE PIÙ, BERLUSCONI INVECE RICOMINCIA: DA ZERO. di Luca Serafini

Dopo aver offerto un ottimo spettacolo agonistico e un pessimo teatrino isterico nello scontro diretto, juventini e romanisti vanno avanti da più di una settimana a farneticare tra di loro su quella partita ignominiosamente diretta da Rocchi. Frecciate sparse, dai ritiri della Nazionali, sui social, sui giornali, polemiche sterili e senza argomenti, l’ultimo – solo in ordine di tempo – ad aver detto la sua è Buffon capitano della Nazionale. Mentre il presidente della FIGC è squalificato per frasi razziste per un eccesso di zelo: non fu una battuta razzista quella sui mangiatori di banane, fu una semplice volgare stupidaggine che avrebbe dovuto far scattare l’allarme a chi stava per votarlo, ma gli interessi dell’orto è troppo invasivo rispetto all’etica e quindi i suoi grandi elettori, Galliani e Lotito in prima fila, hanno passeggiato sulla carcassa di una persona perbene come Demetrio Albertini pur di incoronare il loro burattino.  Il nostro calcio non perde occasione per mostrare la sua faccia peggiore, la sua sottocultura sportiva, la sua scarsa educazione. Non c’è un nuovo che avanza, c’è un Tavecchio che arretra e altri vecchi santoni come Buffon e Totti impegnati a spargere veleni. Sabato a “Foodball” la domanda è stata: sei favorevole alla moviola in campo? La moviola ci vorrebbe anzitutto nella testa di dirigenti, tecnici, giocatori, giornalisti sportivi e tifosi: dilatando i tempi, forse impedirebbe loro di vomitare idiozie prima, durante e dopo le partite e di comportarsi come si comportano prima, durante e dopo le partite. La tecnologia aiuterebbe molto il lavoro degli arbitri, nel calcio mondiale. Non in Italia, dove si arriverebbe a ipotizzare che gli ingegneri sono juventini, i giudici pure, il fornitore di fibre ottiche anche.  Ricomincia a parole Silvio Berlusconi, parlando di un Milan da finale Champions per il 2016. Parla di campioni che se ne sono andati anche per colpa sua (alleluia), parla di rimpianti che non ha (Tevez, ahimè), non parla di campioni che non compra più e non ha più palesemente voglia di comprare. Dove e come veda un Milan già competitivo così, non sappiamo. Il mondo virtuale dei multimilionari è distante da quello terreno quotidiano della gente comune, che non ha gli stessi mezzi, ma ha gli stessi occhi e vede le medesime cose. Alzi la mano chi vede non tanto e non solo un Milan in finale di Champions nel 2016, ma semplicemente un Milan in Champions nel 2015: per arrivare terzo (i primi 2 posti sono inesorabilmente assegnati) Pippo Inzaghi dovrà fare salti mortali, perché con la squadra che gli è stata messa a disposizione non potrebbe ragionevolmente aspirare a più del quinto. Sapendo già che se non arrivasse sul podio, il suo presidente avrebbe già pronta la spiegazione: non sarà stato fatto ciò che lui aveva detto di fare. I miracoli.

Luca Serafini