NELLE MARCHE AUMENTA IL LAVORO, MA CRESCE SOPRATTUTTO QUELLO PRECARIO

Ancona – Nei primi nove mesi del 2018, le aziende marchigiane hanno assunto 173mila persone, l’8,5% in più rispetto allo stesso periodo 2017. Secondo i dati dell’Osservatorio sul precariato dell’INPS, elaborati dall’Ires Cgil Marche, la maggior parte dei neo assunti ha un contratto a termine o precario (90,4%), solo il 9,6% è stato assunto con un contratto a tempo indeterminato. Tra le tipologie di lavoro precario, quella che registra un maggior incremento è il contratto in somministrazione che aumenta in un solo anno del 15,7% e arriva a toccare quota 36mila attivazioni. Cresce ancora il contratto intermittente (+4,1%) e in nove mesi del 2018 arriva a toccare 25mila nuove assunzioni. La forma più utilizzata è quella del contratto a termine (70mila) e cresce rispetto allo stesso periodo del 2017 del 6,1%.

Continua la crescita del contratto di apprendistato che aumenta del 12,7% attestandosi a oltre 8mila unità.
I contratti a tempo indeterminato crescono del 13% ma nel complesso delle assunzioni mantengono il loro peso residuale inalterato. Le cessazioni di rapporti di lavoro , nello stesso periodo sono state oltre 154mila e aumentano dell’11,6%, aumentando di 16mila. Tra le varie forme di contratto, l’unica ad avere un saldo negativo tra assunzioni e cessazioni è il tempo indeterminato, con -7mila contratti: ciò significa che i contratti stabili attivati nel 2018 sono molto meno di quelli cessati. Tra le altre forme di lavoro, tutte registrano invece un saldo positivo, in primo luogo il tempo determinato che aumenta come saldo di oltre 14mila contratti.

Le Marche continuano ad essere tra le ultime regioni d’Italia per numero di contratti a tempo indeterminato attivati nei primi nove mesi del 2018. Le assunzioni a tempo indeterminato si crescono ovunque, sopratutto nelle regioni del sud per effetto degli sgravi contributivi inseriti nella legge di bilancio 2018 ma, nelle Marche, costituiscono una percentuale più bassa delle assunzioni totali (solo il 9,6%), ben sette punti al di sotto della media nazionale (16,2%).

Dichiara Giuseppe Santarelli, segretario regionale Cgil : “Nonostante il lamento continuo del sistema delle imprese rispetto ai contenuti del decreto dignità, continuano ad aumentare i contratti a termine e precari, altro che superamento del Jobs act”.
La Cgil, continua Santarelli, “aveva detto subito che le misure del Governo non sarebbero bastate ad arginare questo problema perché è evidente come ci sia bisogno di una riforma strutturale del mercato del lavoro e non di singole misure, prive di una visione organica”. Conclude Santarelli: “quello della precarietà è un tema che si combatte cancellando le tipologie di lavoro precario, che servono alle imprese per tenere sotto ricatto i lavoratori e per competere solo sul costo del lavoro. Come dimostrano i dati, prima si prendono gli sgravi poi finiti questi si licenziano i lavoratori”.

cs