L’ODISSEA DEGLI ABITANTI DI FALCIONI, PONTECHIARADOVO, PALOMBARE E MOGIANO

La lettera di un abitante di Falcioni di Genga che pubblichiamo integralmente e che pone l’attenzione su alcune problematiche che affliggono la popolazione. 

Gentile Redazione, ho seguito nei giorni scorsi il vostro interessamento, per le problematiche legate al traffico conseguente ai lavori del raddoppio della ss 76 tra Serra S. Quirico e Fossato di Vico. Comprese le giustificate preoccupazioni, relative al ritardo dei lavori, e ad un loro certo completamento.

E’ vero, chi si sposta quotidianamente per ragioni di lavoro o altro, o in caso di emergenze e necessità di spccorsi, in particolar modo da Fabriano a Serra S. Quirico, i disagi sono molti. Ma non ci sono solo quelli che subiscono gli automobilisti, che poi si spera essere molto temporanei. Ci sono i disagi che subiscono gli abitanti di questo territorio, e questi sono perenni. Mi riferisco in particolar modo, a quanti vivono nelle frazioni del Comune di Genga di Falcioni, Pontechiaradovo, Palombare e Mogiano. Alcune decine di persone, si dirà; poche. Ma pur sempre cittadini italiani, a cui la Costituzione riserva determinati diritti; al pari degli altri sessanta milioni.

Gli abitanti di queste frazioni in questi giorni, hanno inviato, a poche settimane di distanza dalla prima, una seconda petizione al Sindaco di Genga, per quanto riguarda la situazione, transitoria per alcuni aspetti e definitiva per altri, che si è creata con i cantieri della Quadrilatero-Anas, e del già determinato nuovo assetto viario per le frazioni. A seguito del raddoppio stradale, queste si trovano di fatto isolate, essendo chiusa la storica statale Clementina, in direzione Jesi, e dovendo subire le chiusure per oltre otto ore giornaliere del passaggio a livello di Pontechiaradovo; sopportabile, forse in situazioni normali, ma se ci fosse un’emergenza? Oggetto questo di una prima petizione per la riapertura e messa in sicurezza della vecchia strada, per destinarla al traffico locale. Considerato anche, che sulla nuova strada che sarà, mezzi con cilindrata inferiore ai 150 cc non potranno accedervi.

L’altra settimana, un anziano abitante di queste parti, per recarsi all’ospedale di Fabriano per un esame medico, disponendo solo di un apetto, è dovuto passare per Collegiglioni; se il CUP regionale gli avesse fissato l’appuntamento a Jesi, sarebbe dovuto passare per Castelletta o per la strada bianca tra Cerqueto e il Monte Murano… Ed i tempi di vita e i chilometri in più, a questi cittadini, chi glieli indennizza o compensa? Con la nuova viabilità, già da mesi, per andare in direzione a Jesi debbono fare 7/8 chilometri in più, che oltre a benzina, sono anche 20 minuti in più, dovendo tornare indietro fino a Valtreara ed immettersi in direzione Vallesina. E chi lavora, perché in queste frazioni non ci sono solo vecchi, ma adulti e bambini, è costretto ad uscire da casa 20 minuti prima; e se fai i turni, una cosa così ti modifica la qualità della vita. E poi, altre il danno, la beffa.

In questi anni, l’Amministrazione Comunale di Genga, che ha concordato con gruppi industriali locali e in funzione delle Grotte (ma mai con gli abitanti), il mega svincolo di Valtreara (che più che andare verso Sassoferrato, uno a vederlo così, pensa di dover entrare a Los Angeles), non si è mai degnata di organizzare un incontro informativo con gli abitanti, per portarli a conoscenza quantomeno di come fossero programmati i lavori, e di come sarebbe stato il nuovo assetto viario. Non dico di ascoltare le indicazioni dei cittadini, e farsene portatori all’Anas-Quadrilatero, ma semplicemente informarli; non si può pretendere troppo da amministratori pubblici così mediocri. L’unico incontro che c’è stato, è quello del 25 luglio scorso, “estorto” al Sindaco dai residenti della quattro frazioni, ed oggetto della seconda petizione. E che dire poi dei lavori di Trenitalia lungo la ferrovia tra Palombare e Mogiano, per la realizzazione di un muro di contenimento? E che comportano, da settimane, il passaggio di betoniere e mezzi pesanti di cantiere dentro le frazioni; ad ore imprecisate, senza segnaletica e controlli, e senza considerare che da anni lungo questo tratto della strada comunale è in vigore un’Ordinanza Sindacale che vieta il transito a questi mezzi. Essendo però previsto nell’atto amministrativo comunque il carico e scarico, per il Comune, questo è un concetto così estensibile, che equipara una betoniera piena di calcestruzzo, al furgoncino del panificio di Serra S. Quirico che la mattina consegna il pane a domicilio. Calcestruzzo e mezzi cingolati, che potevano esser benissimo trasportati dalle Ferrovie a ridosso del cantiere (insistendo il muro proprio sopra la ferrovia), utilizzando il binario e i carrelli merci. E il massimo del grottesco, è che le Ferrovie sono costrette a costruire quel muro paramassi, perché il Comune, nel far esplodere lo sperone di Genga il 22 aprile scorso, è riuscito a farlo pure male, perché già dai giorni successivi ci sono stati crolli parziali e scivolamento di massi e detriti frantumati, a cui tutt’oggi bastano un acquazzone per finire verso la ferrovia. E che, per la sola spesa di 390.000 €, l’intervento di esplosione sia riuscito male, lo testimoniano su Delibere di Giunta recenti, le relazioni dei tecnici della ditta esecutrice dell’intervento. Il transito di mezzi pesanti lungo Falcioni e le altre frazioni, non solo pregiudica la stabilità della strada e del cosiddetto “ponte di Falcioni”, ma anche la sicurezza delle persone, delle case (alcune transennate e puntellate dopo il sisma del 2016), delle auto private regolarmente parcheggiate. Senza affatto considerare che in questo periodo, per ritorni dovuti alle vacanze, le frazioni sono abitate da più persone, da più bambini che stanno lungo la strada, da più anziani che, per fare quattro chiacchiere, sono costretti, non essendoci un piccolo spazio con panchine, a portarsi la sedia fuori di casa e mettersi lungo la strada.

Ecco, sono questi solo alcuni dei motivi per cui gli abitanti di queste frazioni sono stanchi di come il Comune li tratta, e di ritrovarsi ad essere cittadini di serie C2 (che anche nel calcio è stata soppressa); ma non per questo rassegnati a subire ancora ogni cosa. Anzi, il contrario.

Leonardo Animali, abitante di Falcioni