CHE FINE HA FATTO “CHE DIO CI AIUTI”?

Fabriano – Non c’è traccia della serie “Che Dio ci aiuti” la cui quinta serie andrà in onda il prossimo mese di gennaio su Rai1. Le riprese proseguono negli studi della Capitale e dalla produzione, Lux Vide, bocche cucite sugli esterni da girare da qui a ottobre. Per la terza volta consecutiva, dopo Modena, la scelta era caduta su Fabriano e cosi sembrava fino alla seconda metà di giugno, quando anche la Giunta comunale si era riunita per predisporre tutto ciò che riguardava viabilità e assistenza al set. Poi, nonostante i diversi sopralluoghi, sia del regista, Francesco Vicario, che di alcuni addetti della produzione che hanno tenuto anche diverse riunioni in Comune, è sceso il silenzio. Il set di circa 50 persone, tra tecnici e artisti, era atteso per fine giugno e le registrazioni sarebbero iniziate il due luglio, ma così non è stato. Ora è corsa contro il tempo: da una parte l’Amministrazione comunale che ha sollecitato in più occasioni Lux Vide per capire cosa sia accaduto di così grave visto che “a rimetterci è tutta la città” e la Regione Marche che sta cercando di ricucire i rapporti tramite l’assessore Moreno Pieroni che ha più volte ribadito, negli ultimi giorni, che “non è una questione economica perché i soldi necessari, circa 200 mila euro, ci sono”. Sono in corso riunioni tra Ancona e Roma per evitare il trasferimento della serie campione d’ascolti di Rai1 in un’altra città, nella vicina Umbria o per evitare che il tutto rimanga proprio a Roma, magari nei locali della Confraternita di San Giovanni Battista de’ Genovesi, nel cuore di Trastevere dove si stanno girando scene in questi giorni. A conti fatti l’arrivo del set della fiction con Elena Sofia Ricci nei panni di Suor Angela era uno dei punti di forza del cartellone estivo della città della carta. Tra le due settimane di luglio e quelle di settembre, infatti, avrebbe mosso, un giro d’affari superiore alle 100mila euro per la gioia dei ristoratori e del commercio del centro. Una cifra non indifferente, senza considerare tutti i tecnici reclutati in zona, come sarte, fonici e comparse, per un territorio che ancora cerca il suo riscatto dopo la crisi del bianco.

Marco Antonini