GIARDINI DEL POIO, PARLANO PAOLO PANFILI E ROBERTO EVANGELISTI

Un luogo molto a cuore ai cittadini fabrianesi, per molto tempo location privilegiata per eventi e manifestazioni culturali in centro storico a Fabriano, i Giardini del Poio saranno presto riaperti al pubblico. Il progetto ha suscitato perplessità e reazioni da parte di comitati e semplici cittadini che lo ritengono troppo “invasivo”, in considerazione dell’ubicazione degli stessi nel cuore della città. Abbiamo incontrato Paolo Panfili, che da tempo ha lanciato un accorato appello in merito e l’architetto Roberto Evangelisti, dirigente del Settore Assetto e Tutela del Territorio del Comune di Fabriano, per chiarire la funzionalità, fruibilità, la gestione e manutenzione di questo nuovo spazio.

Paolo, i lavori stanno procedendo non senza polemiche da parte dei cittadini. Anche nel gruppo pubblico social “Il Poio non si tocca!” registriamo segnalazioni che definiscono questo intervento addirittura uno scempio, uno sfregio culturale e architettonico ad uno spazio simbolo del centro storico di Fabriano. Che idea ti sei fatto?

Non è il caso di usare altri epiteti per definire l’ennesimo ecomostro che ci è stato regalato! I Giardini del Poio a Fabriano costituivano una riserva di naturalità nel nostro Centro Storico e contemporaneamente un armonico elemento di connettività tra due dei plessi architettonici più importanti, il Buon Gesù e il Palazzo del Podestà. Uno sciagurato progetto dell’Amministrazione Comunale, non partecipato con i cittadini, ha previsto la costruzione all’interno dei Giardini di uno “Spazio per manifestazioni” in vetro, con elementi di calcestruzzo ricoperto da doghe in cedro rosso canadese, corredato di un ascensore inutilmente maestoso, che costituisce un’evidente menomazione della fruibilità dello spazio e compromette uno spazio particolarmente elegante, unico, posto nel cuore di Fabriano, utilizzato per gli eventi culturali più importanti. Non si era contrari ad un intervento di copertura leggera e funzionale di quello spazio, che valorizzasse la possibilità di fruizione magari anche nei mesi invernali. Questo collegamento invece è un’inutile costruzione faraonica che taglia in due lo spazio verde, una parte del quale diventa di risulta e non utilizzabile. Peraltro, come segnalato da Mauro Cucco anche al Geologo inviato dalla Soprintendenza a sorvegliare i lavori, ci troviamo in presenza di un’area archeologica importante dove presumibilmente si ergeva il Palazzo del Capitano del Popolo (mappa storica di Fabriano Blaeu-Mortier 1704) e dove nei sotterranei si trovava la camera di compensazione dell’acquedotto del Venanzo (“Il ponte dell’Aera  e lo spedale del Buon Gesù” I.Bocci 1907) e una camera sotterranea a cui si accede dal pozzo della Madonna del Buon Gesù, censita e percorsa dal gruppo speleologico Hypogeum di Fabriano. La realizzazione di manufatti in cls e l’utilizzo di micropali come previsti dal progetto, sono compatibili in un’area archeologica così importante? Crediamo che una variante sarebbe stata possibile, in modo che almeno la copertura non attraversasse lo spazio del giardino ma venisse posta di lato, lungo il muro di connessione tra i due plessi, evitando di dividere in due il verde con la conseguenza di strutturarlo eccessivamente, rendendolo meno plasmabile alla fruizione ed alla creatività di ogni evento culturale.

Questo intervento è stato criticato a suo tempo anche dagli esponenti politici che attualmente amministrano Fabriano. A tuo parere l’Amministrazione avrebbe potuto interrompere i lavori o almeno chiedere una modifica al progetto?

Non sono a conoscenza degli sviluppi della situazione negli ultimi mesi. Una cosa è certa: fino a pochi mesi fa, con i lavori di demolizione terminati, ma senza che fossero ancora iniziate le opere di ricostruzione come appaiono oggi (davvero invasive, inutili e a mio avviso orripilanti), era stata fatta filtrare la speranza che l’impresa appaltatrice fosse sul punto di rinunciare all’opera. Poi invece c’è stata una forte accelerazione nella costruzione e cosa sia successo non so spiegarmelo. Penso che sia opportuno che si faccia chiarezza su questo aspetto e se la presente Amministrazione, consapevole del disastro (commento del Sindaco su post di Fabrizio Moscè del 18 Marzo 2018: “E’ un’opera inutile prima che brutta, e l’inutilità non è soggettiva. Alla fine sarà ricoperta in legno e ci sarà una sala centrale con pareti a soffietto in vetro che daranno grossi problemi per la pulizia. Un’opera mastodontica, con tanto di ascensore a ridosso del muro, in un luogo che aveva solo bisogno di un leggero ritocco e manutenzione al verde e della sistemazione del gazebo che poteva essere sostituito con una struttura più leggera. Un giardino incredibilmente concepito bene con tanto di bar a disposizione e bagni pubblici. Come ho detto in un altro post potremo solo essere bravi a utilizzarlo al meglio.”), abbia fatto di tutto per evitare il prosieguo dei lavori, in quanto il costo del danno arrecato dall’esecuzione dell’opera è senz’altro superiore a quello di qualsiasi penale che avrebbe potuto essere stata minacciata per rinunciare all’opera.

Apriamo la pagina Soprintendenza. Vi siete mossi sin dal 2016 evidenziando le vostre perplessità riguardo il progetto. Che risposte avete ottenuto?

Come è noto insieme ad un gruppo di Cittadini sensibili già il 17 Marzo 2016, una volta venuti a conoscenza dello sciagurato progetto, inoltrammo un esposto alla Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici, alla Soprintendenza per i Beni Archeologici e all’allora Sindaco di Fabriano, rappresentando il fatto che i Giardini del Poio costituissero una riserva di naturalità nel Centro Storico ed un armonico elemento di connettività tra due importanti plessi architettonici come il Palazzo del Podestà e il Buon Gesù; sottolineavamo come il progettato “spazio per manifestazioni” costituisse un’evidente menomazione della fruibilità dello spazio, utilizzato sempre più spesso per gli eventi culturali più importanti, proponendo quanto meno una modifica sostanziale che non penalizzasse il pieno utilizzo dell’area verde. Purtroppo ricevemmo una pilatesca risposta dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici e non fummo neppure degnati di riscontro da parte delle altre Autorità. L’indignazione poi è cresciuta nel tempo tra tanti cittadini, troppo tardi forse, e purtroppo ora il misfatto è compiuto.

Una volta terminati i lavori, credi effettivamente che questo spazio sia maggiormente fruibile da parte dei cittadini e delle varie associazioni per eventi e manifestazioni o ritieni che sarebbe stato più opportuno prevedere delle soluzioni meno “invasive”? Esiste già un progetto funzionale di utilizzo?

Non riesco ad immaginare una sua fruibilità; bravo a chi ne riesca a immaginarne una! Posso aggiungere in negativo che non esiste più neppure la motivazione della connessione tra i due edifici, essendo stato di fatto il Palazzo del Podestà “declassato” da Polo delle Arti Visive (quindi in stretta relazione con la Pinacoteca Molajoli), come proposto inizialmente dall’allora Assessore Ruggeri, a Sala per Conferenze che vive di una sua vita autonoma. Giro la domanda del progetto funzionale di utilizzo all’attuale Amministrazione.

L’architetto Evangelisti ci fornisce ulteriori elementi per cercare di fugare i dubbi posti da Paolo Panfili.

Architetto, un progetto che sta volgendo al termine, abbiamo aggiornamenti sullo “stato dell’arte” e sulla tempistica prevista per la chiusura dei lavori?

I lavori sono in via di ultimazione; rimane da terminare il rivestimento, in legno di cedro rosso, delle parti in calcestruzzo e il montaggio del pergolato e delle vetrate. L’ultimazione dei lavori è prevista per la fine di giugno.

Riguardo l’aspetto funzionale del “Tunnel” esiste già un progetto?

La denominazione “tunnel” è impropria, in realtà il progetto si colloca come completamento del progetto generale denominato Polo bibliotecario multimediale e delle arti visive; il progetto riguarda il percorso che funzionalmente parte dal loggiato San Francesco dalla biblioteca multimediale, attraversa Oratorio della Carità, Teatro, Palazzo del Podestà e raggiunge la Pinacoteca, mediante questo spazio coperto che, all’interno del Giardino del Poio, diventa spazio funzionale anche coperto per eventi e manifestazioni.

Per quanto concerne la gestione vera e propria di questo spazio abbiamo già ipotizzato eventuali responsabili per questo incarico?

Una volta terminati i lavori, l’amministrazione individuerà modalità e responsabilità della gestione.

E’ stata preventivata un’eventuale voce di spesa per la manutenzione ordinaria?

La manutenzione delle parti a verde del giardino sarà gestita in economia con il personale operaio, in linea con l’attuale impostazione della manutenzione del verde pubblico; per le parti edilizie gli interventi saranno inseriti nella programmazione dei lavori di manutenzione del patrimonio immobiliare comunale.

In chiusura, semplici cittadini e comitati hanno riscontrato in questo progetto un’eccessiva “invasione” dal punto di vista architettonico, considerando il contesto in cui l’opera è stata realizzata, cioè il centro storico cittadino. Una sua opinione in merito?

Il progetto affronta il tema “Antico e Nuovo” questione certamente non nuova, anzi ampiamente dibattuta nel corso del tempo. Lo affronta con la volontà di creare uno spazio che possa contribuire alla concezione di un’opera unitaria ove vecchio e nuovo non siano più parti distinte, quasi opposte, ma lontane da qualsiasi mimetismo stilistico siano componenti di un’espressione unitaria. Il progetto si pone come obbiettivo principale, oltre che il completamento del percorso citato prima, la valorizzazione dello spazio per consentirne l’utilizzo durante tutte le stagioni dell’anno. Una soluzione, quella adottata, dove la quantità di spazi destinati a verde è maggiore rispetto alla situazione precedente, che vedeva collocata all’interno del giardino la tensostruttura in acciaio addossata, tra l’altro, alla parete della Pinacoteca. La struttura progettata è estremamente flessibile in quanto il pergolato, con lamelle orientabili e vetrate scorrevoli prive di infisso metallico, può generare varie configurazioni per consentire uno spazio totalmente aperto nella stagione estiva. C’è da sottolineare, che il progetto ha avuto il parere favorevole della competente Soprintendenza, la quale ne ha condiviso sia l’aspetto formale sia l’impiego dei materiali. Non ritengo che il progetto rappresenti un’invasione, ma una valorizzazione dei luoghi dove, attraverso il dialogo formale con l’esistente, il nuovo esalta la percezione e il valore degli spazi.

Gigliola Marinelli