STORIA LEGATA ALL’ARTE DI FABRIANO, GRANDI NOMI NEI SECOLI

Fabriano – Nel ‘300, in particolar modo sotto la Signoria dei Chiavelli, in un momento storico di fervida attività politica ed economica, nacque e si sviluppò la “scuola artistica fabrianese”: un gruppo pittorico di cui facevano parte il Maestro di Sant’Emiliano, il Maestro di Sant’Agostino, il Maestro di Campodonico che riprese l’arte dei giotteschi da Assisi. Dal Maestro di Campodonico si formò Allegretto Nuzi che con Francescuccio di Cecco Ghissi, reinterpretarono in maniera originale le novità dipinte da Giotto ad Assisi, arrivate nelle Marche grazie alla scuola riminese. Allegretto di Nuzi, attivo anche a Firenze ed influenzato artisticamente dai maestri Bernardo Daddi e Maso di Banco, si segnalò per il suo decorativismo nelle vesti e per i suoi profili che sembravano quasi anticipare il gotico cortese di Gentile, bellissima la Cappella affrescata da lui con le Storie di San Lorenzo presso la Cattedrale.

Gentile da Fabriano, tra ‘300 e ‘400, fu uno dei maggiori interpreti del gotico internazionale, del gotico fiorito, gotico cortese. La sua pittura poetica e fiabesca, il gusto per la linea e l’uso degli elementi decorativi lo portarono al vertice della scuola italiana dell’epoca, ricevendo commissioni di prestigio, a Firenze presso la famiglia di banchieri degli Strozzi dove gli fu commissionata nel 1423 la famosa Adorazione dei Magi, Venezia, e a Roma con Papa Martino V. Per l’eremo francescano di Val di Sasso, presso la località di Valleremita dipinse il celebre e sontuoso Polittico di ValleRomita, il cui originale è conservato presso la Pinacoteca Brera in Milano.

Dopo il Gentile, la tradizione pittorico-artistica locale continuò con Antonio da Fabriano e le sue innovazioni stilistiche riprese dai fiamminghi con i quali era entrato in contatto a Genova, presso la Pinacoteca “B.Molajoli” la significativa Dormitio Virginis. A seguire il ‘500 con i manieristi Domiziano Domiziani e Simone De Magistris, pittore manierista più talentuoso che nel primo ‘600 si distinse con le storie di San Silvestro presso il coro della chiesa di San Benedetto, Filippo Bellini, allievo dell’urbinate Federico Barocci, con il bellissimo ciclo di affreschi all’Oratorio della Carità ed Antonio Viviani detto il Sordo presso l’Oratorio del Gonfalone con la delicata Annunciazione.

Orazio Gentileschi, uno dei maestri indiscussi del panorama artistico internazionale del XVII secolo, eleganza, gusto classicista con influenze caravaggesche, visione aristocratica, passò e rimase a Fabriano tra il 1614-15 affrescando “le Storie della Passione” presso laCcattedrale di San Venanzio e dipingendo opere come la Maddalena Penitente e la Madonna del Rosario. Di questo secolo anche il San Michele Arcangelo presso la chiesa di San Nicolò opera del Guercino, maestro di scuola emiliana classicista e molto attivo in Roma, e due tele del talentuoso partenopeo Salvator Rosa, il San Girolamo e San Nicola da Tolentino, entrambe presso la Cattedrale di San Venanzio, artisti che hanno dato lustro al panorama artistico culturale della città.

Tra il ‘600 e il ‘700, tra i pittori che furono attivi a Fabriano, si distinsero Pasqualino Rossi, Gregorio Preti, fratello del più celebre Cavalier Calabrese Mattia Preti, l’artista romano dal gusto classico Andrea Sacchi, il laziale Sebastiano Conca con l’estasi di San Filippo nell’omonima chiesa, ed il fanese Giovanni Loreti, scuola bolognese del Cignani, imparentato con la famiglia Miliani, di cui degni di nota sono la volta e il catino absidale di San Venanzio con il trionfo della Fede e l’incoronazione della Vergine. XX secolo significativo: Fabriano ha dato i natali anche ad alcuni tra i più importanti artisti italiani del ‘900 quali Quirino Ruggeri, Edgardo Mannucci, Giuseppe Uncini, Guelfo dei quali diverse opere sono conservate nei vari luoghi espositivi della città. Tra i contemporanei, Roberto Stelluti, artista di livello internazionale, maestro della tecnica del bianco e nero, di acqueforti, incisioni e disegni a matita, molto apprezzato dal noto critico d’arte Federico Zeri.

Francesco Fantini