MAURO ANGELINI, STORIA DI UN SOMMELIER

Se inizialmente pensiero ricorrente è che fosse una moda, pertanto effimera e di breve durata, a tutt’oggi è sempre maggiormente in crescita l’interesse per la scoperta del vino attraverso corsi e degustazioni, visite guidate in cantina fino ad approdare a vere e proprie vacanze organizzate nei luoghi di produzione dei principali vini italiani e non solo. Ne parliamo con Mauro Angelini, sommelier AIS, per cercare di capire questo fenomeno che sta dilagando anche nel nostro territorio.

Mauro, chi è un sommelier e cosa lo differenzia da un semplice assaggiatore di vini?

Il Sommelier è un comunicatore: attraverso le sue parole deve riuscire a far comprendere quello che c’è dietro il vino che si sta degustando, descrivendolo sia dal punto di vista tecnico ma aggiungendo anche la storia di quel vino. Il suo ruolo è, ovviamente, anche quello di abbinare il vino più adatto ad un determinato cibo, servendolo in modo adeguato.

Come nasce la tua passione per il vino e come sei diventato e si diventa sommelier?

La mia passione per il mondo enologico nasce da lontano: ho frequentato l’Istituto Tecnico Agrario Statale Vivarelli di Fabriano (ai tempi in cui Preside era il compianto Prof. Lino Ubaldi). Tra le varie materie si studiava, anche sul campo, la coltivazione della vite e seguendo tutto il percorso si arrivava fino alla lavorazione dell’uva, magari con delle visite che si effettuavano in diverse cantine della provincia. Andando avanti con gli anni, iniziando anche ad apprezzare la buona cucina, ho ritenuto opportuno approfondire anche il mondo del vino: mondo è il termine giusto perché addentrandosi nella materia ci si rende conto che di un vero e proprio mondo si tratta. Essendo amico d’infanzia di Domenico Balducci (Chef fabrianese e Presidente AIS Marche in carica) sono venuto a conoscenza dei corsi che l’AIS (Associazione Italiana Sommelier) organizza in modo regolare per diventare sommelier, grazie alla nostra delegazione di zona Fabriano Alta Vallesina. Ho iniziato così il mio percorso. L’iter per diventare sommelier è una cosa seria: si articola in 3 livelli da circa 15 lezioni cadauno. Alla fine dei tre cicli c’è un esame che, se superato, abilita alla professione di Sommelier.

Si parla sempre più spesso di valorizzazione delle tipicità del nostro territorio. Abbiamo delle eccellenze di vini di produzione locale e quali sono le principali caratteristiche di questi prodotti vinicoli?

La nostra zona, in particolar modo quella che ricade nella nostra delegazione, ha molte punte di diamante tra le quali annoveriamo la DOCG Verdicchio di Matelica Riserva (riconoscibile grazie agli odori delicati e caratteristici, un sapore asciutto con un retrogusto leggermente amarognolo).Il Verdicchio lo ritroviamo oggi sia nella versione spumante metodo classico e charmat che passito (quest’ultimo con colore che varia dal giallo paglierino all’ambrato, olfatto caratteristico, etereo, gusto morbido e vellutato).Oltre ai molteplici vini rossi ottenuti dalle lavorazione di vari vitigni quali Montepulciano, Sangiovese, Merlot ed altri una nota va allo Spumante Metodo Scacchi, antichissimo metodo per la produzione di vini spumanti che si deve al medico fabrianese Francesco Scacchi (1577-1622).Recentemente proprio a Fabriano è stata rilanciata la produzione di Spumanti ottenuti con questo metodo.

In base alla tua esperienza, c’è ancora spazio per un giovane che decidesse di intraprendere la strada della produzione e commercializzazione del vino o è già un settore piuttosto inflazionato, specie nel nostro comprensorio?

Credo che per i giovani ci sia sempre spazio in tutti i settori e quindi anche in questo; l’essenziale e che ci sia passione ed una profonda preparazione professionale, parametri imprescindibili per ottenere risultati.

Ritieni che Fabriano possa sviluppare nel tempo una forma di turismo enogastronomico, tale da rendere questa meta appetibile ai turisti appassionati del settore?

Fabriano è evidentemente in una fase di transizione. Il turismo enogastronomico può senz’altro essere considerata una carta da giocare per la ripresa del nostro territorio. Credo, ma ovviamente è una mia opinione, che la soluzione sia nel fare rete tra produttori che permetta di far conoscere le nostre prelibatezze anche oltre confine. Ci sono tantissimi appassionati del settore che indubbiamente apprezzerebbero, una volta arrivati sul nostro territorio, anche la bellezza di cui la natura ci ha dotato e le molteplici opere d’arte delle quali la nostra zona è ricchissima.

Si avvicina il periodo pasquale, la tradizione culinaria locale offre per noi amanti della buona tavola una varietà di ricette con ingredienti e prodotti della nostra terra. Ipotizzando un menù, da grande intenditore quale sei, quale abbinamento cibo-vino proporresti ai nostri lettori da presentare a tavola per il pranzo di Pasqua?

Il compito di abbinare il vino ai cibi è uno tra i più interessanti per un sommelier. Ipotizzando un menù pasquale suggerirei un antipasto con dei salumi locali, accompagnati dalla tradizionale pizza di formaggio, da abbinare ad un Verdicchio di Matelica; per gli amanti delle bollicine sempre Verdicchio, ma nella versione Spumante Metodo Classico o Charmat. Per primo dei vincisgrassi, da abbinare ad una Lacrima di Morro d’Alba. Come secondo il tradizionale agnello al forno con patate, da abbinare ad un Rosso Conero. Per dolce, una deliziosa colomba al cioccolato con couli di frutti rossi da abbinarsi con un Passito di Lacrima. I sommelier si occupano anche di distillati e liquori ma qui il discorso rischierebbe di dilungarsi troppo!

Gigliola Marinelli