CORINALDO: L’AGRICOLTURA SOCIALE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO

Dalla “Cesania felix”, la “signoria dei poveri” che i monaci di Fonte Avellana crearono fra le vallate del Misa e del Nevola, fra l’XI e il XIV esimo secolo, valorizzando il lavoro dei contadini in forma cooperativa in agricoltura e organizzando una rete di servizi per la popolazione, alle opportunità per lo sviluppo economico di questo territorio offerte dall’agricoltura sociale.

E’ questo il percorso tracciato nel convegno “La cooperazione agricola, forestale e sociale per modelli di sviluppo sostenibile”, organizzato dalle Centrali cooperative a Santa Maria in Portuno di Madonna del Piano di Corinaldo (An). Un momento di sintesi del progetto di un anno, con seminari, incontri e viaggi studio, sostenuto dalla legge regionale 7/2005 e destinato alle cooperative per sviluppare reti di agricoltura sociale e per la promozione della cooperazione agricola biologica.

“L’agricoltura sociale, l’attività agricola che include persone svantaggiate e con disabilità, è una nuova possibilità di questo settore – ha detto Simone Cecchettini, responsabile settore Agroalimentare di Legacoop Marche –, da sviluppare nel cuore della vallata del Misa e del Nevola che vede una notevole presenza di aziende biologiche organizzate in forma cooperativa e che, per noi, rappresenta il distretto dell’economia cooperativa legata al grande binomio fra agricoltura, in particolare quella biologica, e settore sociale. Un connubio che può creare opportunità di lavoro e di sviluppo del territorio grazie anche alle caratteristiche dell’essere impresa cooperativa, essere aggregati e stare insieme per dare una risposta migliore al mercato che ancora risente della crisi”.

Un’opportunità, secondo il sindaco di Corinaldo, Matteo Principi, da creare “con uno sguardo alle origini e alla storia del nostro territorio, non solo per ricordare ma per rilanciare con forza una progettualità per l’agricoltura, legata al settore del sociale, fondamentale per la nostra comunità, per le famiglie, i giovani, e per il turismo e il nostro paesaggio agrario che è la nostra ricchezza, il biglietto da visita della nostra terra”.

A modello dell’integrazione fra agricoltura biologica, grande distribuzione, turismo, ambiente, forestazione, crescita del territorio sono state portate le testimonianze della cooperativa di agricoltura biologica La Terra e il Cielo di Arcevia (An), della sociale Undicesimaora di Senigallia (An) e dei rapporti con Coop Adriatica per la vendita dei prodotti, del Consorzio Terre Alte, del Consorzio Marche Verdi, e l’esperienza del Cogesco-Consorzio gestione servizi comunali Misa Nevola. “Questi settori, che sembrano in apparenza diversi fra di loro – ha spiegato Sandro Buatti, agronomo -, hanno in comune il fatto che producono sostenibilità economica, ambientale e sociale. Lo stesso valore legato all’agricoltura sociale, che offre l’inclusione lavorativa di persone svantaggiate e la possibilità di percorsi terapeutici ma è anche attenta ai benefici e al benessere delle comunità, come nel caso degli agrinido e delle attività per la longevità attiva. L’agricoltura sociale è un fenomeno che nasce in maniera spontanea sia da aziende agricole sia da cooperative sociali che svolgono attività agricola, coinvolge ora una ventina di coop nelle Marche e si sta espandendo”.