BRUCIARE TUTTO?

Una settimana fa sole caldo di inizio ottobre, cielo di un azzurro diafano e malinconico, foglie cadute lungo la strada, correndo come faccio da vent’anni a San Silvestro, colgo uno spezzone di conversazione al cellulare di uno dei frati del monastero. Per farla breve il chierico informava l’interlocutore di una imminente ordinazione sacerdotale nel nostro territorio, evento che poi ho trovato confermato dai mezzi di stampa. La cosa mi ha fatto immediatamente pensare e un po’ tremare. Ma chi ha oggi la voglia e la forza di farsi prete? Come fa un uomo normale, dotato di normali capacità fisiche ed emotive, in un mondo come questo, a voler testimoniare la parola di Dio? Con la crisi di vocazioni che abbiamo noi in Italia e in Occidente, quale pazzo può voler caricarsi di una simile responsabilità? Senza pensare agli scandali di cui la chiesa come istituzione è a volte protagonista.

Allora ho pensato che invece io un prete così lo avevo appena incontrato e ne ero stato affascinato ed era il protagonista dell’ultimo libro di Walter Siti, “Bruciare tutto”. Quando i libri in Italia suscitano polemiche nove volte su dieci colgono nel segno. Questo dunque è un libro duro e disperato che però ha il grande pregio di porre domande fondamentali: che cos’è il male? Dio è responsabile delle nostre scelte? La religione deve seguire il buon senso o tradurre in atti la parola di Dio? Dove finisce la libertà? Saremo salvati dai nostri peccati? In una Milano contemporanea e multietnica don Leo, giovane parroco passionale, anticonformista e pieno di “fede dubbiosa”, cerca di realizzare la parola di Dio assumendosi, assieme a don Fermo, la responsabilità di una parrocchia di frontiera. Intorno al prete turbina un mondo variegato e dolorante. Dai nuovi immigrati, ai giovani senza lavoro, dall’alta borghesia senza valori, al mondo della finanza senza scrupoli, all’imprenditoria fai da te. E poi prostitute, clandestini, ladruncoli e giovani, molti giovani. In una chiesa che è l’ultimo baluardo dell’umanità, don Leo è posto di fronte ai suoi vecchi ricordi e al ritorno del rimosso. I fantasmi della sua pedofilia tornano a risvegliarlo in un crescendo emotivo e nel combattimento perenne della sua anima con Dio e con se stessa.

Questo un po’ il plot, senza anticipare troppo. Aggiungo solo che incongrue e paradossali sono state le polemiche uscite dopo la pubblicazione del libro. Michela Marzano, filosofa ed ex parlamentare Pd, ha capitanato la fronda anti Siti senza però scalfire il valore del libro, trasformandosi nella passionaria di una morale pubblica che la letteratura non si è mai data la briga di rispettare. Perché la letteratura non è l’etica, né la rispettabilità, e nemmeno il buon senso, se dovessimo ragionare come vuole la Marzano, allora da Baudelaire a Céline, gli scrittori, certi scrittori, avrebbero dovuto fare la fine che destinava Goebbels all’arte degenerata. Fortunatamente, il nazismo non ha vinto in Europa. Almeno non ancora. 

Del resto se la letteratura non affronta questi temi si rivela come una distrazione inutile che è meglio lasciare ai talk show. Mi chiedo allora se il nostro giovane prete avrà il coraggio di leggersi questo bruciante romanzo.

Alessandro Cartoni