“CORAGGIO E IMPEGNO HANNO RIPRESO A CAMMINARE SULLE GAMBE DELLA SPERANZA”

Un corteo silenzioso di persone, che si sono date appuntamento a Trisungo e hanno raggiunto Pescara del Tronto con dei bus, ricorda in una veglia di preghiera le 48 vittime del sisma di un anno fa nel territorio di Arquata. ”Per desiderio delle famiglie – ha spiegato il vescovo mons. Giovanni D’Ercole – questa è la notte del silenzio, dell’intimità, della memoria e della preghiera. È una notte per riflettere: domani sarà il giorno per progettare il futuro di questo territorio facendo tesoro degli errori del passato”. ”Sosteniamo familiari e superstiti e ringraziamo tutti coloro che si sono adoperati in questo anno” ha aggiunto. Il luogo del raccoglimento è il parco dove i bambini di Pescara del Tronto giocavano, trasformato in obitorio a cielo aperto nelle prime terribili ore dopo il sisma. Accanto al vescovo il parroco di Arquata, don Nazzareno. Alle 3:36, l’ora della scossa, la lettura dei nomi delle vittime, accompagnata dai rintocchi della campana della vecchia chiesa.

Con una fiaccolata culminata con 249 rintocchi di campana, il numero delle vittime di Amatrice e Accumuli, sono iniziate questa notte le celebrazioni ad un anno esatto dal sisma che ha devastato una buona parte dell’Italia centrale il 24 agosto del 2016. Preceduta da una lettura delle biografie delle vittime, colma di commozione, la fiaccolata ha costeggiato la zona rossa di Amatrice, muovendo da piazza Sagnotti al parco don Minozzi. Qui sono stati suonati i 249 rintocchi e si è tenuta una veglia di preghiera celebrata dal vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, con i familiari delle vittime. Il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, ha quindi scoperto un monumento eretto al parco don Minozzi in ricordo dei morti.

Il vescovo

L’anniversario del terremoto ”vuole essere anche sforzo di speranza, puntando a una visione del futuro positiva anche se le difficoltà, gli ostacoli e gli intralci della burocrazia spietata tentano di spingere lo spirito a un realismo fatale che rasenta il fatalismo della disperazione”. Così il vescovo di Ascoli Piceno mons. Giovanni D’Ercole ad un anno esatto dal sisma che il 24 agosto 2016 sconvolse l’Italia centrale. ”Molto resta da fare – sottolinea mons. D’Ercole -, la lentezza degli interventi pubblici in molti l’hanno più volte sottolineata; la fatica che ci attende è chiara a tutti, ma il coraggio e l’impegno hanno ripreso a camminare sulle gambe della speranza”. Poi i simboli: ”i media identificano questo terremoto come ‘il terremoto di Amatrice”, ma ”il luogo che più di ogni altro può mostrare l’energia divoratrice del sisma è proprio Pescara del Tronto, dove non trovi un masso, un muro, una mezza casupola in piedi, ma tutto diventato poltiglia di ridottissimi rottami”. (Ansa)

Sopralluoghi a Fabriano

Anche Fabriano, quel 24 agosto di 12 mesi fa, si svegliò di soprassalto e ripiombò nell’incubo del settembre 1997. Da quella volta di strada se ne è fatta tanta, eppure la paura non si è mai affievolita, anzi, il terremoto, come un mostro, ogni volta spaventa di più. Nell’ultimo mese si è passati dai 900 sopralluoghi ancora da fare a luglio, ai circa 450 di oggi. L’Amministrazione comunale conta di concludere tutto entro metà settembre. L’assessore ai Lavori pubblici, Cristiano Pascucci, ha aumentato i turni delle squadre comunali a disposizione e delle due di supporto inviate dal direttore dell’ufficio regionale per la Ricostruzione, Cesare Spuri. Alla data di scadenza per la richiesta dei sopralluoghi, il 16 gennaio 2017, erano state depositate 2.800 domande di sopralluoghi. 166 le ordinanze di inagibilità, che coinvolgevano 235 famiglie per un totale di 581 sfollati. A breve verranno convocati due incontri pubblici: uno sulla ricostruzione, uno sulle scuole. Da chiarire ancora se gli alunni di Marischio torneranno nel loro plesso nella frazione o resteranno in trasferta al Borgo. Circa 50, invece, le chiese che sono state chiuse dalla forte scossa di fine ottobre, alcune seriamente danneggiate, come San Francesco a Matelica, San Giovanni e Paolo e San Donnino, a Genga, altre in maniera più lieve. In alcuni casi, come nella Cattedrale di Fabriano e nella Concattedrale di Matelica sono stati effettuati lavori di messa in sicurezza definitiva e non provvisoria che ha permesso di riaprire al culto i due luoghi simbolo della diocesi. L’8 settembre festa della Madonna del Buon Gesù senza impalcature a San Venanzio: ultimati i lavori.

Marco Antonini