DOPO IL SISMA / MARISCHIO RITROVA LA SUA CHIESA

Marischio ritrova la sua chiesa. I residenti della frazione più popolosa del Comune di Fabriano, infatti, da domenica sono rientrati nella chiesa parrocchiale di San Sebastiano che è rimasta chiusa per diversi mesi a seguito del terremoto dello scorso ottobre. Pur essendo agibile le celebrazioni erano state trasferite in altri locali per motivi precauzionali. Ora, dopo alcuni lavori di imbiancatura, i fedeli sono potuti rientrare. Un segno di ritorno alla normalità.

Le chiese della Diocesi

Tempi lunghi per la riapertura delle chiese della Diocesi di Fabriano-Matelica colpite dal terremoto dallo scorso agosto. Alcune sono state già dichiarate agibili, ma c’è ancora tanta paura da parte dei fedeli e, di conseguenza, i luoghi di culto restano chiusi. Situazione complicata per la chiesa di San Francesco a Matelica: servirà 1 milione di euro per restaurarla ed è stata presa in carico dal Ministero per i Beni Culturali. Le altre due chiese più danneggiate dal sisma sono, nel Comune di Genga, quella di San Giovanni e Paolo a San Fortunato dove sono stati già effettuati i puntellamenti ti molto impegnativi: messa in sicurezza anche la navata laterale e l’arco trionfale, e San Donnino. “Serviranno anni e soldi – ha detto mons. Giovanni Chiavellini, economo diocesano – per rivederla aperta. Difficoltà evidenti anche alla chiesa di San Donnino, sempre nel gengarino e a Moscano: in questi due casi a complicare la situazione ci si è messa una frana che, da tempo, sta peggiorando la stabilità degli stabili e dell’area adiacente”. Intanto sono arrivati i primi responsi dei sopralluoghi: la Cattedrale San Venanzio di Fabriano e la chiesa di Marischio sono agibili. Nel caso del Duomo, però, i tecnici hanno consigliato di mettere alcune reti all’abside e nelle cappelle per evitare il crollo di stucchi e intonaco. Una decisione non esteticamente bella nello scrigno d’arte e di fede della Diocesi. La chiesa è stata presa in carico dal Ministero dei Beni Culturali. L’obiettivo è quello di riaprirla per i riti della Settimana Santa tra meno di due mesi. L’idea della Curia è quella di effettuare subito, nelle chiese non particolarmente danneggiate, una messa in sicurezza definitiva. Si conta che potrebbero servire almeno 20 mila euro a struttura per ripristinare la normalità.

Discorso a parte per San Nicolò, San Bartolomeo e San Benedetto dove serviranno interventi più strutturali. Anche la chiesa di San Filippo, in centro storico, è agibile ma con provvedimento: prevista la cerchiatura della vela campanaria. Agibile con provvedimenti anche la cappella della Domus Marie, la chiesa di San Domenico e il Santuario del Sacro Cuore dove andrebbe sistemata la rete sulla lanterna centrale per evitare caduta di intonaco. A Santa Maria in Campo, invece, previsto il puntellamento dell’ingresso. Il campanile, esaminato nel dettaglio, non ha subìto danni. Al momento resta non agibile anche Santa Teresa a Matelica e si sta lavorando in Concattedrale e nella Collegiata di Cerreto d’Esi chiusa. Un quadro complicato, comunque, quello della ricostruzione.

Serviranno, escluso San Francesco di Matelica, almeno un milione di euro per riaprire le 50 chiese danneggiate e che resteranno così per ancora molti mesi. “Non abbiamo idea precisa dei tempi che occorreranno per effettuare i lavori di messa in sicurezza e ripristino delle chiese – ha detto il vescovo Stefano Russo – intanto abbiamo iniziato a studiare gli interventi su alcuni edifici di culto non particolarmente danneggiati. Recentemente sono iniziati i sopralluoghi dei tre tecnici dell’unità di crisi regionale detti di “secondo livello”, a diverse chiese della nostra diocesi. Fortunatamente le nostre chiese non hanno riportato danni rilevanti dal punto di vista strutturale. Se da un lato questo aspetto possiamo considerarlo positivo – ha spiegato il presule – dall’altro ci richiede di capire bene dove è necessario intervenire con una messa in sicurezza temporanea, in attesa di un successivo lavoro di ristrutturazione e dove intervenire con un lavoro di immediato e definitivo ripristino”.

Marco Antonini