‘RIDURRE IL RISCHIO SISMICO’ – IL GEOLOGO TONDI A FABRIANO

Si è tenuto il 3 Febbraio, al Cinema Movieland del Centro Commerciale Il Gentile di Fabriano il seminario dal titolo: “Pericolosità sismica: un parametro da non sottovalutare”, organizzato dall’Itis Merloni in collaborazione con l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Ancona. L’evento ha visto protagonista in qualità di relatore il Professor Emanuele Tondi, geologo e responsabile della sezione di Geologia dell’Università di Camerino e Sindaco di Camporotondo di Fiastrone, che è stato introdotto dal dirigente scolastico dell’Itis Merloni, Giancarlo Marcelli. “Partendo dal principio, il terremoto non è altro che una vibrazione del terreno dovuta alla propagazione di onde sismiche generate dallo scorrimento rapido tra due onde di rocce: un fenomeno fisico generato da un processo biologico. Questa vibrazione genera un’accelerazione verticale, che non è problematica per noi, ed una orizzontale, che è il vero problema cui dobbiamo far fronte, nonché valore da cui dipende anche la pericolosità sismica intrinseca di una determinata zona. Concetto differente è quello del rischio sismico, che dipende dalla sua vulnerabilità.” Esordisce così Tondi, parlando ad una consistente platea composta da circa 200 presenti tra studenti e professori degli istituti superiori Itis Merloni, Agrario Vivarelli, Liceo Scientifico e Itc Morea; presente anche il sindaco di Fabriano Giancarlo Sagramola.

“Alto rischio sismico significa di certo che si è costruito male, ma non significa necessariamente possibilità di terremoti giganteschi, così viceversa. In Giappone ad esempio, il rischio sismico è basso nonostante la pericolosità sia altissima e questo perché si costruisce con criterio, in rapporto alle faglie presenti nel territorio – spiega il Professore e prosegue entrando nel merito della nostra area. – La crisi sismica del nostro sistema di faglie parte da Colfiorito nel ‘97 e da allora tutti i terremoti scatenatisi hanno avuto caratteristiche comuni: crolli, distruzione e vittime. Non è quindi difficile capire come debba esserci necessariamente qualcosa che non va nel nostro sistema di difesa. Sì, perché seppur la pericolosità sismica è solo valutabile e non può essere modificata, perché va di pari passo con la magnitudo massima che una zona può manifestare in base alle sue caratteristiche geologiche, il rischio sismico, al contrario, può essere abbassato. Come? Grazie prima alla conoscenza del territorio e delle sue potenzialità, poi alla prevenzione, fondata su normative tecniche e strutturali studiate ad hoc.”

“La magnitudo massima raggiungibile è ovunque facilmente calcolabile perché deriva dalla dimensione della faglia che interessa tale sito e, proprio per questo, la magnitudo massima che si può generare in Italia è pari pressoché a 7, in quanto non abbiamo faglie più grandi associabili ad un valore più alto; se consideriamo tutto il pianeta Terra, la massima magnitudo raggiungibile all’incirca è pari a 9… non siamo poi così sfortunati! – ironizza. – Voglio citare, non a caso, il terremoto di magnitudo 7.3 di Messina del 28 dicembre 1908, che ha contato quasi 86 mila morti, per i danni infatti classificato dell’XI grado della scala Mercalli, perchè fu allora che lo Stato capì che era il caso di avere una classificazione della pericolosità sismica di tutta la penisola e delle normative tecniche in merito. – spiega. – Da allora ne è passato di tempo, ma nonostante ciò, come mai ancora siamo di fronte a crolli e morti? Necessariamente, o perché vengono utilizzate male le norme oppure perché non vengono utilizzate affatto. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha stabilito dei valori massimi di accelerazione orizzontale per ogni zona e l’Ingegneria deve mettersi in funzione di questi parametri per permetterci di far fronte a questi eventi senza più dover piangere morti. Ridurre il rischio sismico è a mio avviso l’obiettivo primario cui dobbiamo puntare, attraverso un criterio tecnico-scientifico previo studio approfondito della pericolosità delle zone in questione.” Questa la conclusione del professor Emanuele Tondi, lasciandoci intendere che forse non è esattamente il terremoto ad essere il mostro.

Paola Rotolo