NUOVE SCOSSE NEL MACERATESE: PARLA IL GEOLOGO TONDI

di Paola Rotolo

Un nuovo inaspettato brusco risveglio quello dei residenti dell’entroterra tra Marche e Umbria che, il 3 febbraio, sono ripiombati nella paura terremoto. Tre scosse ravvicinate, la prima alle 4:47 di magnitudo 4.0, la seconda alle 5:10 che ha fatto registrare la magnitudo più alta della sequenza pari a 4.4 ed un’ultima alle 6:40 di magnitudo 3.8, tutte con epicentro nel maceratese, nei pressi di Monte Cavallo – Fiastra, nonostante i km di distanza, sono state avvertite chiaramente anche nel Fabrianese. Come consuetudine ormai, dopo questi eventi, abbiamo parlato con il Professor Emanuele Tondi, Geologo Responsabile della sezione di Geologia dell’Università di Camerino.

Professor Tondi, questo sciame sismico che sta interessando il Centro Italia continua a farsi sentire saltellando da un epicentro all’altro con scosse anche piuttosto considerevoli. Queste nuove scosse localizzate nel maceratese fanno anch’esse parte dello sciame sismico già innescato? Da quale faglia hanno avuto origine?

“Si. Questi eventi hanno interessato nuovamente la faglia Monte Vettore-Monte Bove e rientrano anch’esse nella sequenza di aftershock già attivatasi nella zona  dopo il mainshock di 6.5 dello scorso 30 ottobre.

Uno sciame sismico che sembra infinito e che sta portando all’esasperazione tutta la popolazione del cuore appenninico, non solo per la sua persistenza, ma anche per l’entità delle repliche.

“Potrebbe sembrare così, ma tecnicamente parlando mi sento di rappresentare il pensiero dei sismologi senza azzardare nel dichiarare che, anzi, la faglia del Monte Vettore-Monte Bove ha avuto una sequenza di aftershock che è stata quasi gentile nella sua evoluzione, seppur certamente lunga, visto che potenzialmente, come da precetto, avrebbe potuto scatenare terremoti fino ad una magnitudo di 5.5, ovvero di un grado inferiore rispetto alla scossa principale, invece ad oggi non ha mai raggiunto questi valori. Quindi, sempre dal punto di vista tecnico, non mi lamenterei.

Già a seguito del sisma nell’aquilano del 2009,  lei aveva previsto che il successivo terremoto si sarebbe verificato tra Norcia ed Amatrice, così è stato; dopo quel 24 agosto ha poi nuovamente identificato una nuova zona più a rischio, specificando la faglia di Preci, attivatasi effettivamente a ottobre; stessa cosa ha fatto successivamente indicando la faglia del Gorzano. Ci pare chiaro ormai che la sua non può essere considerata banalmente fortuna, ma che questi calcoli, puntualmente verificatisi, siano il frutto di anni di esperienza e di una grande competenza acquisita negli studi del settore. Augurandoci che queste faglie finiscano presto di liberare la loro energia e che lo sciame sismico ormai innescato si plachi, per il futuro, c’è una faglia in particolare che lei classificherebbe come più ad alto rischio?

“Guardando al futuro sicuramente le zone dove non si verificano terremoti da centinaia di anni e dove sono presenti grandi faglie attive sono quelle che devono destare maggiore attenzione, possibilmente non solo teorica, perché la prevenzione è il miglior modo  che abbiamo per difenderci dal terremoto: non possiamo ridurre la pericolosità sismica di una zona, ma possiamo ridurre il rischio sismico. Anzi, alla luce anche degli ultimi avvenimenti, direi che sarebbe appropriato dire che dobbiamo.

A suo parere e secondo i suoi recenti rilievi e studi, nel caso di un’effettiva attivazione di una nuova faglia silente da secoli, è più probabile che anch’essa si scateni a breve oppure nei prossimi anni, magari decenni?

“Le recenti sequenze sismiche ci hanno mostrato sia come terremoti multipli generati da più faglie possano susseguirsi nel giro di giorni, settimane e mesi, che geologicamente valgono meno di istanti, sia come questo possa avvenire a distanza di anni. Come ho detto più volte, le tempistiche non sono prevedibili in maniera esatta; orientativamente comunque, abbiamo tutto il tempo e gli strumenti necessari per fare prevenzione in tutte le zone ad alta pericolosità sismica, rendendole meno vulnerabili.