CERVELLI IN FUGA E MINISTRI IN FOGA: LINSOSTENIBILE PESANTEZZA DELLESSERE (MASOCHISTI)

Aliena tempora currunt. Neanche il tempo di passare alla cassa per intascare lextra-gettito (in termini di consenso) della vittoria del No al referendum e della sadica nascita dellesecutivo doppione del garbato nocchiero Paolo Gentiloni Silverj, e riecco sulla carne viva del M5S scoppiare di nuovo il foruncolo Roma. Prima il fazzoletto bianco sventolato allassessore Paola Muraro, attenzionata dalla Procura per vicende relative al suo passato in Ama, quindi le manette per il sulfureo capo del personale capitolino Raffaele Marra, i cui impicci di natura giudiziaria ci hanno fatto una capa tanta in questi giorni. Ora, che la Capitale rappresenti un invalidante calcolo renale nellacerbo e nerboruto organismo pentastellato è cosa nota da settembre: per i malcostumi consolidati e per le batterie di traffichini che vi si annidano, il Campidoglio (che chi scrive conosce benone) è la vera foresta di Arenberg della politica nostrana. Altresì, che Virginia Raggi (testarda come la Poppea delletà neroniana) si sia tirata la vanga sui malleoli nel difendere questo dirigente dal passato quanto meno melmoso, provocando peraltro lira funesta della Agrippina dei meet-up romani Roberta Lombardi, è altrettanto un dato di fatto. Ed è lennesimo pasticcio incontrovertibile di questi sette mesi sul colle che domina il foro di Cesare.

Insomma, oro olimpico al tafazzismo assegnato per ko tecnico al M5S? Macché. Mentre le nubi sopra al Marco Aurelio si facevano grigio antracite, a lanciare la ciambella di salvataggio allinquilina di Palazzo Senatorio è arrivato il nostromo dei tormentati mari del welfare Giuliano Poletti. Con unuscita a metà tra il querulo e lo smargiasso, condita con la verve di un cabarettista da sagra borgatara, il ministro extra-large noto per essere stato due anni or sono larchitetto del Jobs Act, che tanta blasfemia ha suscitato lungo lo stivale, con poche stringate parole è riuscito a togliere locchio di bue sparato sul volto di Virginia Raggi e a riportarlo a 6 mila watt addosso al governo. Centomila giovani in fuga? Conosco gente che è bene non avere tra i piedi.

Ora, qualsiasi essere senziente con un certificato di sana e robusta costituzione mentale che si trovasse negli abbondanti panni di Poletti, rispolverato da Renzi dagli scantinati delle coop rosse nel 2014 e miracolato dopo la Waterloo referendaria da Gentiloni, consegnerebbe tutta la sua opera di governo e il suo aplomb istituzionale alla nobile (e sempre più rara) arte del silenzio. Anzi, alla luce di una Corte Costituzionale pronta a smontare il Jobs Act allindomani dellEpifania manco fosse la libreria Billy dellIkea e a dare lok a un referendum su di esso che consentirebbe agli italiani di prenderlo a randellate con goduria, qualsiasi essere senziente non solo starebbe zitto, ma si grappetterebbe la bocca a doppia mandata. Chi nasce tondo (e nel suo caso le rotondità sono rigogliose) però quasi mai muore quadrato, e così big Giuliano ha inanellato la seicentoventinovesima gaffe del triennio ministeriale: prima ha fatto partire allindirizzo dei giovani un colpo di bazooka, poi ha maldestramente ritrattato asserendo che in realtà lui ha sparato solo col super liquidator, che voleva dire altro, che i giovani che restano non sono più citrulli di quelli col trolley in mano e via discorrendo. Un capolavoro mediatico senza precedenti. Un artista dellautolesionismo. Un Brunelleschi del masochismo.
Finché dalle ugole governative usciranno certe cazzate fatte poi passare per boutade, la Raggi può permettersi davvero di imitare Nerone e dare la città eterna persino alle fiamme. Tutta, dal Tufello ghiù fino a Vitinia: il M5S, che pure non lesina energie quando cè da tagliarsi le parti intime per far dispetto al coniuge, sarà in una botte di ferro, perché certi Tafazzi sono insuperabili.

I giovani italiani, invece, col loro futuro incerto e cupo più delle atmosfere di una pellicola noir di Fritz Lang, possono conservare uninscalfibile certezza. In ogni governo, che sia esso bianco, nero, rosso, rosa, turchino o multicolor, ci sarà sempre un ministro che li insulterà o si divertirà a prenderli per il culo, in un mix basldanzoso di nepotismo, humor nero e tronfia boria. Tanti indizi fanno una prova: da quel bamboccioni del per nulla compianto Tommaso Padoa Schioppa al choosy della per nulla rimpianta mantide lacrimosa Elsa Fornero, i giovinastri italici si sono abituati a fare da pungiball quando si tratta di fare concioni ministeriali sul welfare. Dal pingue enfant prodige del montismo Michel Martone, secondo il quale sei uno sfigato se ti laurei a 28 anni, al panzer Poletti per il quale un 110 e lode non te lo puoi giocare neppure al Lotto e per trovare lavoro è utile quanto un calorifero nel Darfur, i rampolli del Belpaese sanno che i loro sacrifici pre e post adolescenziali vengono scimmiottati allabbisogna dallincravattato di turno bramoso di finire in unapertura di tg o sulle locandine delle edicole. E i voucher? Brutto cretino di un giovane, non capisci che sono per il tuo bene: con essi hai i contributi (per riempire mezzo salvadanaio in contributi ne servono 340 mila, di voucher), sono belli nella grafica, temprano il carattere, allontanano la calvizie, sono antiossidanti e favoriscono la diuresi. Ah, senza contare che con i voucher si cucca un casino: le donne non sanno resistere allodore del voucher. E ancora: vai allestero perché qui non ti senti gratificato? Sei un beota traditore della patria, un anarco-insurrezionalista che si vende allo straniero da spedire al confino a Pianosa o in qualche paesino sperduto della Barbagia sarda. Hai una laurea magistrale e tre master e ti ritrovi a chiamare vecchie rimbambite in un call center? Sei un grande e non lo sai, perché svolgi una funzione sociale cruciale tenendo compagnia a tante nonnine (le quali invece pensano che vuoi appioppar loro qualcosa e ti insultano con tutto il fiato che hanno, quasi come farebbe un ministro del Lavoro qualsiasi). Cerchi il posto fisso? Sei un lagnoso demodè, frignone e cocco di mamma, che tenta solo di imboscarsi. Vorresti farti una famiglia? Sei un ingrato: il governo misericordioso ingrassa la pensione del tuo adorato papà: che ti aiutasse lui.

Poi arriva il referendum sulla nuova Costituzione, dove i giovani non centrano una mazza, ma sul quale il governo si gioca le chiappe. I giovani, che pur di non darla vinta a chi li prende a sogliole in faccia tutti i giorni si farebbero persino tatuare i versi di un brano di Gigi DAlessio in fronte, dicono al diavolo la Carta costituzionale e votano contro chi li governa. E lor signori non capiscono il perché di tanto odio, per un governo composto da tanti loro quasi coetanei.

Dal disagio (e dal masochismo) è tutto, a voi studio. E buone feste.

Valerio Mingarelli