TERREMOTO, UN MESE DOPO. L’ANALISI DEL GEOLOGO DI UNICAM

Mentre si susseguono le previsioni di imminenti scosse di terremoto da parte di esperti autodidatti o presunti tali, basate quando sull’allineamento dei pianeti, quando sul meteo, c’è chi continua a svolgere la propria professione di Geologo studiando gli eventi e parlando per concetti verificati: è il caso del professor Emanuele Tondi, Responsabile della sezione di Geologia e Geologia Strutturale dell’Università di Camerino, noto a tutti per la sua competenza in materia, ma soprattutto per avere indicato i luoghi in cui questi si sarebbero potuti verificare più probabilmente, puntualmente poi verificatisi. Lo abbiamo nuovamente intervistato per provare a far chiarezza.

Professore, alla luce dell’evolversi di questo sciame sismico, possiamo ora dire di aver superato l’allarme di un nuovo, più potente, mainshock e di essere entrati nella fase degli aftershocks?

Vista l’evoluzione dello sciame possiamo dire di essere sicuramente nella fase degli aftershocks, comunemente detti terremoti di assestamento, degli ultimi eventi importanti che hanno interessato una vasta area che si estende in lunghezza da Pieve Torina fino ad Amatrice.

Dopo le due scosse di magnitudo 5,4 e 6,1, verificatesi tra Norcia, Preci e Visso, zona da lei indicata come a rischio dopo il terremoto del 24 Agosto, aveva affermato che probabilmente il peggio potesse essere passato. Dissociandoci dalle polemiche a seguire, perché è scontato che lei non avrebbe potuto e non possa tutt’ora prevedere il futuro, ci spiega cosa l’ha portata ad affermarlo?

Dopo i terremoti del 24 agosto e del 26 ottobre, verificatisi lungo lo stesso sistema di faglie,ho supposto, e vi assicuro non soltanto io, che l’intero sistema di faglie del Monte Vettore-Monte Bove avesse probabilmente liberato tutta l’energia sismica accumulata. Purtroppo così non era, ma che un evento sismico sia altamente improbabile non significa che non possa accadere. Il terremoto di magnitudo 6,5 di Norcia-Preci non è stato in nessun modo anomalo, è stato generato sempre dallo stesso sistema di faglie e terremoti di questa magnitudo si sono verificati sempre nella stessa zona sia intorno al 1350 che al 1700, con un periodo di ritorno di circa 350 anni, ciclicità, che è il contrario di anomalia, da me già riconosciuta e pubblicata nel 2003 in un lavoro scientifico.

Quanto durerà questa fase prima che la terra si plachi?

Vista la grande magnitudo degli eventi principali, la terra potrebbe continuare a tremare ancora per settimane come per mesi, non possiamo stabilire con esattezza per quanto, ma di certo l’assestamento è sempre tanto più lungo quanto maggiore è stata l’intensità dell’evento principale (mainshock).

Qual è la magnitudo massima che può essere avvertita in questa fase, considerando il mainshock di 6.5?

Anche fino ad un grado di magnitudo inferiore rispetto alla scossa principale; l’andamento generale degli aftershocks, comunque, è generalmente caratterizzato da una diminuzione sia in termini di frequenza che di magnitudo dei terremoti. “

Viste le sue precedenti previsioni, col senno di poi straordinariamente precise in merito a coordinate, c’è una nuova zona a rischio che questo devastante sisma ha geologicamente “caricato”?

Analizzando la sequenza sismica per come si è evoluta negli ultimi 20 anni, lungo la direttrice che va da Colfiorito a L’Aquila, una zona che preoccupa è quella tra Amatrice e L’Aquila, però non è detto che le faglie di questo sistema si debbano attivare per forza tutte, innescandosi a vicenda. Bisogna inoltre tenere sempre in considerazione che l’Italia Centrale è, dove più dove meno, tutta zona sismica, quindi potrebbero anche verificarsi eventi altrove, non in diretta correlazione con questi ultimi avvenuti.

Possiamo affermare che la faglia della zona di Colfiorito, che particolarmente interessa il Fabrianese, dorma ancora sonni tranquilli?

E’ molto ma molto improbabile che una faglia si possa riattivare in così breve tempo, perché, geologicamente parlando, un lasso di tempo di 20 anni è assai lontano da un campione standard di ciclicità temporale.

7.1 è stato il primo dato diffuso, poi divenuto 6.5, dato di gran lunga inferiore, come spesso accade per ogni scossa. È solo una questione di tempistiche necessarie per rendere il calcolo della Magnitudo più preciso o si tratta di due dati differenti? (Se sì, che dato è il primo?)

Appena avviene un terremoto l’INGV procede ad un calcolo rapido della Magnitudo, detta magnitudo locale, molto importante ai fini della Protezione Civile. Successivamente, rielaborando i numerosi dati, viene fornita una magnitudo più precisa, detta Magnitudo Momento. Questo può portare a delle variazioni, anche significative, tra i primi valori di magnitudo forniti e quelli successivi.

Le differenze tra Magnitudo Richter e Magnitudo Momento ancora sono un po’ confuse: ci aiuta a fare chiarezza?

La Magnitudo Richter si calcola tramite l’ampiezza del sismogramma, la Magnitudo Momento invece si ottiene tenendo in considerazione l’energia liberata, quindi è molto più complessa da calcolare e richiede più tempo, ma è sicuramente la migliore stima della reale grandezza di un terremoto. Sul sito dell’INGV (www.ingv.it) ci sono tutte le spiegazioni necessarie per chiarire al meglio questo aspetto”.

Sappiamo che la scala della Magnitudo è esponenziale: cosa significa un terremoto di energia 30 volte superiore in termini pratico-percettivi?

“Quando si parla di 30 volte superiore si fa riferimento all’energia liberata nel sottosuolo; se invece consideriamo solo la nostra percezione, possiamo considerare che lo scuotimento del terreno per ogni punto di Magnitudo aumenti non di 30, ma di 10 volte.

Come spiegherebbe il fenomeno avvenuto in provincia di Fermo dove del fango è fuoriuscito dal manto stradale zampillando?

“Il fenomeno dei cosiddetti vulcanelli di fango è molto frequente a seguito di un sisma, soprattutto in zone argillose, e si verifica a causa dell’aumento della pressione dell’acqua in profondità.

Il famoso detto “aria da terremoto”, che mette in correlazione l’aumento anomalo della temperatura atmosferica con l’attività sismica, ha qualche fondo di verità o quest’episodio è stato solo l’ennesimo caso di coincidenza?

I terremoti si generano alla profondità di 8/10 km e quindi mi pare evidente che non ci possa essere alcuna correlazione col clima, anche perché mediamente la temperatura aumenta di 30 gradi ogni chilometro di profondità. In passato i terremoti sono avvenuti anche quando faceva molto freddo, per esempio il Terremoto del Fucino, di Magnitudo 7, è avvenuto il 15 gennaio del 1915 quando il paesaggio era innevato.

Potremmo concludere con le parole che lui stesso ha scritto dal suo profilo Facebook:

“Abbiamo vissuto sulla nostra pelle una crisi sismica senza precedenti dal 1703, siamo tutti provati ed impauriti. L’unica cosa che possiamo fare ora è cercare di superare la fase di emergenza, verificando tutti gli edifici, assistendo chi non ha più una casa e mettendo in sicurezza le tante situazioni di pericolo ancora presenti nei nostri meravigliosi Comuni. Poi ricostruiremo, meglio di prima!

Paola Rotolo