DON GABRIELE TROMBETTI IN BENIN: “VI RACCONTO LA MISSIONE AFRICANA”

L’Arciprete in Africa? Già proprio così! L’Arciprete di Cerreto d’Esi ha accompagnato un proprio parrocchiano, un ragazzo di diciassette anni, in Benin dall’11 al 29 luglio. Tutto è nato dal desiderio di questo adolescente cerretese che desiderava vedere e capire cos’è la missione. Un ottima provocazione per ripartire per il continente africano. Infatti Don Gabriele è la seconda volta che approda in Africa la prima in Sierra Leone e la seconda in Benin. Il viaggio si è svolto nell’ambito missionario dei frati cappuccini delle Marche. Un’amicizia quella di don Gabriele con i frati cappuccini giovani di lunga data. Più che un diario di bordo, una serie di luoghi da descrivere per raccontare le esperienze di carità svolte dai frati Cappuccini per salvare orfani, handicappati, famiglie in difficoltà sarebbe facile. Ma forse è più importante sottolineare cos’è la missione. Ci sono cento modi per descriverla. Anche perché oggi, l’evangelizzazione (che è un altro nome della missione) è un’attività molto ricca e variegata nelle sue forme.

La missione è la gioia di credere nella “bella novella”, o “buona novella” portata ai poveri pastori e di continuare la sua diffusione: “Non temete, ecco io vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato… un salvatore che è il Cristo Signore” (Lc 2, 10-11). In Benin la Messa dura due ore di canti, preghiere , balli. Una gioia nella condivisione della fede ma anche del poco che si ha.

La missione è credere che Gesù è morto “uno per tutti” (2 Cor 5, 12), anche per coloro che non lo sanno. Come Paolo che non ha conosciuto Gesù durante la sua vita terrestre, anch’io e ciascuno di noi, possiamo dire singolarmente: “Mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2, 20) per me personalmente. Ecco perché io non posso tacere questo fatto! L’educazione è la prima carità Allora. Scuole cattoliche frequentate anche dai mussulmani. Scuole dove s’insegna di tutto e con passione. Rigore perché se non si sa s’è bocciati! Studiare per migliore la propria e l’altrui vita. Educare all’igiene! Ci vogliono medicine contro la malaria, le infezioni. Dispensari che fanno da piccoli poliambulatori dove con pochissimo si curano tanti.

La missione è portare al mondo l’acqua che dà la vita: “Se tu conoscessi il dono di Dio – disse Gesù alla Samaritana – e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva…, ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4, 10.13). Dare da bere e da mangiare nei villaggi. Non si muore di fame in Benin ma di carenze alimentare per i bambini. La polenta non basta!

La missione vuol dire coraggio, come san Paolo: “Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere perché io sono con te” (At 18, 9-10). Far sapere come alcuni stati europei sfruttano silenziosamente i poveri “negretti” dell’Africa. Denunciare senza far guerre (anche troppe). Il Benin non è in guerra perché nel sotto suolo non ha nulla che interessi il mondo occidentale. La povertà di risorse minerarie li salva dalle guerre che il mondo “civile” provoca per arrivare a imporre governi fantoccio e soprattutto avere le concessioni per scavare e arricchirsi. La schiavitù è finita con le navi di legno ma continua con le petroliere!

La missione porta la salvezza: “Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi?” (Rom 10, 13-14).
Le vie della missione possono essere diverse: la testimonianza, il primo annuncio, la conversione, il battesimo e la formazione delle comunità ecclesiali, l’inculturazione, il dialogo, la promozione umana integrale. Ma il movente e il cuore della missione è l’amore che ci spinge: “Caritas Christi urget nos!”

Il viaggio in Benin o in Etiopia lo possono fare tutti basta rivolgersi al convento dei Cappuccini di Recanati e con loro ci si organizza. Un viaggio per diventare “volontari” della missione dei frati cappuccini delle Marche. Don Gabriele assicura che l’organizzazione del viaggio è stata più che efficiente. Ora la missione è qui in Italia per renderci conto delle potenzialità che abbiamo nonostante la crisi economica. In Africa è sempre in stato di crisi! Possiamo essere solidali tra di noi e vincere questa morsa economica aiutandoci e non cercando di difendere quel poco che ci resta! Il messaggio del Vangelo non è solo per il Paradiso ma perché qui possiamo vivere l’essenza del Paradiso: volersi bene! Le multinazionali e i grandi interessi economici dei paese industrializzati cercano di schiavizzare tutti, africani e anche noi! Possiamo reagire con la rivoluzione della solidarietà! Riconoscere nella persona accanto un fratello e non un altro individuo è l’unica strada per migliorare il modo. Un’Utopia? Forse, ma il cristianesimo, secondo don Gabriele, è la risposta al futuro dell’umanità. Far crescere gli africani in Africa e gli europei in Europa. Valorizzando le culture e comunicandoci la tecnologia al servizio della persona e non del profitto.

Don Gabriele Trombetti