LOI TRAVAIL : IL “JOBS ACT” FRANCESE – di Manfredi Mangano
Se nelle prime puntate di questa rubrica abbiamo parlato di opportunità, questa settimana parleremo di crisi: la Francia protesta da settimane contro la “Loi Travail”, il “Jobs Act” fortemente voluto dal premier Manuel Valls e che porta il nome del suo ministro del Lavoro, Myriam El Khomri.
Loi Travail: Lavorare di più, licenziamenti più facili
La Loi Travail è il frutto della svolta liberale che ha dato al governo socialista francese Valls, che si ispira apertamente al nostro Matteo Renzi[1] e vorrebbe trasformare il Partito Socialista in un senso più vicino al PD[2]. Oggi in Francia la media delle ore lavorate nell’anno deve rimanere sulle 35 ore: per un massimo di 12 settimane, si può salire fino a 44, concentrandone massimo 60 in una settimana per esigenze straordinarie. Gli straordinari vengono pagati il 25% in più per le prime 8 ore sopra queste medie, e il 50% in più per le ore successive.
La riforma permette di salire fino a 46 ore per 16 settimane, e rende più semplice richiedere l’attivazione delle 60 ore: il bonus per gli straordinari viene reso flessibile, con un minimo al 10%, e in caso si lavori più del dovuto si potranno recuperare le ore in tre anni, anziché uno.
La riforma rende inoltre più semplice licenziare i propri dipendenti per motivi economici, con normative che cambiano a seconda della dimensione dell’impresa, e fissa delle indennità fisse, oltre a eliminare il reintegro sul posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo[3].
Da “Nuit Debut” agli scioperi di massa
Le prime manifestazioni contro la Loi El Khomri sono iniziate lo scorso 9 marzo, quando studenti e precari hanno iniziato a radunarsi in Place de la Republique, a Parigi, per una serie di “veglie in piedi”, assemblee permanenti che vanno sotto il nome di “Nuit Debut” e che continuano ininterrotamente da allora, catalizzando l’attenzione dei movimenti di estrema sinistra[4].
Ma il braccio di ferro più importante è quello tra il Governo, che ha problemi anche con l’ala sinistra del Partito Socialista, e i 7 sindacati che stanno cavalcando la protesta, tra cui la CGT (di matrice comunista) e la FO (tradizionalmente vicina ai socialisti).
La Francia è infatti preda di una serie di scioperi generali e picchetti ad oltranza, che stanno coinvolgendo anche i rifornimenti di carburante e le centrali nucleari: il 26 maggio una grande manifestazione di protesta ha visto partecipare circa 300.000 persone; e i sondaggi per ora sembrano indicare una ostilità dell’opinione pubblica alla riforma[5].
Le Marche e il Jobs Act: un primo bilancio
Dalla Loi Travail francese al Jobs Act in Italia e nelle Marche: nel corso del 2015, si è avuto un saldo di assunzioni positivo di circa 6.000 posti nella nostra regione. Secondo le analisi di CNA e Confartigianato, pure favorevoli alla riforma, il risultato è dovuto in larga parte agli sgravi sui contributi, che quest’anno andranno a scadere. Aumentano però fortemente i voucher, che nel 2015 sono saliti del 66% rispetto al 2014: la strada dell’occupazione per le Marche vedrà prevalere precarietà o stabilità[6]?
[1] http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/09/07/renzi-con-sanchez-e-valls-lancia-lalleanza-eurodem-sfida-a-berlino-basta-rigore11.html
[2] http://www.leparisien.fr/politique/cambadelis-veut-des-2016-fondre-le-ps-dans-une-alliance-populaire-15-12-2015-5374941.php#xtref=https%3A%2F%2Fwww.google.it%2F
[3] http://www.repubblica.it/economia/2016/03/14/news/jobs_act_francese-135449450/
[4] http://ilmanifesto.info/nuit-debout-una-lotta-ri-costituente/
[5] http://ilmanifesto.info/loi-travail-guerra-dusura-governo-cgt/
[6] http://www.cna.it/notizie/cna-il-jobs-act-fa-crescere-loccupazione-regione