‘UOMINI DI DIALOGO, COSTRUTTORI DI RELAZIONI SOLIDE’

La chiesa di Fabriano-Matelica è in festa per il suo nuovo pastore che, il 18 giugno, farà il suo solenne ingresso in Diocesi. Due cardinali, venticinque vescovi e duecento sacerdoti nel duomo di Ascoli per l’ordinazione episcopale di Monsignor Stefano Russo. La solenne cerimonia si è tenuta ieri pomeriggio ed è stata presieduta dal cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo. Con lui Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno e Nunzio Galantino, segretario della Conferenza Episcopale Italiana. Emozionato anche il pastore uscente, l’ideatore del pellegrinaggio Macerata-Loreto, che lascia per raggiunti limiti di età. E’ stato proprio don Giancarlo Vecerrica in queste settimane a chiedere di pregare per il suo successore. E ieri il clima di raccoglimento e preghiera è stato vissuto con intensità da diverse migliaia di persone che hanno assistito al rito o in duomo o nei maxischermi collegati. <<Vescovo non è – ha detto il Cardinale Menichelli – chi ama l’onore più che l’onere perché l’episcopato è opera di servizio>>. Il presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana ha augurato di stare sotto la Parola che è “l’unico modo per vivere il ministero che il Pontefice ha affidato a don Stefano”. La presentazione dell’eletto, la lettura della bolla papale, gli impegni esplicativi, le litanie dei Santi, l’imposizione delle mani da parte di tutti i vescovi presenti – ben quattro quelli originari di Ascoli Piceno che hanno concelebrato: Coccia, Marinelli, Petrocchi e Russo – l’unzione crismale, la preghiera di ordinazione, la consegna del libro dei Vangeli, dell’anello, della mitra e del pastorale hanno contraddistinto e dato solennità alla celebrazione. E’ stato lo stesso don Stefano, al termine della Messa, a raccontare della sua devozione per la Madonna e del suo impegno per la comunionalità tra i fedeli e i sacerdoti. Proprio le corali, unite in una sola per l’occasione, sono il frutto di anni di pastorale in mezzo alla gente di diverse parrocchie nonostante l’impegno a Roma come direttore dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali della Cei. <<Sono figlio di questa terra – ha detto ancora – e non riesco a vedermi slegato dai tanti volti e luoghi con i quali ho percorso un cammino che mi ha condotto oggi a vivere questa tappa della mia vita>>. Poi una chiara indicazione metodologica per il futuro. <<Non è tanto importante quello che facciamo e dove siamo. Se ci fidiamo di Dio, sappiamo che non c’è cosa migliore che possa capitarci, che fare la sua volontà. In questo modo le distanze tra noi sono veramente annullate e sperimentiamo un’unità che, diversamente, non sarebbe possibile>>. Durante i ringraziamenti ai presenti, tra i quali i sindaci di Fabriano, Matelica, Genga e l’assessore ai servizi sociali di Sassoferrato, don Stefano ha augurato ai seminaristi di essere “uomini di dialogo, testimoni efficaci e costruttori di quelle relazioni di cui oggi c’è particolarmente bisogno”. Si parte da qui. Ora si attende l’ingresso in diocesi per iniziare il tratto di stratta nella terra che, più di altre, ha sofferto la crisi economica e occupazionale.

Marco Antonini