LA CULTURA E L’ILLUSIONE FABRIANESE – di Alessandro Moscè

La cultura non sostituirà l’impresa industriale. La scoperta di una statua attribuita a Donatello non darà a Fabriano una marcia in più per creare posti di lavoro. E’ sul fronte aziendale (non a caso uso la parola “fronte”) che la città e il suo comprensorio continueranno a battersi per uscire dalle secche. La stessa vocazione turistica, da queste parti, non c’è mai stata e non sarà un palio, una mostra, un evento qualsiasi ad immettere Fabriano in un circuito di livello nazionale che trasformi la potenzialità attrattiva in terreno fertile per l’occupazione. Neanche il riconoscimento di Città Creativa dell’Unesco (di cui si sono perse le tracce) sembra essere un punto d’arrivo, quell’asso da calare perché avvenga una trasformazione dello storico sistema. Che piaccia o no, Fabriano rimane ancora legata ad un modello standard, ad una crisi perdurante, ad un ambito produttivo uguale a quello che l’ha caratterizzata per decenni. Il guaio è che questo contesto che innalzò il reddito pro capite della popolazione a ritmi impensati, non è stato rinnovato, che se si esclude pochissimi casi (L’Elica in primis), nessuno ha saputo raccogliere, durante la recessione, il testimone dell’eredità lasciata dalla famiglia Merloni. La trasformazione doveva e deve avvenire in campo industriale (primo settore), perché si possa alzare la china. Il resto (cultura, turismo, commercio) rappresenta un corollario, un bilanciamento, un’offerta complementare ma insufficiente, autonomamente, a colmare il vuoto. Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha reso note a fine marzo le statistiche relative ai redditi Irpef presenti nelle dichiarazioni dei redditi 2015. Nelle Marche ammonta a 18.333 euro, quasi 1.400 euro in meno rispetto alla media nazionale (19.719 euro). Una somma che fa della nostra regione la più povera del centro-nord. Dice il patron di Elica Francesco Casoli: “I clienti cambiano. E con loro devono cambiare i nostri prodotti, i nostri servizi e il modo di vendere”. Il miglior imprenditore fabrianese si appella all’innovazione, alla tecnologia, al design, al know-how. Quantità e qualità del lavoro sono la base per un’inversione di tendenza che non c’è stata. Dice ancora Casoli, provocatoriamente: “Siamo a caccia di talenti. Vogliamo persone complicate e difficili da gestire”. Come cambia il mondo…

Alessandro Moscè