‘COALIZIONE DA TIFFANY’: SESSISMO, BUGIE E VIDEO-GAFFE

L’8 marzo, con la sua schiera altezzosa di “haters” contrapposta ai melensi oltranzisti della mimosa, sembra lontano due ere geologiche. Dopo otto giorni, ecco che l’Italia si ritrova sprofondata per la seimilionesima volta nell’eterna bagarre maschi contro femmine. Guido Bertolaso è nell’agone delle amministrative capitoline da meno di un mese, e sin qui ha inanellato più gaffe di Luca Giurato in 28 anni di Uno Mattina. Ci mancava solo che alle gazebarie di domenica arrivasse secondo, pur essendo in gara da solo: i cittadini lo temono come la peste antonina descritta da Galeno. Dopo aver twittato “Roma città terremotata” (facendo incazzare a braccetto aquilani e romani), dopo aver detto ai vigili dell’Urbe “siete i Marines di Roma” (full mutual racket), ecco l’ultima scorza di banana pestata dall’imbranato voyeur dei centri massaggi. “Giorgia Meloni dovrebbe fare la mamma. Fossi suo marito sarei allarmato”. Apriti cielo: ci mancava solo la invitasse a fare la calza e a girare il sugo ogni 5 minuti sennò si attacca. La video-gaffe su La7 in un attimo ha scaldato gli animi di tutto il veterofemminismo da Sondrio a Ragusa, con la Boldrini ricoverata d’urgenza per perdite plurime di bile. Berlusconi, che quando c’è da tirar giù una puttanata ormai è lesto come Higuain sottoporta, gli ha fatto immediata eco. “Una mamma non può fare il sindaco”. A meno che non sia una serata a tema “fascia tricolore” ad Arcore.

La botta al cerchio e quella alla botte qui sono inevitabili. Il “va de retro donna” e le affermazioni di Bertolaso sono indifendibili, specie perché esternate con sorrisino modello Trump in diretta tv. La (strumentale) artiglieria giornalistica che ha sparato a man bassa su di lui, però, fa altrettanto ridere: si è semplicemente tirato un colpo di zappa sui malleoli. Su Berlusconi, poi, l’indignazione è accanimento terapeutico: stupirsi delle sue invettive sessiste è come meravigliarsi della velocità di Husain Bolt, della bellezza di Charlize Theron o delle strade gelate in Alaska. Per informazioni chiedere a Rosy Bindi. Il quesito è: una neo-madre può fare il sindaco? Of course. Lo può fare a Roma? Insomma. Postilla di realismo: fare il primo cittadino della città eterna non è come amministrare un condominio al Tufello. Tra una poppata e un incontro con i movimenti per la casa, tra un cambio di pannolino e un Tevere in piena per la pioggia, tra una visita dal pediatra e una ai sindacati Atac che minacciano le braccia conserte e città in tilt, la cosa non pare una scampagnata. La verità è che la Meloni da giorni cammina in un vicolo mistico manco si fosse fatta di pejote: cambia idea ad ogni passaggio della metro B. Era stata lei stessa, al “Family day”, a dire che pancione e Campidoglio non andavano d’accordo. Ber-Ber (Bertolaso-Berlusconi) sono vecchi, rincoglioniti e diversamente educati, ma matti del tutto no. La coalizione di centrodestra, così, adesso è depressa come una sedicenne al verde da Tiffany: certo è che solo la bionda fan di Julius Evola può avere delle chance. “Farò la mamma e lavorerò duro” – puntualizza. In entrambi i casi, sarà una prima volta.

Il sessismo ha messo sulle ginocchia anche il #M5S: la candidata di Milano Patrizia Bedori si è tirata indietro. “Scelta mia”- sostiene. Che è un po’ come quando una fidanzata ti dice “ti lascio perché t’amo troppo”. Poi però si è tolta un’autentica pietraia dalle scarpe. “Mi hanno dato della cessa, dell’obesa e della disoccupata”. Non stentiamo a crederlo. Anche qui, per ulteriori info chiedere a Rosy Bindi (tranne che per il “disoccupata”). Ai “minus habens” che l’hanno insultata sul web va detta una cosa: con un sindaco donna non ci dovete né limonare né copulare, ma dovete soltanto barrare (se vi va) il suo nome sulla scheda.

Alla mensa dello sdegno sessista non poteva mancare Laura Boldrini. Dopo due settimane passate a osannare il bimbo di supercalifragilistichespi-petaloso, l’accademia della Crusca ha dato ragione alla n°1 di Montecitorio: se si dice “presidente”, si può dire pure “presidenta”. Premesso che nella lingua italiana già esiste il sostantivo “presidentessa”, a questo punto chiediamo ai glottologi “cruschiani” di dare disco verde all’aggettivo “boldrinoso” come sinonimo di “spaccamaroni”. Se la “presidenta” smettesse di trattare le donne come dei panda in via d’estinzione, forse le prime ad essergliene grate saranno le donne stesse.

Che però il nostro paese abbia un debito con le donne pari a quello che ha la Grecia (in denaro) con la Germania è indubbio. Per avere un’istantanea precisa, basta farsi un giro in consiglio comunale a Fabriano, dove su ventiquattro consiglieri le donne sono quattro. Un esempio di pari opportunità da far invidia all’Iran dell’epopea Ahmadinejad. Eppure noi stiamo con Kipling: una donna stupida può manovrare un uomo intelligente, ma ci vuole una donna molto intelligente per manovrare un uomo stupido.

Valerio Mingarelli