FINO A QUANDO SI POTRA’ NASCERE A FABRIANO?

Mamme in dolce attesa chiedono di conoscere quanto prima il futuro del punto nascita di Fabriano. Al momento, infatti, tutto tace e gli aggiornamenti (o le belle notizie!) tardano ad arrivare. La trattativa politica non ha prodotto ancora niente di ufficiale, l’Asur non ha inviato nessun documento che sancisce la chiusura della sala parto dell’Ospedale Profili e il Sindaco Sagramola non ha sciolto le riserve circa un possibile ricorso al Consiglio di Stato. Sono stati i cittadini, negli ultimi giorni, a reclamare azioni forti all’amministrazione comunale e al comitato nato in difesa della struttura. Sveglia Fabrianesi, inoltre, ha la convocazione di un consiglio comunale aperto per approfondire la questione Ostetricia e anche il possibile depotenziamento del Profili con tagli a reparti che hanno scatenato l’ira della città. In primo piano il maltempo. “Anche negli ultimi giorni con le abbondanti piogge – denunciano – ci sono stati rallentamenti lungo la SS76 causa manto stradale bagnato e lavori in corso per il raddoppio della tratta tra Cancelli e Serra San Quirico e l’ambulanza avrebbe perso minuti preziosi”. Forse già questa settimana il Sindaco Sagramola incontrerà i cittadini. “Il punto nascita rimane al centro delle nostre riflessioni. A breve – ha detto – ci confronteremo con il comitato e valuteremo la situazione. Dopo la bocciatura del Tar questo è il tempo dei colloqui con la Regione Marche ed i responsabili della sanità regionale perché abbiamo ancora spazio per costruire una soluzione positiva per salvaguardare Ostetricia”. E’ sceso in campo anche l’ex primario di Chirurgia per chiedere un passo indietro da parte della politica. “Sto rivivendo le drammatiche urgenze cui possono andare incontro le donne in gravidanza che, se non risolte in breve tempo, mettono a repentaglio due vite. Costringere le partorienti a rivolgersi a Jesi o a Branca esporrà inevitabilmente a grossi rischi e responsabilità chi fa queste scelte politiche”. Così il dottor Franco Tobaldi. “Stiamo assistendo – tuona – ad uno smembramento dell’ospedale, con il rischio di tornare indietro di 40 anni”.