VEDOVE POCO ALLEGRE. PER IL CICLO ‘ALTA PENSIONE’

Poveri italiani. Il loro martirio, fatto di angherie e prepotenze plurime, ormai è routine. Dalle Tasi alle Tari. Dai testimoni di Geova al citofono ai messaggi vocali nei gruppi WhatsApp. Dalle Moretti in tv ai Gasparri su Twitter. Per non parlare di Carlo Cracco in un bagno Scavolini. L’ultima violenza è arrivata da Sanremo, con una serata finale durata più dell’intera saga del “Padrino” di Coppola. Peraltro in concomitanza col nostrano “Superbowl” pelotaro Juve-Napoli: sabato il caos mentale italico era tale che ad un certo punto il presidente Mattarella ha cercato il codice per televotare Pogba e a mezzanotte ha chiesto di rivedere il gol di Enrico Ruggeri e un paio di fuorigioco dubbi di Dolcenera. Smaltita la sbronza dalle nocive emissioni sonore del festival, i malcapitati italiani hanno dovuto affrontare un altro sopruso. “Tagliamo le pensioni di reversibilità! Basta privilegi per la casta delle vedove!”. Tra grida belluine, polpette avvelenate, cazzate col fischio e imprecazioni nei confronti delle facce di bronzo governative, nelle ultime 48 ore sul web non s’è parlato d’altro. Per carità, vedova spesso fa il paio con “vecchietta”: tante sono squisite, tante altre non sono senza peccato. Sull’autobus possono masticarvi la milza se non cedete loro il posto e sanno trasformare gli uffici postali (o altri sportelli) in una babilonia demoniaca. In fila dal medico peggio ancora: vi aggiornano sul loro campionario di psoriasi, osteoporosi, vene varicose, riniti vasomotorie, faringiti da streptococco e unghie incarnite. E se vi prende un attacco di meningite fulminante, nulla da fare: non vi faranno mai passare avanti. I loro simili al maschile non sono tanto meglio: nella migliore delle ipotesi passano le giornate di fronte a un cantiere ad oltraggiare le parti basse agli operai che lavorano, nella peggiore cedono alle moine di una ventiduenne moldava e la sposano facendosi spillare anche i molari d’argento. Da lì a lasciarli senza il becco di un quattrino, però, ce ne corre. Altresì di vedove e vedovi adorabili (in età verde o no) ce ne sono a bizzeffe e nella maggior parte dei casi il consorte defunto la pensione se l’è sudata: sforbiciarla sa di carognata. Verranno tagliate davvero queste pensioni di reversibilità? Forse no. O forse sì. La faccenda lì per lì gocciava latte di bufala. Però nel disegno di legge delega (un po’ astruso) sul contrasto alla povertà, si parla nitidamente di “razionalizzazione” di prestazioni assistenziali, ma anche di prestazioni previdenziali: la relazione “a latere” cita proprio la reversibilità. Certo, il termine “razionalizzazione” in politica è come un’espressione facciale di Gabriel Garko: dice tutto e niente. Giuliano Poletti, titolare del welfare renziano, si è messo la tuta da pompiere e ha scongiurato ogni taglio. Va però detto che il suo potere decisionale è fiacco: il ministrone emiliano nel gradimento del premier è caduto in disgrazia, tanto che nell’ultimo rimpasto Renzi gli ha sfilato di mano sia la delega alla famiglia sia quella al “Jobs Act”, legge figlia proprio del panzer “Giulianone”. Il quale, lo ha dimostrato più volte, del frate francescano ha solo lo sguardo (abbinato a un fisico da Bud Spencer) e di caritatevole poca roba. Le vedove dunque hanno da stare tutt’altro che allegre: specie per le alte pensioni, si profilano altre tensioni. Renzi, che è solito mangiare spezzatino di faina 5 volte a settimana, sa che non può permettersi uno sfregio simile: per aiutare dei poveri non si possono generarne degli altri. Il surreale allarme perciò dovrebbe rientrare. A Fabriano, dove lamenti, cagnare e cicalecci sono irreversibili, di reversibile c’è rimasto il basket. Vedova della spirata “palla a spicchi” di serie A, la città della carta ospiterà al PalaGuerrieri il team di A/2 di Recanati. Non ce ne vogliano, i posteri di Giacomo Leopardi: se si parla di pallacanestro e si ripensa a quando “beltà splendea”, “naufragar” non ci è per niente dolce in questo mare (che nemmeno abbiamo).

Valerio Mingarelli