CORTEO DI AUTO CONTRO LA REGIONE. TERZONI INTERROGA IL MINISTRO

Ostetricia ancora in primo piano. Lunedì pomeriggio alle ore 18 è previsto il Consiglio Comunale a Palazzo Chiavelli. Verrà discusso un ordine del giorno per organizzare una manifestazione di tutti i consiglieri presso gli uffici del Governatore. Martedì, alle 11,30, invece, un lungo serpentone di auto partirà dal parcheggio del PalaGuerrieri a velocità ridotta. Destinazione la sede del Consiglio Regionale nel capoluogo. “Sarò io, con la mia utilitaria – dichiara il Sindaco – ad aprire il lungo corteo.” Prosegue, intanto, la protesta delle mamme che continuano a scrivere messaggi al Governatore per raccontare la complessità delle vie di comunicazione  fabrianesi. “Ho avuto una complicazione a casa – racconta A. F. – e dopo 15 minuti ero in sala operatoria per il taglio cesareo. Cosa sarebbe potuto accadere durante quei 50 km per arrivare a Jesi attraversando la SS76 piene di imprevisti e blocchi, come alcuni giorni fa?” Il Coordinamento, intanto, ha stampato un nuovo segnale stradale dal titolo provocatorio “Rallentare, parto in corso sotto le gallerie.”

TERZONI (M5S) PRESENTA INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

“In tema di sanità, in molte regioni ci si sta mobilitando per mantenere in vita quei punti nascita che sono sotto la quota minima dei 500 parti all’anno. Si registra però un paradosso: il governo firma decreti e fornisce linee di indirizzo ma le amministrazioni regionali poi procedono ognuna un po’ come le viene più comodo. E’ il caso delle Marche, dove in un baleno sono stati depennati dalla giunta Ceriscioli i punti nascita di Osimo, San Severino Marche e Fabriano. Per fare chiarezza su questa discrepanza tra esecutivo e regioni, ho depositato ieri un’interrogazione parlamentare al ministero della Salute”. E’ quanto afferma in una nota la portavoce del Movimento 5 Stelle On. Patrizia Terzoni. “Per arrivare allo scenario attuale – specifica – bisogna andare indietro di qualche anno: l’accordo stato-regioni del dicembre 2010, al fine di ottimizzare risorse e di accrescere la qualità nel servizio assistenziale ai percorsi di nascita, diede il là alla chiusura di quei punti sotto la soglia minima dei 500 parti. Dopo la sequela di polemiche sorte però in tutta Italia, lo scorso 11 novembre il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha messo la sua forma su un decreto che affida al Comitato percorso nascita nazionale il compito di esprimere un parere sulle richieste di deroghe avanzate dalle regioni. Molte di esse però, praticamente in contemporanea alla firma del decreto e quando esso ancora non era “effettivo”, si sono affrettate a chiudere i battenti ai punti nascita coi numeri più bassi. Non solo: l’accordo del 2010 prevedeva l’istituzione di una funzione di coordinamento permanente per il percorso nascita anche a livello regionale. In 5 anni però, soltanto 7 amministrazioni su 20 hanno provveduto, almeno da quanto riporta il sito del Ministero: Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna, Molise, Puglia, Sicilia e Umbria. Inoltre non sono affatto chiari quali debbano essere i criteri strutturali e gli standard qualitativi ai quali un dato punto nascita debba rispondere per poter fruire della deroga. Come M5S, riteniamo che il ministro debba prendere la situazione in mano in modo fermo: chiudere punti nascita situati in aree con difficoltà di collegamenti viari senza che si siano fatte valutazioni appropriate è un autogol clamoroso. In una regione come le Marche, ad esempio, la giunta regionale ha proseguito il suo iter a testa bassa infischiandosene del decreto dello scorso novembre, che invece è stato preso in considerazione in altre regioni. Una baraonda generale molto sinistra: ci aspettiamo una presa di posizione forte da parte del ministro Lorenzin”.