IL MINISTRO POLETTI E GLI ATTI CHE CI SI ASPETTA DALLA POLITICA – di Alessandro Moscè

Ci colpiscono alcune parole del Ministro Poletti: “Non ho sentito mai un giovane dire che il suo problema è l’articolo 18, ma piuttosto mi riferiscono quanto sia difficile mettersi insieme ad un amico per realizzare qualcosa”. Lo ha affermato a “Job&Orienta”, la rassegna dedicata al mondo della formazione e del lavoro che si tiene a Verona. Per il Ministro i ragazzi vanno sostenuti favorendo l’alternanza scuola-lavoro poiché è fondamentale l’esperienza che si matura sul campo. Inoltre serve che i giovani non approdino nel mercato del lavoro troppo tardi. “Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a niente, meglio 97 a 21. Noi abbiamo in testa il voto, ma il tempo è più importante”, ha aggiunto Poletti. Nel rispondere alle domande di un gruppo di studenti presenti, il Ministro ha spiegato l’importanza di coltivare un’esperienza nel mondo professionale: “Oggi un’azienda che si mette in relazione con un giovane, la prima cosa che vuol capire non è cosa sappia, ma chi sia, e questo non si impara solo dentro un’aula. L’alternanza è decisiva, consente di fare esperienza, di conoscere, di mettersi in relazione e di valutare meglio le nostre attitudini, perché il lavoro è una parte essenziale della nostra esistenza. Le competenze specifiche sono importanti, ma abbiamo sempre più bisogno di promuovere le cosiddette soft skill, quelle competenze trasversali su come risolvere un problema, su come lavorare con gli altri”. L’Italia deve ricostruire una sua idea di merito e di successo. Non ci sembrano sbagliate queste osservazioni, ma resta un punto fermo. Il Paese è in recessione, e nonostante le buone premesse alle quali fa continuamente riferimento il premier Matteo Renzi, non si registrano segnali rilevanti dell’auspicata ripresa. Dalla politica non ci aspettiamo analisi sociologiche, ma la risoluzione dei grattacapi contingenti. Defiscalizzazione in favore delle imprese; decontribuzione per le aziende che assumono giovani; assunzioni agevolate; apertura del mercato a settori chiusi; sblocco dei ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni; riconoscimento finanziario all’innovazione; miglioramento della competitività nelle esportazioni ecc. Sono solo alcuni degli atti che potrebbero servire per il rilancio: il governo faccia i suoi passi il prima possibile.

Alessandro Moscè