IL PAZZO DELLA PORTA ACCANTO – di Alessandro Moscè

I fatti di Ancona che hanno sconvolto l’Italia intera, sono inequivocabili: i giovani d’oggi, nella loro imprevedibilità, possono diventare assassini. Efferati assassini che uccidono una madre e un padre. Ragazzi come tanti altri, adolescenti che cercano vanamente un’identità e che di fronte alle privazioni esplodono in gesti violenti. La tragedia è quasi sempre inaspettata, eppure accade. “Ho visto del fumo e ho fatto fuoco di copertura”. Con queste parole, con un linguaggio paragonabile a quello dei videogame, Antonio Tagliata, reo confesso dell’omicidio della madre della fidanzata e del ferimento del padre, ha spiegato davanti al gip, nell’udienza di convalida, cosa è accaduto il 7 novembre scorso in casa di Roberta Pierini e Fabio Giacconi. Ripercorrendo gli ultimi istanti prima che esplodesse la follia omicida, il 18enne ha detto che Giacconi era seduto sul divano e che la moglie, in piedi, fumava nervosamente. Poi la discussione sarebbe salita di tono: “Il padre aveva uno sguardo minaccioso. E’ venuto verso di me. Ho avuto paura, non ho capito più niente. Gli occhiali mi si sono appannati”. Il giovane sarebbe stato incitato dalla ragazza: “Spara, spara”. Ma è possibile che del pazzo della porta accanto nessuno si sia mai accorto? Un raptus, è davvero non intercettabile prima di un fatto delittuoso? Quali colpe ha la famiglia del non avvertimento di qualcosa di anomalo? E la società tutta che ruota intorno ai giovani, ha delle responsabilità? “Si ricorre alla parola raptus per mascherare la nostra mancanza di consapevolezza”. Così Maria Beatrice Toro, esperta in psicologia dello sviluppo. In una nota spiega che per prevenire “può fare la differenza conoscere l’adolescenza, i suoi perché, i suoi modi, così da distinguere la conflittualità normale da quella patologica”. E’ fondamentale saper dialogare, non sentirsi detronizzati nel momento in cui il figlio non considera più i genitori come la fonte principale di informazione sulla vita. Bisogna accettare di porsi come un interlocutore autorevole, ma che non pretende di imporre la sua visione. L’ultima raccomandazione è la più importante: essere adulti, non comportarsi per primi da adolescenti, perché altrimenti si perde di credibilità. Insomma è determinante conoscere i figli, le loro dinamiche e le conseguenze emotive che sortiscono su di noi. Il pazzo della porta accanto può essere avvistato, segnalato, frenato.

Alessandro Moscè