CECILIA E TOMMASO, DUE FABRIANESI IN AFRICA

Cecilia Guida e Tommaso Bolzonetti raccontano le loro esperienze in Africa con l’associazione Africa Mission

Perché avete deciso di partire per l’Uganda? E’ stata una decisione meditata o improvvisa? Come hanno reagito le vostre famiglie?

Cecilia: Sono stata in Africa tre volte. La prima è stata nel 2012 in Uganda con Africa Mission. Per questa partenza la decisione è stata meditata, le preoccupazioni erano tante, ma anche grazie alla mia famiglia che mi è stata sempre vicino, ho deciso di fare il viaggio della mia vita. Poi ho avuto una seconda esperienza nel 2014 con l’associazione Amani in Kenya e devo dire che dopo il viaggio del 2012 quelli successivi sono stati decisi in pochissimo tempo, soprattutto quello del 2015 che è stato proprio improvvisato; anzi, direi super improvvisato! Ero indecisa se andare in Ghana o in Uganda e alla fine ho scelto il mio primo amore: l’Uganda con Africa Mission. Ad influenzare la mia scelta è stata anche la partenza di Tommaso perché condividere il viaggio con un amico o con una persona a te vicina valorizza ancora di più l’esperienza. Ovviamente l’atteggiamento con cui ho vissuto questo ultimo viaggio, se confrontato con il primo, è stato completamente diverso. Nel primo la componente emotiva prevaleva su tutto, nell’ultimo a “controllare” la mia emotività c’era una parte di me consapevole e matura. Dicevo prima che la mia famiglia mi è stata vicina e aggiungo che mi ha sempre assecondato spingendomi a partire per l’Africa. Le preoccupazioni dei miei genitori erano tante, ma sono stati bravi a nasconderle dimostrandomi la loro soddisfazione e felicità per la mia scelta. Ricordo quanto ero titubante prima di partire per il mio primo viaggio nel 2012; dopo il primo incontro con Paolo Strona, uno degli accompagnatori in Africa, responsabile del gruppo Africa Mission Fabriano, ho valutato seriamente con i miei genitori l’idea di partire; mia madre precisamente mi ha detto: “ Via su, parti! Ti fa solo che bene” ed anche mio padre ha espresso il suo consenso. Penso che a loro basti vedermi serena, brava e felice.

Tommaso: La mia è stata una decisione molto meditata. Tutto è cominciato dal primo viaggio che ha fatto Cecilia insieme al mio amico Francesco De Bellis, anche lui attivo nel gruppo Africa Mission. Il loro viaggio ha segnato molti ragazzi (tra cui me), alcuni dei quali negli anni successivi hanno deciso di partire. Il Gruppo di Fabriano si è formato nel 2012 ma io ho deciso di partire dopo tre anni anche se l’intenzione c’è sempre stata. Sono una persona sensibile e da sempre mi impegno in varie attività di volontariato, ma decidere di partire era per me una decisione importante, per questo ci ho pensato così tanto. Riguardo i miei genitori dico che ho sempre riflettuto con loro sul fare o meno questo viaggio. Sono stati bravissimi perchè nonostante il loro essere così apprensivi (come penso lo siano un po’ tutti i genitori) mi hanno sostenuto e sono felici come lo sono io. Mi ci è voluto un po’ (qualche anno) dice ridendo ma ce l’ho fatta anche io a partire.

Qual è il ricordo più bello che conservate nel cuore?

Cecilia: Ho tantissimi ricordi nel cuore, ma ti racconto quello che ho vissuto in questo ultimo viaggio che ho fatto. Ero presso i MOP (Missionaries of the Poor) i frati che accolgono nella loro struttura i cosiddetti “ultimi fra gli ultimi”: gli abbandonati, gli orfani, gli albini e tutti coloro che non vengono accettati dalla società. Qui i ragazzi di Africa Mission svolgono varie attività di aiuto per queste persone. Io dovevo fare dei massaggi ad un bambino disabile e dargli da mangiare, avrà avuto circa 6-7 anni e dovevo imboccarlo per tre giorni, era un compito in apparenza non difficile anche se il bambino era disteso, immobilizzato in un letto. Il primo giorno è stato per me difficilissimo, non mi sentivo per niente a mio agio, ero impacciata e mi sentivo troppo tesa. il bambino mi fissava ed ero demoralizzata perché non riuscivo a fare il gesto naturale di dar da mangiare ad un bambino. Pensavo tra me e me “i frati sono così bravi a farlo, perché io non ne sono capace?” Poi mi sono armata di forza e il secondo giorno ho combattuto il mio imbarazzo e impaccio, il bambino mi ha fatto un sorriso e l’emozione è stata talmente tanta che mi sono messa  piangere. Ho sempre quel sorriso stampato nella mia mente, indimenticabile. Penso sempre al grande lavoro dei frati missionari e penso sempre a quello che mi hanno detto: “Noi ce la facciamo perché c’è Gesù, qualcosa più grande di noi”.

Tommaso: Il ricordo più bello che porto nel cuore è sicuramente quando per la prima volta ho incontrato i ragazzi del “Don Vittorio’s youth centre” il centro giovanile di Africa Mission. L’associazione ha a Moroto questo centro dove vengono accolti i ragazzi che non riescono a trovare una collocazione ben precisa nella società, la Karamojia è la zona più povera dell’Uganda e sono diffuse tante problematiche, una piaga di questo territorio è l’alcolismo. Africa Mission grazie a questo centro fa impegnare i ragazzi in tante attività, li rende vivi.  La prima volta che ho messo piede in questo posto ed ho incontrato i ragazzi del centro è stata un’ emozione meravigliosa. E’ inspiegabile questa sensazione che ricordo, mi sentivo semplicemente a casa. Ho coltivato amicizie con i ragazzi del centro che avevano tantissima voglia di conoscere me e tutto il gruppo di Africa Mission e quindi fin da subito sono stato catapultato nel loro mondo. E’ un ricordo indelebile, mi sono sentito a dir poco accolto, non mi era mai successo di sentirmi così.

Altri ricordi che ho nel cuore sono relativi al rapporto che ho avuto con gli altri ragazzi di Africa Mission provenienti da tutta Italia. Sono ritornato a casa arricchito non solo dal viaggio ma anche da nuove amicizie: quando si condividono certe esperienze, nascono dei legami speciali.

Quanto e come questo viaggio ha cambiato la vostra vita?

Cecilia: La mia vita è cambiata quasi radicalmente. Il viaggio ha trasformato il mio profilo formativo-professionale in quanto dopo la laurea triennale in lettere a Firenze mi sono iscritta al corso magistrale in Cooperazione Internazionale a Ravenna. Poi ovviamente sono cambiata dal punto di vista umano: le mie priorità non sono più le stesse e vedo il mondo con altri occhi. Al ritorno dal primo viaggio ho fatto tanta difficoltà a riprendere la mia vita e a relazionarmi come prima con le persone, ma lentamente ho ritrovato il mio equilibrio con umiltà, è stata dura, ma ce l’ho fatta. Si cambia quando si ritorna da viaggi di questo tipo, si impara a non avere più pregiudizi e  a capire ciò che conta veramente, ma è necessario avere la maturità di riambientarsi nella tua vita, nel tuo ambiente.

Tommaso: Io ancora devo scoprire quanto mi è cambiata la vita, sono tornato da troppo poco tempo per dirlo, per ora so come mi è cambiata: nei modi di pensare; ho visto una realtà troppo diversa dalla mia e come ha detto Cecilia, la visione del mondo dopo il viaggio cambia inevitabilmente. Ho conosciuto una realtà profondamente diversa da quella europea e ciò mi ha arricchito in un modo che non so spiegare. Spero di aver imparato ad essere più semplice, perché una delle tante cose che mi hanno sconvolto della gente è stata la semplicità, il saper vivere anche senza dei beni materiali che per noi sembrano essenziali. Pronuncio una frase che dice sempre Cecilia: “E’ importante preoccuparsi di ciò che è importante” Ecco, spero di aver imparato a fare questo.

Quanto la fede vi ha guidati e aiutato in questa esperienza?

Cecilia: Io ho sempre avuto una fede profonda e ho sempre frequentato la Chiesa, ma dopo la prima esperienza in Africa, la mia fede è maturata, la preghiera mi ha aiutato a riflettere e a riempire, meditando, i tempi lunghi che si vivono in questa terra (il famoso Africa Time di cui spesso si parla). Quindi dopo il primo viaggio, negli altri due il mio rapporto con la fede era già maturo. A riguardo mi piace ricordare una frase di Madre Teresa di Calcutta “Tu sei il filo e la corrente è Dio”. Quando viaggio in Africa so che a breve andrò via e che purtroppo la mia presenza non cambierà la situazione e quindi penso che non è solo importante l’aiuto pratico che si dà, ma l’amore che ci metti nell’atto dell’aiutare.

Tommaso: Io sono da sempre impegnato nell’Azione Cattolica e la fede è per me una costante. Giorno dopo giorno trovo sempre la forza nella fede in qualunque posto mi trovi, ma in Africa ho trovato in essa un grande supporto dal momento che in una terra straniera dove la povertà è dilaniante e le condizioni di vita sono pessime, non è facile trovare la forza per reggere un forte impatto emotivo.

Francesca Agostinelli