SETTORE FUNERARIO, BOOM CON LA CRISI. I DATI DALLE MARCHE

Quali comparti si sono trasformati dopo gli anni di crisi economica, che hanno toccato pesantemente anche Marche e Vallesina? Diversi gli ambiti esaminati da statistiche e media; poco indagato quello funerario che, confermano gli esperti del settore, ha visto un boom di imprese improvvisate e non strutturate. “Una polverizzazione dell’offerta commerciale, con molti operatori non qualificati ed adeguatamente strutturati che livellano verso il basso la qualità dei servizi erogati”, ha ribadito, anche di recente, l’Associazione EFI (Eccellenza Funeraria Italiana). Una battaglia approdata da tempo anche in Vallesina: “La crisi ha scatenato fenomeni preoccupanti, anche nelle piccole realtà territoriali – afferma Marco Bondoni, consigliere nazionale EFI e guida del Gruppo Bondoni di Castelplanio – Tra i settori più toccati c’è quello funerario, oggi vittima di chi pensa ci si possa improvvisare in un ambito considerato sempre e comunque remunerativo, senza indagarne obblighi e doveri, anche di modernizzazione aziendale e investimenti. Ciò comporta il deperimento dei servizi per la collettività e le famiglie, e accentua i disagi di una situazione già fortemente destabilizzata da un’eccessiva polverizzazione dell’offerta. Requisiti per esercitare la professione, caratteristiche delle Case Funerarie, formazione qualificata e verificata, rispetto delle regole: questi alcuni dei temi che stiamo attenzionando come EFI, sul piano nazionale (lavorando per una Legge Quadro ad hoc) nonché sul territorio su cui la mia attività di famiglia insiste dal 1899: Vallesina e fabrianese”. Le auspicate riforme creerebbero anche nuova vera occupazione, oltre che uniformità di regole, definizioni e requisiti. Dato rilevante quello della polverizzazione dell’offerta: nella regione Marche, analizzando solo gli ultimi 5 anni (anni neri della crisi) sono passate da 141 (nel 2010) a 177 (dato aggiornato al febbraio 2015) le imprese registrate che si occupano di “Servizi di pompe funebri e attività connesse” (da 135 a 170 se si guarda il dato di quelle attive). Un incremento che sfiora il 26%. Punte più alte nella provincia di Ancona, che mantiene il primato regionale per numero di aziende del comparto, e passa dalle 45 imprese registrate del 2010 (44 attive) alle 59 del 2015 (56 attive) segnando addirittura un +31%. Trend in crescita, confermato dal dato nazionale che dal 2010 (4.454 imprese) al 2014 (5.521) segna un incremento del comparto pari a circa il 24%. Occorrono provvedimenti che limitino la numerosità delle imprese funebri operanti e controlli rigorosi – ribadiscono gli esperti – nonché rivedere profondamente il sistema, che invoca una legge chiara per tutti. “Non bisogna dimenticare che questo è un mercato particolare – ricorda il giovane Edoardo Bondoni, quinta generazione del Gruppo Bondoni – dove le imprese si trovano davanti, al momento della trattazione delle attività, coloro che sono più indifesi, perché dolenti e provati dal lutto. Occorre investire in regole, etica, professionalità. Occorre inoltre crescere nell’innovazione aziendale e nella modernizzazione, ne abbiamo avuto conferma nei nostri viaggi formativi all’estero: solo così si può offrire all’utenza il giusto rapporto tra prezzo e qualità, vero elemento distintivo di un servizio dignitoso alla collettività, in un momento economicamente difficile come quello attuale”.

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