I MORTI E LA COSCIENZA CIVILE – di Alessandro Moscè

I recenti fatti accaduti nel Mediterraneo inducono varie riflessioni, ma soprattutto un piano d’azione per evitare stragi che riguardano non solo una politica di salvaguardia dei popoli migranti, ma anche e soprattutto la coscienza civile degli italiani e di ogni nazione europea. E’ appunto il tempo delle scelte immediate, non rivedibili. E’ il tempo del fare e non più del dire. E in effetti un piano d’azione di dieci punti è stato presentato dalla Commissione Europea e approvato a Lussemburgo dai vari ministri degli Esteri e degli Interni. Tra questi, rafforzare Frontex, prevedere meccanismi di emergenza per la redistribuzione dei profughi e lanciare un sistematico sforzo per sequestrare e distruggere le barche dei contrabbandieri di esseri umani. Per la caccia ai trafficanti viene evocato il modello dell’operazione Atalanta, con le navi militari dell’Ue in missione anti-pirateria nel Corno d’Africa. Per realizzarlo servirebbe un mandato del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ma l’Ue fa sapere che è pronta ad attivarsi. C’è già chi, come il Belgio, si dice disposto a mettere a disposizione mezzi militari. Nella guerra ai trafficanti sono previste anche operazioni di intelligence. Il punto tre chiede riunioni regolari tra Europol, Frontex, l’agenzia europea per l’asilo (Easo) e Eurojust, volte a raccogliere informazioni sul modus operandi e a tracciare i finanziamenti illeciti. Il punto dieci lancia l’idea di inviare nei paesi chiave ufficiali di collegamento per l’immigrazione: degli 007 dei flussi migratori di stanza nelle delegazioni dell’Ue. Finora si è fallito perché è mancato proprio un piano convincente e condiviso. Non è facile stanare i trafficanti di barconi, un’organizzazione radicata e clandestina, così come non è facile intervenire sul mare o distruggere le imbarcazioni recandosi direttamente sulle coste africane. La settimana scorsa è stata sgominata una banda: i componenti di un’organizzazione criminale transnazionale accusati d’associazione a delinquere e favoreggiamento di immigrazione e permanenza clandestina. Eritrei, etiopi, ivoriani e ghanesi avrebbero incentivato con enormi guadagni l’immigrazione illegale di migliaia di connazionali. La coscienza civile preme, mentre qualcuno pensa all’uso delle armi per evitare che gli immigrati sbarchino. Sulle coste libiche ci sarebbe un milione di persone pronte a partire. “La missione militare è ammissibile, ma solo per affondare i barconi”, puntualizza il Ministro degli Interni Alfano. Abbiamo l’impressione che sia troppo poco, così come di un intervento finora rimasto, purtroppo, solo sulla carta. La proposta di costruire campi profughi al di là del Mediterraneo con il consenso dei paesi ospitanti, in modo da compiere lì lo screening tra chi ha il diritto d’asilo e chi no, con l’ausilio di tutti i 28 stati dell’Europa, appare la soluzione migliore. Le stesse organizzazioni militari devono muoversi al più presto. Aspettiamo lumi.

Alessandro Moscè