UN’IMPIEGATA DI FABRIANO: ‘STANNO SPOLPANDO INDESIT’

”La verità? Whirlpool sta spolpando Indesit, mentre le fabbriche e gli uffici di Whirlpool restano intonsi, anzi, a Cassinetta si assumono 280 persone: il piano per il settore impiegatizio non l’hanno ancora presentato, ma sarà un piano da macelleria sociale. In Italia siamo ‘doppioni’, 1.200 noi di Indesit, altrettanti gli impiegati di Whirlpool”. A parlare è un’impiegata della sede centrale Indesit di Fabriano, poco prima dell’assemblea con sciopero. Preferisce non dire il suo nome, ma assicura che molti suoi colleghi, ”anzi tutti, hanno le stesse paure”. ”I sacrifici, gli stabilimenti che chiudono, sono da una parte sola, tutti sulle spalle di Indesit, a cominciare dallo smantellamento della fabbrica di Carinaro, a Caserta, una zona già martoriata dalla crisi. Il piano per gli impiegati non è stato ancora ufficializzato – sostiene – per il semplice motivo che il processo di integrazione fra Whirlpool e Indesit si regge sul nostro lavoro e se Whirlpool annunciasse esuberi si fermerebbe. Ogni giorno sono tanti gli impiegati che da Fabriano e dalle altre sedi di Indesit vanno a Comerio per curare le procedure di integrazione, dire adesso ‘lasciamo a casa che so, 300-350 persone’, sarebbe un autogol. Lo sapremo a giugno che fine faremo”.

Nei progetti dell’ex a.d. Marco Milani lo stabilimento Indesit di Melano di Fabriano – 270 addetti alla produzione di piani cottura – era destinato alla chiusura. Un anno dopo, con decine di scioperi e occupazioni stradali alle spalle, sotto gli americani di Whirlpool Melano diventa ”il più grande stabilimento in Europa per la produzione di piani cottura”, accorpando la forza lavoro della vicina fabbrica di Albacina, su cui Milani aveva invece fatto notevoli investimenti. ”Sì, ci chiamano ‘miracolati’ – dice Alfio Mattioli, delegato Fiom nella Rsu – e apparentemente con il piano Whirlpool partiamo avvantaggiati. Ma i dubbi sono tanti: come si conciliano 1.335 esuberi in Italia con investimenti per 500 milioni di euro? Dobbiamo conoscere il piano nel dettaglio, senza dimenticare che puntare sul monoprodotto, nel nostro caso il piano cottura, è sempre rischiosissimo”. ”Ad esempio – continua il delegato – un conto è se nello stabilimento entra un rotolo di lamiera ed esce un piano finito; altra cosa è se Whirlpool porta linee di montaggio: ci si mette un giorno a smontarle”. L’azienda ha annunciato che fra i due siti di Melano e Albacina i lavoratori coinvolti nel nuovo progetto sono 812, per produrre 2,3 milioni di piani cottura. ”Allo stato attuale – osserva Mattioli – gli esuberi sono 250, più altri 30 che Whirlpool conta però di riassorbire nell’arco di 4 anni. Come sindacato cercheremo soluzioni per queste 250 persone; certo per gli 850 esuberi di Caserta sarà tutto più difficile”. A Melano la multinazionale riporterà produzioni che erano state delocalizzate, come i piani cottura di alta gamma in vetroresina, mentre da Albacina altri forni di alta gamma andranno a Cassinetta di Varese. Ma perché gli americani hanno privilegiato Melano rispetto ad Albacina? ”Forse perché noi produciamo blocchi speciali in acciaio inox, che Whirlpool non ha, e perché il nostro capannone, 34 mila metri quadrati, è tutto nuovo, con un magazzino centralizzato”. Ma oltre ai pro ci saranno anche i contro: ”l’indotto di Albacina ad esempio, destinato a perdere lavorazioni”. E poi c’è il grande rebus del settore impiegatizio del gruppo Indesit, un migliaio di persone che non conosce ancora il proprio futuro: ”un’altra possibile ‘bomba”’ secondo Mattioli. ”Una cosa ormai è chiara: il piano Italia firmato da Milani era costruito per vendere Indesit, e questo, noi, l’avevamo capito per tempo”. (ANSA).